Capitolo 42
Cristian's pov
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«oh Cristian, vai te a prendere le birre che stanno al piano di sotto?»Sentii pronunciare quelle parole da uno dei miei compagni di classe presenti nella stanza, eravamo a più di metà serata e io avevo solo bevuto qualche sorso del mio cocktail, non era da me rimanere perennemente sobrio in certi casi.
La festa di Natale a scuola era forse l'evento che tutti gli alunni preferivano in assoluto, i professori erano assenti e c'erano solo i collaboratori scolastici per controllare che tutti stessero bene.
Dato che però eravamo su per giù duemila alunni, questa festa era accessibile dal secondo anno in poi, ma io avendo svariate conoscenze, presi parte anche al primo anno.
In quel momento mi trovavo al terzo, ma non era cambiato poi molto.
Annuii alla richiesta che mi era stata fatta e mi rassegnai al fatto di dover percorrere mezza scuola con una cassa enorme di birre in braccio, almeno sarei uscito per qualche minuto dalla stanza con quella musica a palla che odiavo, a sento potevo sentire la mia voce.
Arrivai al primo piano e, accendendo le luci nel corridoio totalmente buio, mi abbassai sulle gambe per sollevare la cassa.
Un suono però attirò la mia attenzione, così lasciai completamente perdere e mi avvicinai alla stanza del corridoio opposto.«mi hanno dato il mondo mano e tu puoi crederci o no...» sentii cantare e contemporaneamente suonare.
Mi accorsi in pochi secondi che mi trovavo nell'aula di musica, la più lontana rispetto a quella dove era svolta la festa, e seduta al piano c'era una persona che conoscevo bene.
Non avevo mai sentito Angelica cantare, forse se non da piccoli, ma non avevo idea che avesse una voce così bella.
Riconobbi subito il titolo della canzone, sia io che lei eravamo in pratica cresciuti con i testi di suo padre, conoscevo quasi ogni testo a memoria e lei non era da meno.
Sopra la base del piano però vidi qualcosa che mi fece intendere che lei non era del tutto sobria, anzi.
Una bottiglia di vodka era completamente vuota, preceduta da due birre sul pavimento.
Feci un passo in avanti, ma neanche un istanti dopo la vidi scoppiare a piangere e sbattere con rabbia i pugni sul piano, il quale provocò un rumore acuto e stridulo.«Angelica?» la chiamai avvicinandomi piano, mentre invece lei si asciugò di fretta le lacrime e mi guardò cercando di non far trasparire nessuna emozione.
Non ci riuscì poi molto, aveva gli occhi rossi e gonfi, le guance ancora umide e le si leggeva in viso che non aveva esattamente lo spirito della festa.
«stai bene?»
Si alzò piano come se volesse andarsene, ma per poco non cascò per terra data la sua scarsa sobrietà, così mi affrettai per afferrarla di scatto e tornare a farla sedere sullo sgabello.
«forse no, ma sei anche un po' ubriaca mi sa» dissi cacciando un sospiro e sedendomi di fianco a lei.
«che ti interessa se sono ubriaca o altro?» mi disse guardandomi in cagnesco, ma si guadagnò solo un mio sguardo confuso.
Le presi il mento con due dita e mi avvicinai al suo viso per osservare bene i suoi occhi, fin quando mi resi conto che non era solo ubriaca, anche a giudicare dall'odore che c'era in quella stanza.
«ti sei fatta? Ma sei seria Angè?» dissi irrigidendomi di colpo, non pensavo arrivasse mai a fare una cosa del genere.
A stento beveva lo champagne una volta all'anno per eventuali festività, era una ragazza a dir poco modello ed era quasi surreale ciò a cui stavo assistendo.
Avevo ancora il suo viso vicino al mio, e dopo le sue parole vidi i suoi occhi color nocciola riempirsi di lacrime, finché queste non raggiunsero in fretta il suo viso.
Mi ritrovai così, con una sottospecie di bimba cresciuta che piangeva e non si curava di nascondere i singhiozzi tra le mie braccia.
