La loro storia

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Capitolo 3

«no nic vaffanculo, levati»

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«no nic vaffanculo, levati»

«eddaje amo' però, te la prendi subito, viè qua»

«ho detto di no, così impari»

«ma era un pizzicotto sul braccio innocente, non avrebbe fatto male nemmeno ad una mosca, sei tu quella che mi ha dato uno schiaffo!»

«punto uno, era leggerissimo e ti ho a stento sfiorato, poi grazie al cazzo, mi hai dato una pacca sul culo!»

Niccolò non riuscì più a mandare avanti quel battibecco e scoppiò a ridere davanti allo sguardo assassinio della sua ragazza.

«mamma mia quanto sei permalosa amo', se ti do un bacio perdoni il mio gesto scortese che avrò ripetuto circa un milione di volte da quando ci conosciamo?»

«no»

Sara si voltò dalla parte opposta del letto e si coprì col lenzuolo fin sopra gli occhi, lasciando intravedere solo i suoi capelli chiari che sbucavano al di fuori.
Niccolò si alzò e recuperò dal pavimento i boxer della sera precedente, per poi metterli e fare il giro del letto.
Spostò piano il lenzuolo che copriva il capo di Sara e la vide con le mani sugli occhi, però tratteneva un leggero sorriso sulle labbra.
Si avvicinò e delicatamente poggiò le labbra sulle sue, Sara quindi tolse le mani dagli occhi e le poggiò sul suo viso per approfondire il bacio, riuscivano a litigare e a concludere il tutto con un bacio nel giro di pochissimi minuti, andava sempre così.
Niccolò ritornò sul letto e la fece stendere su di lui, stringendola forte tra le braccia.

«che ore sono?» chiese lei con voce ovattata.

«dovrebbero essere le undici e mezza»

«che strano svegliarsi così tardi» disse mentre respirava a pieni polmoni quel suo bellissimo profumo, il profumo di casa.

«già, però mi manca pulce» balbettò Niccolò segnando forme immaginare con le dita sulla schiena di Sara.

«non so cosa voglia dire tenere ad un padre e tantomeno avere una figura maschile presente, però forse lo capisco vedendo come la tratti.
Nessuno ti ha mai detto come essere padre eppure non le fai mancare mai nulla, fai tour per tutta Italia e si sogna di dire che suo padre non è presente.
Guarda qua, una notte che non c'è e non riesci a dire per due minuti che non ti manca, mio padre non l'ha mai detto»

Sara parlava con gli occhi lucidi e con lo sguardo rivolto verso il muro, era la donna più felice del mondo nel sapere che sua figlia aveva un padre che L'amava più di qualsiasi altra cosa, ma dentro le sarebbe rimasto sempre quel piccolo rimorso di esser cresciuta solo con sua madre.
Niccolò si sedette rimanendo nella stessa posizione e le alzò il viso, notando una piccola lacrima che scendeva sulla pelle candida della ragazza.

«sai che sono sempre stato dell'idea che l'amore non esiste per chi è sempre stato senza.
Io non ne avevo mai ricevuto da nessuno, tu sei la unica che mi ha insegnato come si fa ad amare nonostante avessi mille ragioni per non farlo.
Non è vero che nessuno me l'ha mai insegnato, per crescere una bambina non ci vogliono solo soldi e giochi, io sono stato cresciuto così e penso di aver avuto l'infanzia peggiore.
Ci vuole semplicemente amore e ovviamente sacrifici, tu sei la persona che mi ha insegnato tutto questo.
Sappiamo entrambi quanto sia brutto vedere chi ti ha messo al mondo che se ne sbatte di te, sappiamo cosa vuol dire sentirsi persi e non avere nessun appiglio o quasi.
Proprio per questo io non voglio che lei si senta come mi sono sentito io, voglio vederla camminare con la certezza di suo padre che la guarda da lontano, voglio vederla farsi bella allo specchio già pronta a chiedere un parere alla sua mamma..
Voglio che segua le sue passioni senza che nessuno la sminuisca»

Questa volta era Niccolò ad avere gli occhi lucidi, faceva sempre male fare un tuffo nel passato.
Portò le mani sugli occhi e abbassò la testa per non far vedere il suo sguardo distrutto, la fragilità spesso e volentieri costava molto cara.

