Solo un lontano ricordo

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Capitolo 62

Nella sala operatoria si sentì solo una parola dalla ragazza sul lettino, tanto che i medici la guardarono con uno sguardo rattristito, dato che ormai non si poteva fare più nulla

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Nella sala operatoria si sentì solo una parola dalla ragazza sul lettino, tanto che i medici la guardarono con uno sguardo rattristito, dato che ormai non si poteva fare più nulla.
Angelica urlò quel 'no' con le lacrime che avevano iniziato a rigarle il viso e la voce strozzata dal pianto, e forse non per il dolore in sé, ma per la sensazione di aver sentito quella creatura essere strappata da lei.
Un'infermiera le prese la mano e la strinse forte, per quanto potesse essere giusta o sbagliata la cosa, faceva ugualmente male.
Poco dopo la portarono in una stanza vuota per far sì che si prendesse qualche minuto, un aborto non era probabilmente l'esperienza più facile da superare, soprattutto se sai che dopo aver perso quel bambino, perderai anche altre persone.
Niccolò entrò piano nella stanza che gli indicò un dottore e prese un bel respiro, doveva trovare il coraggio di andare là e aiutarla a superare ciò che era appena successo.
Eppure appena la vide singhiozzare con le braccia strette al ventre e la testa affondata nel cuscino, quasi si sentì crollare sulle sue stesse gambe.
Gli sembrò di rivivere lo stesso momento in cui anche la sua Sara stava in quel modo, quando anche lui provò quell'orribile sensazione di non poter tornare più indietro.
Si avvicinò a lei e, non appena la ragazza sentì la presenza di suo padre, sprofondò tra le sue braccia e si sfogò liberamente.
Niccolò sentiva la sua maglietta iniziare ad inumidirsi per via delle lacrime, sentiva una mano di Angelica stringergli forte il braccio come se cercasse costantemente un appiglio, ma in quel momento niente gli avrebbe fatto più male se non vedere la sua bambina in quelle condizioni.
Indipendentemente da chi avesse provocato tutta quella situazione o meno, sapeva cosa si provava, e anche se non l'avesse saputo non riusciva neanche a guardare Angelica senza crollare dentro.
Aveva promesso a sé stesso che ci sarebbe sempre stato, che non avrebbe mai commesso l'errore di mettere qualcosa davanti al bene dei suoi figli, eppure nonostante in quel momento fosse lì, sembrava che avesse fallito.

«voglio scomparire papà, non ce la faccio a stare così, preferirei non esistere» disse Angelica stringendo in un pugno la maglia di Niccolò, ed è in quel momento che lui quasi sentì il pavimento scomparire da sotto i suoi piedi.

Probabilmente Angelica non notò nemmeno che il battito cardiaco di suo padre era notevolmente aumentato da quella sua frase, solo all'idea che quelle parole fossero basate su fatti concreti gli girava la testa.
Le prese il viso tra le mani e spostò le lacrime dal volto di sua figlia, la quale notò anche quegli occhi tali e quali ai suoi che aveva di fronte farsi lucidi.

«non..non ci provare nemmeno più a dirlo» disse il moro deglutendo a fatica e spostando lo sguardo sulle mani che tramavano della bionda.

«Angè anche se..anche se magari quella sera hai risposto male perché ti sei sentita un rimpiazzo, anche se hai quasi capovolto il mondo negli ultimi mesi... non voglio nemmeno che tu sfiori il pensiero di dire e fare una cosa del genere.
Sai perché? Perché hai diciotto anni, hai ancora il novanta per cento della tua vita davanti e ti capiteranno altre mille cose peggiori di queste, perché questo mondo è un cazzo di posto ingiusto con chiunque, non riesce a salvarsi nessuno.
Ma tu ogni volta devi pensare che niente sarà così tanto brutto da essere peggio di smettere di vivere, perché non ne vale la pena.
Quando sei nata tu hai dato un senso dopo mamma al perché avessi ancora aria nei polmoni e vivessi ogni giorno, mi hai dato una motivazione per non crollare nonostante ogni volta mi sentissi più debole, e pensare anche solo che tu possa essere solo un lontano ricordo un giorno, mi strapperebbe tutto dalle mani come se nulla fosse»

La voce di Niccolò tremava mentre pronunciava quelle parole, faceva quasi fatica a respirare e ogni tanto doveva attendere qualche secondo per prendere fiato, come se non riuscisse ad andare avanti.
Angelica annuì frettolosamente e lo abbracciò di nuovo, forse con un po' di dolore in meno nel petto.