Ricambiai l'abbraccio e poggiai la mia testa sulla sua, non mi andava di lasciarla sola in un momento del genere, volevo sapere cosa l'avesse spinta a fare uno sbaglio del genere.
Lo ammetto, se mi fossi ritrovato qualcun altro in queste condizioni non so se magari mi sarei comportato allo stesso modo, ma con lei era diverso.
Eravamo cresciuti insieme, tenevo a lei come pochi nonostante non lo dimostrassi per nulla, non volevo che stesse in quel modo.«che è successo?» le chiesi alzandole il viso e lasciando due baci sulle sue guance per bloccare le lacrime.
Sicuramente non avrebbe ricordato nulla il giorno dopo, tanto valeva comportarmi il meglio possibile per aiutarla.
Mi guardò per pochi secondi, poi scosse la testa ripetitivamente.«che ho di sbagliato?» mi chiese tutto d'un botto torturandosi le mani.
«che cosa? No, non hai niente di lontanamente sbagliato, perché pensi una cosa del genere?»
«allora perché sembro inesistente per te? Perché sono sempre un passo indietro alle altre? Perché non ti piaccio?»
Quelle parole mi destabilizzarono, lo ammetto, non me le aspettavo per nulla.
Pensare che lei stesse così male perché pensasse di non piacermi mi aveva provocato una morsa nel petto.
Non sapevo cosa fossimo io e lei, non l'ho mai saputo in realtà.
Non la consideravo mia amica, era diversa, però non sapevo cosa stesse a significare quel "diverso".
E sentirmi dire su due piedi che le piacevo mi colse alla sprovvista per più motivi.
Il primo era che passavamo il tempo a litigare, io a punzecchiarla e lei a rispondermi in malo modo, non c'erano mai momenti di dolcezza, eppure lei mi aveva fatto una confessione ben chiara.
Non so cosa mi spinse a fare la mia successiva azione, forse il fatto che lei non se lo sarebbe ricordato, forse perché lo volevo.. fatto sta che quel bacio, sullo sgabello di un pianoforte il ventitré dicembre fu l'unico bacio che non avrei mai scordato.
Lei non aveva mai saputo nulla, il giorno dopo tutto tornò ad essere come prima, tranne per me, che avevo pian piano capito che io e Angelica non saremmo mai stati amici, non se mi attraeva così come faceva un magnete opposto all'altro.-
«Cristian, Cristian svegliati!»
I miei occhi si aprirono di scatto e mi misi bruscamente a sedere, il che mi provocò un dolore lancinante al bacino.
Mi sdraiai di nuovo e realizzai tutto, non riuscivo a credere che fosse solo un sogno.
Dopo che lei se ne andò da casa non sapevo cosa fare, come comportarmi, come reagire..
So solo che sul mio viso scesero alcune lacrime silenziose, ma le lacrime che avevo appena iniziato a versare una volta sveglio, furono ben diverse.
Abbracciai mia mamma, la quale era venuta a svegliarmi sentendomi singhiozzare nel sonno, poi piansi senza preoccuparmi di contenermi tra le sue braccia.
Non realizzavo ancora che lei mi avesse lasciato proprio nel momento in cui stava andando tutto bene, non volevo ancora ammetterlo.
Sapevo solo che faceva male, eccome se faceva male, avrei preferito il male fisico piuttosto a quello.«Cristian che è successo, che hai sognato?» mi chiese mamma mentre mi accarezzava i capelli con una mano e con un'altra faceva lo stesso sulla schiena.
«è tutta colpa mia..» sussurrai trattenendo un singhiozzo e chiudendo gli occhi dolorosamente.
Si, era colpa mia.
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Sei bella come Roma 2
Fiksi PenggemarSembra che Sara e Niccolò abbiano davvero coronato il loro amore nel migliore dei modi. "Non c'è me senza te e non c'è te senza me", al quanto pare queste parole sono durate negli anni. Nonostante ora la loro vita vada perfettamente, non c'è mai sta...