Tutta quella forza dal nulla

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Capitolo 21

Come la spieghi quella voglia di prendere il dolore della persona che hai davanti nonostante tu sia già crollato a pezzi?Come fai se il mondo ti è appena crollato addosso in pochissimi secondi?Niccolò si sentì un enorme peso sulle spalle vedendo l...

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Come la spieghi quella voglia di prendere il dolore della persona che hai davanti nonostante tu sia già crollato a pezzi?
Come fai se il mondo ti è appena crollato addosso in pochissimi secondi?
Niccolò si sentì un enorme peso sulle spalle vedendo la persona che amava portata d'urgenza in una di quelle stanze dell'ospedale, eppure quella mattina sembrava stare meglio.
Per un momento si era sentito in colpa per aver insistito così tanto per quel bambino, ora che sia lui che Sara stavano soffrendo.
Aspettava seduto nella sala d'attesa con la testa retta dalle mani e le lacrime che scorrevano silenziosamente sul viso.
Era l'aria stessa ad asciugarle, ma venivano subito sostituite.

«papà come sta la mamma?»

Ed ecco che sentiva per l'ennesima volta in quella giornata la stessa frase detta dalla stessa persona, sua figlia.
Alzò la testa e mise gli occhiali da sole per non far vedere i suoi occhi rossi e bagnati, forse la parte più brutta era fingere che andasse tutto bene solo perché lei era ancora troppo piccola.

«tra poco ce lo fanno sapere, vieni qua»

La piccola lo raggiunse e lo abbracciò forte con le sue esili braccina, non aveva neanche capito cosa fosse successo a sua madre.
Si staccarono quando Niccolò vide la madre di Sara uscire dalla stessa stanza in cui era lei.

«Carla dimmi che stanno bene» la supplicò quasi arrivando di fronte alla donna, la quale lo guardò con aria sconfortata.

Stava per prendere parola, ma poi Angelica cacciò un urletto.

«nonno!» disse avvicinandosi all'entrata della sala d'attesa e fiondandosi tra le braccia di suo nonno.

Niccolò rimase abbastanza spaesato nel vedere quell'uomo presentarsi, negli ultimi mesi stava dando stranamente segno di "tenerci" alla sua famiglia, tanto che Carla era anche tornata ad abitare con lui.
Sara stessa diffidava ancora per il felice riconciliamento, ma di certo non poteva mettere i bastoni fra le ruote ai suoi genitori.

«ah Giulio sei arrivato, puoi portare fuori Angelica che dovrei parlare con Niccolò?» chiese lei stampandogli un bacio sulla guancia.

L'uomo salutò prima Niccolò con una stretta di mano, poi si diresse al piano inferiore con la bambina.

«allora, non sta al massimo sicuramente..» iniziò Carla cacciando un sospiro.

Niccolò si sedette e si passò le mani sul viso, temeva proprio di dover sentire quelle parole.

«ma il bambino c'è ancora, è davvero tanto debole però.
Sicuramente non possono farla abortire, lo farebbero nascere e dovrebbe stare nell'incubatrice un paio di mesi, questo potrebbe causargli qualche problema..»

«e quanta possibilità c'è che faccia un parto prematuro?»

«più della metà, però adesso stanno ancora decidendo e lei è stabile»

«posso vederla? Anche solo per qualche minuto?»

«non credo nic, però puoi provare a chiedere»

Niccolò si alzò dal posto e cercò disperatamente un qualsiasi dottore o infermiere nei dintorni, aveva un bisogno urgente di vederla.
Girò almeno tre corridoi, finché finalmente vide un'infermiera avvicinarsi alla stessa stanza dove doveva entrare.

«scusi, deve andare nella stanza di Sara Ferrara?» chiese ad alta voce bloccando la ragazza.

«si, tra una decina di minuti si può anche entrare se è questo che vorrebbe chiedermi»

«non posso adesso? Sono il padre del bambino e vorrei vederla»

La ragazza ci pensò qualche secondo, poi si accertò che Sara fosse stabile e li lasciò soli nella stanza.
Appena Niccolò ci mise piede, si sentì crollare su sé stesso.
Era lì con chissà quanti aggeggi medici sul suo corpo che le permettevano di non collassare, la pancia scoperta e con dei fili attaccati, una siringa sull'avambraccio..
Non aveva colpe se Sara si ritrovava in quello stato, allora perché si sentiva schiacciare dal mondo intero?
Sara lo vide entrare e sforzò un sorriso, sapeva perfettamente che non era l'unica a stare male in quella situazione.

«vieni qua» gli disse facendo un po' di spazio sul letto.

Niccolò la raggiunse e si sedette poggiato con una gamba, guardandola poi con una espressione indecifrabile in volto.
Si mordeva il labbro per non scoppiare letteralmente a piangere, aveva gli occhi stracolmi di lacrime e rossi, le sue condizioni non erano quindi delle migliori.
Sara gli prese il viso tra le mani e poggiò la fronte sulla sua, era mille volte meno spaventata di lui probabilmente.

«sto bene..»

«no, no non dirmi che stai bene, lo sai che non è vero» la bloccò lui scuotendo nervosamente la testa.

«Niccolò, guardami»

Il moro si asciugò una lacrima col dorso della mano e, anche se con un po' di fatica, iniziò a fissare quei due occhi chiari che aveva la fortuna di vedere ogni giorno.

«io sto bene, non mi succede niente.
Se va male mi fanno partorire, ma non è sicuro, in ogni caso non succede nulla neanche al bambino, okay?
È anche il mio lavoro» gli spiegò lasciandogli un piccolo bacio sulle labbra.

«se stai bene allora perché c'hai tutta sta roba addosso» disse lui guardando la flebo alla sua destra e tutto il resto che serviva per farla rimanere in piedi.

«perché è una situazione molto delicata, se non ci fossimo dati una mossa in ospedale nemmeno ci sarei arrivata, però sto bene»

Niccolò cacciò un sospiro e l'abbracciò per quanto poteva, poggiando la testa sulla sua spalla.
Odiava vederla in quelle condizioni, si chiedeva dove riusciva a trovare tutta quella forza dal nulla.
Lui stesso non sapeva se, trovatasi dall'altra parte, sarebbe riuscito a reggere tutto ciò che lei stava passando.
Le lasciò un bacio più duraturo sulle labbra e poi uno piccolo e leggero sulla pancia, gli venivano gli occhi lucidi solo a pensare che quella piccola creaturina avrebbe potuto perderla.

«mammina!» sentirono urlare mentre la porta si spalancò.

un piccolo uragano dai capelli chiari corse nella direzione dei suoi genitori come un fulmine, per poi allungare le braccia nella direzione di suo padre per salire sul letto.

«ciao principessa, che fai tu qua? Non stavi con la nonna?»

«no, stavo con nonno, ma ho visto la porta socchiusa e sono entrata» disse la bambina facendo spallucce e stampando un bacio sulla guancia di sua mamma.

«ah c'è anche mio padre..» disse Sara storcendo le labbra.

Non aveva ancora accettato completamente il riconciliamento dei suoi genitori.
Forse perché dopo tanti anni era ancora abbastanza ferita dai comportamenti di suo padre, ma prima o poi avrebbe dovuto accettarlo, era pur sempre suo padre e stava cercando di migliorare.

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