Marcare il territorio

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capitolo 31

«è giù, dovrei andare»

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«è giù, dovrei andare»

Dopo le parole di Angelica, Cristian sbuffò svogliatamente e alzò gli occhi al cielo, sapeva che voleva vederlo solo per chiarire, ma sapeva anche che di Luca non c'era da fidarsi.
Niccolò e Sara tornarono in tardo pomeriggio quel giorno, i ragazzi ebbero quindi tutto il tempo per sistemarsi e chiarire quel disguido che c'era stato ore prima.
Trovandoli a vedere una serie tv sul divano però, i due non sospettarono di nulla, anche perché erano semplicemente seduti vicini, non schiacciati l'uno all'altro com'era loro solito.

«dovresti rimandare, tuo padre nemmeno lo sa» disse lui lasciandole un bacio umido sul collo e poggiando una mano sulla sua guancia.

Al contrario di poche ore prima avevano usato la scusa di confrontarsi sugli argomenti della maturità per passare del semplice tempo insieme, la cosa più sorprendente fu che quella proposta era stato proprio lui a farla.
Allora è vero che non ci accorgiamo del valore di qualcuno fin quando non siamo sul punto di perderlo?

«proprio per questo mi coprirai tu!» rispose la bionda spostando la gamba che aveva intrecciata alla sua.

«mi stai seriamente chiedendo di aiutarti ad uscire con quel cojone? Davvero Angè?»

«si, perché io ci sto andando solo per mettere le cose in chiaro, altrimenti continuerà a ronzarmi intorno e sarebbe peggio»

Cristian annuì scocciato e cacciò un sospiro, per un momento l'aveva anche sfiorato l'idea di seguirli, ma sarebbe stato inutile.
Appena si chiusero la porta dietro per scendere le scale, lui fece aderire la schiena della ragazza al muro così da stamparle un bacio sulle labbra, dopotutto stava per lasciarla andare con un altro ragazzo per tutta la serata.
Angelica era cosciente che per il corridoio sarebbe potuto spuntare chiunque all'improvviso, ma in quel momento aveva anche considerato l'opzione di ritornarsene in camera con lui e rimanerci.
Passarono diversi minuti senza staccarsi, fino a che una voce li interruppe bruscamente.

«e voi che state facendo?» chiese Simone con un sorrisino pestifero in volto.

La bionda lo guardò impietrita e strinse con molta più forza del dovuto la mano del ragazzo, l'ultima persona al mondo che doveva vederla col rossetto sbavato e intenta a baciarsi con Cristian era proprio suo fratello, tralasciando ovviamente suo padre.

«mi stava togliendo una cosa dall'occhio, guarda qua è rosso» si affrettò a dire Angelica allontanandosi dal ragazzo e strofinandosi l'occhio.

«certo certo, guarda che ho quattordici anni, non due!»

«andata moccioso, dimmi che vuoi per non dire una mezza parola a mamma e papà» si arrese lei alzando gli occhi al cielo e incrociando le braccia al petto.

«un nuovo skate, quello che papà vuole prendermi a Natale»

«Simò qualcosa di fattibile, ti sembra che io possa prenderti quel maledetto skate in questo momento?»

«papàaa!»

«okay okay, metto i soldi da parte e appena posso te lo prendo, ma tu muto come un pesce»

Il biondo annuì contento e se ne tornò in camera sua, mentre invece Angelica chiese a Cristian di aspettare fuori la camera così da darsi una veloce sistemata.
Appena arrivarono nel salone però, si immobilizzarono sul posto vedendo che c'erano anche Adriano e Vanessa.

«finalmente siete scesi, oggi stiamo a cena qui» disse Adriano rivolgendo lo sguardo a suo figlio.

«veramente noi stavamo uscendo..»

«stavate uscendo? Insieme?» prese parola Niccolò lasciando perdere totalmente il suo discorso con Sara.

«si, voleva farmi conoscere il suo gruppo di amici»

«per che ora tornate allora?»

«mezz'ora, non di più» s'intromise Cristian guardando Angelica, avrebbe sicuramente dato una risposta bene diversa se quella scusa fosse stata vera, ma non voleva che Luca stesse con lei più del dovuto.

«allora vi aspettiamo per mangiare»

I due uscirono di casa e si avviarono verso il viale di fianco, già da diversi metri riuscirono a vedere la macchina di Luca.
Il ragazzo aveva la testa chinata verso il cellulare e non stava minimamente guardando davanti a sé, ma appena alzò lo sguardo Cristian non perse attimo per annodare le braccia alla vita di Angelica e approfondire quel bacio appena iniziato.
Certo, non l'aveva fatto solo perché Luca era davanti a loro, ma una buona parte di lui gli disse di marcare il territorio davanti agli occhi "del nemico".
Appena la bionda salì in macchina, lui voltò l'angolo e raggiunse un bar vicino, doveva pur occupare quel tempo in qualche modo.

«ciao bellissima, tutto bene?» la salutò il biondo appena Angelica prese posto di fianco a lui.

La ragazza annuì con un mezzo sorriso e si lasciò baciare la guancia senza accennare alcuna mossa, non riusciva più a guardarlo allo stesso modo dopo le parole di Cristian sul suo conto.
Sapeva che c'era la possibilità che lui avesse detto una cosa del genere solo per far sì che non si avvicinasse a Luca, ma si fidava ciecamente di lui.
Era cosciente anche del fatto che, nonostante non venisse trattata sempre nel migliore dei modi, non avrebbe mai permesso che qualcuno le facesse del male.
Luca mise in moto la macchina e iniziò ad avviarsi verso il centro di Roma, ma tra loro regnava un assordante silenzio.

«com'è che non parli? Questa mattina sembravi una macchinetta impossibile da spegnere» disse il ragazzo soffocando una risata, ma il suo tentativo di apparire simpatico fu del tutto vano.

«sono solo stanca» rispose seccamente Angelica poggiando il gomito al finestrino.

«Avrai passato la giornata con Cassio immagino, da come ti baciava senza alcun contegno posso ben capire che state insieme»

«no, non stiamo insieme»

«ah davvero? Come può avere l'onore di starti vicino e non approfittarne»

«non è bravo ad approfittare della gente come altri» disse Angelica lanciando palesemente una frecciatina, al che Luca fece un sorriso amaro sulle labbra e continuò a guardare la strada di fronte a sé.

«probabile, ma non mi sembra una cosa giusta baciare una ragazza così bella e poi fare lo stesso con altre venti a settimana»

«Luca fammi il piacere, guarda finiamola qui perché so della scommessa, risparmiati le tue tecniche di approccio» tagliò corto la bionda sbuffando e incrociando le braccia al petto.

«immaginavo ti avesse parlato, sono venuto a prenderti proprio per questo, per parlarti di questa famosa scommessa»

«parla, ma entro non troppo vorrei essere a casa se per te va bene»

«certo, sarò breve» le disse spegnendo la macchina dopo aver parcheggiato in un vialetto libero.

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