«mi lascerà vero?» chiese la bionda dopo svariati minuti, dopo tutto il suo pensiero era arrivato a Cristian, e aveva capito anche lei che non sarebbe riuscita a tenersi dentro tutto per sempre.

«se ti ama ritornerà»

«papà ho appena abortito il suo bambino senza che lui sapesse niente, chi mi dice che non mi lasci seduta stante e tra un mese stia già con un'altra?»

«anche se fosse hai la certezza che la sua vita non sarà mai completa, ha perso un bambino, ma quel bambino era vostro, e la mamma saresti stata tu.
Se ci arriverà a questo, ritornerà, altrimenti almeno per questa volta non potrete scappare dalle conseguenze»

Angelica annuì di poco, e appena sentì un rumore pesante a pochi metri da lei, sobbalzò portando automaticamente lo sguardo in quella direzione.
Vide solo distrattamente un ciuffo rosso che raccoglieva nuovamente il telefono caduto e che usciva di tutta fretta dalla porta, e in quel momento le sue gambe si mossero automaticamente.
Non riusciva a correre, e quando dopo aver fatto l'intero giro del primo piano trovò Cristian poggiato vicino al cancello dell'ospedale, poggiò una mano sul basso ventre per il dolore causato dalla corsa e si avvicinò col fiato corto.
Lui stava con le mani affondate nei capelli e la mascella serrata, stringeva quei ciuffi rossi cosi forte che a breve li avrebbe strappati, ma non era niente in confronto a quel vuoto che si fece spazio nel suo petto sentendo la conversazione tra Angelica e suo padre.
Si voltò sentendo i passi di Angelica a pochi metri da lui, e guardandola non riuscì neanche a pronunciare una parola.

«di Luca? Di Luca, davvero? Hai inventato una scusa così pessima e meschina per scappare di nuovo dalle tue responsabilità?» pronunciò con la voce spezzata mentre i suoi occhi vennero invasi da un velo di lacrime.

Angelica si morse il labbro e scosse piano la testa, tentando di avvicinarsi quanto poteva.

«non eri pronta, neanche io ero pronto, ma forse mi avrebbe fatto piacere sentire la presenza di un bambino nella tua pancia e avere la consapevolezza che fosse anche mio, prima che morisse» continuò lasciando scivolare una lacrima sul suo viso e sfiorando il ventre di Angelica con le mani tremolanti.

La bionda sentì l'aria nei suoi polmoni diminuire man mano a quel contatto, ma ebbe la forza di prendergli una mano e portarla al viso, per poi poggiarci la guancia sopra.

«ti prego lasciami andare Angelica, lasciami, odiami, respingimi»

«non ce la faccio» sussurrò la bionda lasciandosi sfuggire un singhiozzo e asciugandosi le guance.

«non ce la faccio nemmeno io»

Lei lo guardò per pochi secondi in quegli occhi scurissimi e attese che continuasse a parlare, forse con un minimo di speranza.

«ma adesso ho bisogno di allontanarmi.. non posso dirti che non vorrò più saperne nulla di te, magari tra un paio d'ore come al solito tornerò come l'unico stupido della situazione pronto a soffrire ancora, ma adesso non so niente»

E dopo quelle parole, Angelica sentì due labbra poggiarsi sulla sua fronte con cautela, si godette quel tocco come se fosse l'ultimo, per poi rimanere da sola in quel punto, come se sola al mondo ci fosse davvero.

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