Capitolo 61
Per quanto potesse sembrare indifferente alla situazione, per quando potesse sentirsi impreparata, scendere le scale di casa e recarsi in una clinica per abortire quella creatura che cresce nel tuo ventre, non è mai semplice.
Continui a chiederti se è la scelta giusta, se può esserci una sorta di via d'uscita, o se la soluzione sia semplicemente non donare la vita ad un essere umano, se poi non sei in grado di crescerlo come si deve.
La domanda che continuava a porsi Angelica in quel momento, era "non mi odierebbe per averlo fatto nascere e avergli contemporaneamente dato una vita sbagliata? Per non essere stata in grado di crescerlo e di renderlo felice?"
Lei stessa in quel periodo trascorso con Luca, avrebbe preferito non esistere.
Non dipendeva dai suoi genitori ovviamente, ma trascorrere la sua vita in quel modo le sembrava inutile.
Avrebbe non solo rovinato la vita innocente di un bambino che non c'entrava nulla, ma avrebbe anche incasinato la sua.
Sarebbe stata tutt'altra cosa ricevere quel bambino sui venticinque anni, sicuramente si sarebbe laureata, avrebbe avuto molta più maturità, magari avrebbe avuto anche una relazione stabile e la sua indipendenza; un bambino sarebbe stato il pezzo di puzzle mancante, non quello che fa crollare tutto.
Quelle sue paranoie però vennero interrotte da due colpetti sulla porta, al che si sorprese, ormai non parlava con nessuno della sua famiglia da circa una settimana, fatta eccezione per Cristian.
Il ragazzo le era stato più vicino che mai, sperava che Angelica cambiasse idea e gli permettesse di fare da padre al bambino, nonostante in realtà già lo fosse, ma purtroppo non servì.
Quando la bionda si alzò dal letto e aprì la porta, ritrovandosi davanti suo padre a braccia incrociate davanti, trattenne il respiro per qualche secondo.«che c'è?» chiese lei a bassa voce e con neanche il coraggio di guardarlo in faccia.
Negli ultimi giorni aveva scambiato solo qualche parola con Niccolò, da lui aveva ricevuto qualche frase striminzita di tanto in tanto, al contrario di Sara.
Non capiva se sua madre non riusciva a parlarle e a guardala perché aveva iniziato ad odiarla, oppure perché pensava di rimanere distrutta con un'altra frase su "quell'argomento".
Sara infatti non le parlava per la seconda opzione, sapeva che non sarebbe durato tutto ciò per sempre, ma voleva che Angelica capisse che, nonostante ormai avesse diciotto anni, non poteva mancare di rispetto ai suoi genitori in quella maniera.«devi annà all'ospedale, no?» rispose Niccolò alla domanda di lei, per poi prendere le chiavi della macchina dalle tasche.
Angelica in quel momento si sentì maledettamente debole e in colpa, nonostante lei non lo meritasse, suo padre continuava a trattarla come doveva, con i guanti bianchi, si preoccupava sempre per lei.
Si torturò nervosamente le mani e provò a trattenere quelle lacrime che le avevano invaso gli occhi, ma appena Niccolò le alzò il viso per il mento, scoppiò letteralmente.
Il moro non disse nulla, la fece scontrare contro il suo petto e poggiò la testa sulla sua, lasciando così che si sfogasse.«non bastano due scuse adesso Angè, non hai scherzato su un argomento alla leggera.
Comunque non ti abbiamo scomunicato come figlia solo per questa cosa, quindi è inutile che ci pensi.
Ti vogliamo bene lo stesso, ma se continui così non ti aspettare di avere la famiglia perfetta a cui sei abituata, perché non sono arrivato a quarant'anni per sentirmi chiamare irresponsabile da una diciottenne appena, chiaro?»Niccolò cercò di essere più pacato possibile nelle sue parole, così da rimanere totalmente serio, ma l'istinto di stringere un po' di più la presa dell'abbraccio si fece sentire.
Nonostante tutto rimaneva la sua bambina, anche se ogni tanto sembrava un po' distante da quella Angelica che ritraeva l'immagine di ragazza modello.
La bionda annuì e si staccò di poco per asciugarsi le lacrime, poi in totale silenzio si diressero al piano inferiore per uscire di casa.[...]
«papà devo dirti una cosa»
Quella sala d'attesa sembrava toglierle il respiro, tutto la stava opprimendo e la sua testa era costantemente annebbiata da così tanti sensi di colpa che non riusciva a capacitarsene.
