Sicura di essere ancora la sua Sara?

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«che sta facendo?»

«lo stesso di dieci minuti fa, si guarda intorno, cammina, torna a sedersi, nomina chissà quale santo e da capo»

Ludovica abbassò nuovamente le piccole tapparelle del vetro sulla porta della stanza, ormai Niccolò era arrivato, e le due avevano passato quei minuti a parlare della situazione insolita.

«andiamo Sara, quel poverino è stato chiamato nel bel mezzo della mattina e ha saputo che sua moglie è svenuta, ma prima è dovuto correre a scuola perché vostro figlio ne ha combinata una delle sue e adesso lo stai facendo aspettare neanche dovessimo fare un congresso del governo» disse la ragazza sedendosi nuovamente sul letto.

«ascolta io.. le cose non vanno bene ultimamente, ecco.»

«perché non vanno?»

«non lo so, è da quando l'ho scoperto che mi sento strana e.. e il fatto che lui non lo sappia mi urta tutto il sistema nervoso, ma sarebbe lo stesso se lo sapesse.
Non sa niente, quindi le sue.. non attenzioni per la mia situazione mi danno fastidio.
Ma questo non è colpa sua se non sa nemmeno di che parlo, ma è lui a provocare tutto questo e-»

«Sara! Tu - stai - delirando!» la bloccò Ludovica mettendole le mani sulle spalle e interrompendo il suo parlare senza una sosta.

La bionda si alzò nervosamente e sciacquò di poco le mani e il viso nel lavandino, probabilmente se solo avesse provato a dare un occhiata al suo battito cardiaco l'avrebbe visto alle stelle.

«non ce la faccio a dirglielo, va bene?
Sul serio le cose ultimamente non sono uguali a prima e.. ed è come se non lo dicessi più al mio Niccolò...» sussurrò poi abbassando il capo.

«lui è sempre il tuo Niccolò, non è cambiato di una virgola, ma tu sei sicura di essere ancora la sua Sara?»

Ci furono indeterminati attimi di silenzio tra le due, la ragazza che forse aveva colpito un punto delicato, e lei che non voleva ammettere nulla.

«okay ho capito, glielo dico io, ma tu dopo ci parli e non osare fare cazzate, guarda che non ti rivolgo la parola per un mese!» propose ludovica vedendo nascere sul viso di Sara un sorriso sollevato.

Quest'ultima confermò e la incitò ad uscire dalla porta, poi si poggiò al letto.
Intanto ludovica, ad ogni passo che muoveva, pensava sempre di più al modo giusto per parlare con un uomo che aveva visto pochissime volte, con obiettivo principale quello di non farlo svenire sul colpo.
Aprì la porta con un bel respiro e, non appena se la chiuse dietro, subito il moro la raggiunse.

«finalmente, allora?» disse lui piazzandosi davanti.

«oh ciao nic, si allora..»

Niccolò aspettava impaziente che ludovica parlasse, ma la ragazza riusciva solo ad aprire per un po' le labbra e poi richiuderle senza frasi a disposizione.

«tutto bene?»

«io? Cioè lei? Sisi, tutto una favola.. che stavamo dicendo?»

«ti.. ti ho chiesto come sta»

«oh Sara, certo allora..»

"Adesso o mai più."

«loro stanno una meraviglia, stanza a destra e ci sono visite fini alle undici, ci vediamo dopo!»

Ludovica poggiò di tutta fretta la cartella delle analisi tra le mani di Niccolò e camminò a passo svelto verso l'altra parte del corridoio, ma sentendo il rumore di tanti fogli che andavano a scontrarsi col pavimento, capì che doveva dargli davvero qualche spiegazione.

«puoi ripetere?» disse il moro strizzando gli occhi e inumidendo le labbra.

«io.. io ho detto che stanno.. stanno bene» ripetè lei a sua volta, con un tono di voce molto più basso però rispetto a prima.

Niccolò alternava lo sguardo tra la ragazza e ciò che c'era scritto su quei fogli, incapace anche solo di dire "a".
Si aspettava di arrivare all'ospedale e restare preoccupato tutto il tempo per la salute della donna che amava, ma non era nei piani da anni sentir nominare quelle parole.
Poche volte nella sua vita aveva guardato sara e nello stesso momento le aveva parlato considerandola al plurale, e se aveva capito bene, ludovica non aveva semplicemente sbagliato a parlare.

«oh al diavolo!
Senti nic, qua abbiamo già la mammina che ha gli ormoni che arrivano alle stelle, datti una mossa e fai qualcosa su!»

In quel momento Niccolò sentì ludovica spingerlo per le spalle e chiuderlo nella stanza, lasciandolo così solo con Sara.
Lei non aveva nemmeno il coraggio di guardarlo in volto, non sapeva nulla della sua reazione, soprattutto perché per la prima volta non era stata lei a dirglielo.
Per la prima volta aveva fatto da sola un test di gravidanza, per la prima volta non aveva fatto i salti di gioia correndo dal suo ragazzo..
Il tutto per tante paranoie che esistevano nella sua testa, ma che non intendevano schiodarsi.

«Sara, non.. cioè.. non è uno scherzo, no?» balbettò il moro con un'espressione confusa in volto.

Guardò solo per pochi secondi lei, e vedendola negare col capo, si poggiò alla porta.
Portò una mano sulla fronte sperando di non avere un mancamento da un momento all'altro, ma solo poco dopo si rese davvero conto di ciò che era appena successo.
Si avvicinò a lei senza aspettare un attimo e attese un piccolo contatto visivo, un qualsiasi cenno, ma non ricevette nulla.
Dentro di sé sperava solamente che fosse un po' di paura come sempre, un po' di insicurezza, e che la sua mossa successiva non fosse azzardata.
Alzò con due dita il mento di lei, poi senza attendere un cenno la baciò.
Sara si sciolse con quel bacio, dire che non se l'aspettava sarebbe stato incoerente, Niccolò aveva sempre fatto in quel modo e non era lui ad aver avuto un cambio improvviso.
In quell'istante sapeva solo che le mancava, le mancava tutto di lui.
Le mancava disturbarlo al piano, facendolo incazzare e finendo poi la discussione con una serie infinita di baci;
Le mancava vederlo su tutte le furie e chiedergli dal nulla se la amasse ancora, sapendo che era il suo punto debole e concludendo sempre con un "lo sai che ti amo, cretina";
Le mancava la sveglia presto accompagnata dalle sue lamentele;
Le mancavano le sere solo per loro, con una bottiglia di vino e la sua voce che le cantava tutte le canzoni che voleva...
Le mancava tutto, e il fatto che avesse ancora quei particolari era la parte peggiore.
Perché lei aveva tutto, ma non riusciva a vederlo con gli stessi occhi, il punto era quello.

«perché piangi?» le chiese Niccolò appena la bionda allontanò il suo viso, solo per poggiarlo sul suo petto e sfogarsi.

«ho paura nic..»

«ma.. ma di cosa?»

«è.. è che non lo so, ultimamente è tutto un casino» balbettò asciugandosi le lacrime.

«tu stai bene? Fisicamente e mentalmente?» domandò lui, ricevendo solo un segno positivo con la testa.

«le analisi riportano qualche segno negativo riguardo alla gravidanza?»

«no..»

«allora non c'è nessun problema Sara, sono queste le cose più importanti, stanno al loro posto e va tutto bene»

Il loro amore invece? Era al proprio posto?

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