Come se fossi una bambola

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Capitolo 26

Cristian aveva da poco aperto gli occhi, non si era mosso neanche dalla posizione in cui stava

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Cristian aveva da poco aperto gli occhi, non si era mosso neanche dalla posizione in cui stava.
Occhio e croce l'orologio portava le sei e mezza di mattina, mentre lui stava con la testa sul petto di Angelica coperto solo dalla sua stessa maglia.
Lei invece si era svegliata da poco e, notando che lui aveva già gli occhi aperti, iniziò ad accarezzare piano i suoi capelli disordinati.

«sei già sveglia..» disse lui alzando gli occhi su di lei.

«ieri è successo qualcosa?» disse lei sviando il discorso, aveva quel dubbio dalla sera precedente.

Cristian chiuse per un momento gli occhi e provò a ricordare le brutte scene che aveva per la testa.
Ricordava solo di aver sentito nominare il suo nome, del resto nulla.
Stava in una cerchia di ragazzi, i quali facevano parte della sua scuola, ma non erano esattamente amici.
Stavano al quanto pare facendo scommesse sulle ragazze, il problema non era però quello in parte.
Appena il rosso sentì nominare "Angelica Moriconi" da uno dei presenti, quasi non ci vide più.

"Scommetto na piotta e mezza che nel giro di un mese riesco a farla innamorare e anche a portarmela a letto"

Erano quelle le parole dette dal ragazzo, Luca, e sempre quelle erano le parole che rimbombavano ancora nella testa di Cristian.
Non stavano insieme, non sapeva neanche di esserne innamorato, eppure solo l'idea che qualcuno potesse pensare di farle del male o portarla a letto con l'inganno, lo fece letteralmente scattare.
Dopo aver "sistemato" quel ragazzo nel pub in cui stava, la prima cosa che gli saltò in mente fu prendere le macchina e andare da lei, aveva bisogno della conferma che l'unico ragazzo a cui aveva concesso tutta se stessa era ancora e solamente lui.

«no, niente» tagliò corto per poi alzarsi e recuperare i suoi panni in bagno.

Lei lo guardò in silenzio mentre si preparava di tutta fretta, poi si avvicinò quando lui si diresse verso la finestra.

«Cri io ti volevo parlare..» disse bloccandogli una mano.

«riguardo a quanto è successo ieri sera?» chiese il rosso mentre lei annuì debolmente.

«non c'è niente Angè, c'era di più tra di noi quando ti guardavo giocare con le bambole a quattro anni» disse freddamente, per poi lasciarle la mano e scendere dal balconcino.

«adesso sei tu a giocare con me come se fossi una bambola..» sussurrò la bionda prima di chiudere la porta e lasciare che le lacrime le scendessero senza un freno sul viso.

Fece anche fatica a prepararsi per la poca voglia che aveva di andare a scuola, ma purtroppo doveva.
Scese le scale ancora con gli occhi lucidi, ad aspettarla c'era solo Niccolò davanti alla cucina, dato che Sara doveva accompagnare Simone un po' prima a scuola.

«giorno..» disse senza neanche avvicinarsi, aprì il mobile per prendere una tazzina e versò il caffè già pronto e caldo della moka.

«e questo sarebbe un buongiorno signorina?» chiese suo padre lasciandole un bacio tra i capelli.

Angelica sforzò un sorriso e gli lasciò un breve abbraccio, non doveva far ricadere il suo mal umore sugli altri, eppure in quel momento avrebbe solo voluto salire nuovamente le scale e chiudersi in camera sua.

«senti na cosa, questo pomeriggio, dopo pranzo, avevamo pensato di andare qualche ora a mare, per essere maggio fa abbastanza caldo e poi ci sono tutti» le disse Niccolò spegnendo il cellulare e posandolo sul piano da cucina.

«non lo so pà, vedo se posso saltare danza»

«certo che sei proprio pignola te eh, ma come devo fare?»

«sii fiero di avere una figlia che va a danza, in palestra il week end e studia anche» rispose lei con un piccolo tono di sfida.

«non come tuo figlio che va a stento due volte a basket» aggiunse assottigliando gli occhi.

«ah finalmente te l'ho strappato un sorriso, devi proprio screditare Simone per ridere un po'?»

Lei scosse la testa e sorrise, incredibile come riuscisse a trovare la forza di passare giornate intere solo grazie a quella persona che per lei c'era sempre stata.
Si riteneva fortunata ad avere due genitori che la capissero così tanto, era ciò che era solo grazie a loro.

«mo andiamo a scuola che altrimenti la professoressa di latino ti mette un altro ritardo»

«non mi ci far pensare, rimpiango ogni giorno di aver scelto il liceo scientifico»

[...]

Angelica aveva appena varcato l'uscita della scuola, aspettava impaziente su un muretto l'arrivo di sua madre per tornare a casa, finché alzò lo sguardo sentendosi osservata.
In effetti sul marciapiede opposto al suo, tra tutta quella folla di alunni, uno dei ragazzi più rinominati della scuola aveva lo sguardo fisso su di lei.
Non stavano nella stessa scuola, andava all'università di fronte e frequentava il quarto anno.
Non sapeva il perché un ragazzo così grande e voluto da tutte stesse guardando proprio lei, quindi lasciò perdere e portò nuovamente lo sguardo sul cellulare.
Passarono pochi minuti, finché una richiesta su Instagram attirò la sua attenzione.

"lucarossi12 ha chiesto di seguirti"

"lucarossi12 ti ha inviato un messaggio"

"Vedi che ti guardo e non mi chiedi il perché?🤔"

Inarcò un sopracciglio e alzò nuovamente lo sguardo, di fatto il biondo di fronte a lei stava appunto con lo sguardo fisso sul cellulare.

"Posso raggiungerti o hai da fare?"

All'ennesima notifica, si mordicchiò nervosamente il labbro e rispose semplicemente con un "va bene", non sarebbe successo nulla di grave infondo.
Si accorse solo dopo che, nel mente che lui attraversava la strada, aveva trattenuto il respiro per tutto il tempo.

«ciao..» disse con un fil di voce appena il ragazzo la raggiunse.

«ciao a te, aspettavi qualcuno?»

«nessuno in particolare, stavo tornando a casa»

«ti va di fare due passi allora?»

Lei schiuse le labbra e lo guardò senza proferire parola, si stava chiedendo il perché di tutte quelle attenzioni del tutto inaspettate.
Si grattò la nuca imbarazzata e annuì, che figura ci avrebbe fatto a respingere un ragazzo che non le stava facendo nulla di male?
Scrisse velocemente un messaggio a sua madre dicendole che sarebbe tornata a piedi, poi iniziò ad incamminarsi col ragazzo al suo fianco.

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