Aveva il bisogno di buttare tutto fuori prima che succedesse davvero, almeno con qualcuno.«che cosa?» chiese Niccolò togliendo lo sguardo dal cellulare e portandolo su sua figlia.
Fortunatamente la sala d'attesa era vuota, quindi poteva dirgli ciò che si teneva dentro da troppo.
Prese un bel respiro e strizzò gli occhi con una mano, se avesse aspettato ancora si sarebbe ritrovava a non avere più il coraggio probabilmente.«il..il bambino è di Cristian» pronunciò con un tono di voce così basso che Niccolò fece fatica a sentirla.
Nonostante però ci mise qualche secondo a realizzare, aveva sentito eccome.
«dimmi che non hai seriamente detto una cazzata a lui e a noi Angè, ti prego»
Il moro sbuffò rumorosamente e si coprì gli occhi con una mano, non riusciva a capacitarsi di come Angelica riuscisse a mettersi in un guaio e in un altro come se nulla fosse.
«io avevo paura che mi avreste obbligato a tenerlo e..»
«Angè ma sei seria cazzo!? Sicuramente io e mamma ti avremmo dato un consiglio, avremmo cercato di farti fare la cosa giusta, ma non puoi mentire soprattutto al padre di questo bambino dicendo una cazzata enorme!
Oltre tutto Cristian ti aveva anche proposto di fargli da padre credendo che non fosse suo, immaginati solo come starà sapendo che hai abortito suo figlio senza che lui ne sapesse dell'esistenza!»«papà io non mi sento pronta ad avere questo bambino! Non so fare da mamma, mi metto nei guai tutti i cazzo di giorni e non voglio che ci vada di mezzo un essere che non c'entra niente di niente, che non ha colpe, capisci!?
Io lo so che mi avreste provato a convincere di tenerlo se non vi avessi mentito, avrei avuto il peso di avervi deluso!»«ma si allora diciamo cazzate sull'esistenza di un figlio come se nulla fosse, si?
Angelica allora, io e Sara potevamo diventare genitori alla tua stessa età, la situazione dalla tua era un po' diversa, io ero venti volte più maturo di te, indipendente e anche lei era abbastanza responsabile, ma indipendentemente dalla situazione, tu non puoi fare quello che ti pare e piace!
Il corpo è tuo, la vita è tua, quindi nessuno può obbligarti a fare una gravidanza contro volontà, ma se tua mamma avesse provato a nascondermi che sarei anche solo potuto diventare padre, nonostante tutto l'amore che provavo nei suoi confronti, le cose tra noi due non sarebbero andate a finire bene»Nel sentire quella frase, lei si bloccò completamente.
Anche solo l'idea che dopotutto lei e Cristian potessero ancora una volta mettere un punto alla loro relazione, per l'ennesima sua cazzata oltretutto, le faceva gelare il sangue nelle vene.
E il punto era che ci arrivava sempre dopo, quando il danno era ormai fatto.«non dovrà saperlo..» sussurrò mordicchiandosi nervosamente il labbro.
«pensi davvero che non lo saprà?
Ti faccio una domanda, perché hai magicamente deciso di dirmi che questo bambino non è di Luca?
Perché i sensi di colpa ti stavano divorando, perché tu sai che ciò che stai facendo è completamente sbagliato, e questo ti succederà anche con lui.
Davvero riuscirai a vivere una vita intera guardandolo negli occhi con la consapevolezza di avergli mentito su una cosa così importante?
Non è un segreto da niente, e se non glielo dirai tu, spero che lo saprà lo stesso.
Non da me ovviamente, ma se vuoi un consiglio, io apprezzerei almeno che me lo dicessi, anche a guaio ormai fatto..»«Angelica Moriconi?»
I due vennero interrotti dalla voce di una dottoressa, la quale uscita da una stanza chiamò Angelica.
In quel momento rimaneva tutto o niente, la scelta era una e, per quanto potesse essere difficile, doveva essere fatta alla svelta.
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Sei bella come Roma 2
FanfictionSembra che Sara e Niccolò abbiano davvero coronato il loro amore nel migliore dei modi. "Non c'è me senza te e non c'è te senza me", al quanto pare queste parole sono durate negli anni. Nonostante ora la loro vita vada perfettamente, non c'è mai sta...