«ehi, nic guardarmi.
Va tutto bene amore, non devi pensarci più.»

«io tante volte ho paura di sbagliare, quando ad esempio la rimprovero temo che possa sentirsi come mi sentivo io alla sua età» si confidò lui mordendosi fortemente il labbro per non iniziare a piangere come un bambino.

«non devi neanche lontanamente paragonarti a tuo padre o a tua madre, okay?
Tutti i genitori devono rimproverare i loro figli se vogliono insegnargli un minimo d'educazione e rispetto, Angelica si sentirebbe male se tu non fossi un papà così presente.
È piccola, lo so, ma credimi che lo capirebbe chiunque che ami più lei che te stesso.
Tu ti sei sentito così perché questo amore non lo hai avuto e le sgridate amplificavano il tuo dolore, ma non pensarlo mai che tua figlia non ti voglia bene.
Anch'io ho sempre paura di fare una mossa sbagliata, non mi avvicino neanche ad essere la mamma perfetta e so che non ci riuscirò, ma sono cosciente del fatto che quella bambina mi dà un motivo per alzarmi ogni giorno insieme a te, niente potrebbe cambiare il nostro e il vostro legame.. non starci male..»

Niccolò non perse tempo per asciugarsi le lacrime e baciarla, come avrebbe fatto senza il suo punto fisso? Il suo unico appiglio in un mondo di mostri..
Probabilmente senza di lei starebbe ancora a piangere e a rimarginare sulle sue paranoie, o meglio, senza di lei non sarebbe mai uscito da quel buio che lo circondava.

[...]

«mamma ma chi c'è oggi a casa?» chiese Angelica portando lo sguardo sul grande cancello davanti ai suoi occhi, l'entrata per la loro casa estiva.

«gli amici di papà e Cristian, ti ho portato il costume, ma vi lascio fare il bagno solo se non c'è vento»

Angelica nel sentire quel nome incrociò le braccia al petto e sbuffò.
Cristian era il figlio di Vanessa e Adriano, aveva quasi un anno in meno a lei, ma dato che si portava abbastanza grande non si notava poi molto.

«che c'è principessa? Ti stai preparando a vedere il bimbo che ti piace?» la punzecchiò Niccolò mentre le faceva il solletico con la mano libera dal volante.

«uffa papà però, ogni volta dici così, a me non piace Cristian!
È sempre antipatico con me»

«perché amore, che ti fa?»

«ma come mamma!
Ti ricordi quando al mio compleanno mi ha regalato il vestitino rosa perché secondo lui sono bella?
Quando siamo andati il giorno dopo all'asilo mi ha ignorata tutto il tempo per giocare con le altre bimbe.
Però poi torna di nuovo come se non mi avesse ignorata, mi dà fastidio!» raccontò la piccola incrociando le braccia al petto.

Niccolò e Sara si guardarono nello stesso istante e scoppiarono a ridere, sembrava la loro storia con la sola differenza che era tutto più innocente, dato che questa volta i protagonisti erano due bimbi piccoli.
Non ebbero neanche il tempo di replicare perché, una volta parcheggiata la macchina, Angelica scese dalla macchina come un fulmine.

«dopo dici a cassio di non portare suo figlio sulla tua stessa strada, dato che quei due già li vedo a braccetto sull'altare» disse Sara ridacchiando.

«amo nun me ce fa pensà proprio guarda, dici che se je chiedo di rimanere vergine fino al matrimonio mi ascolta?»

«non credo proprio, tu con me in sei anni prima del nostro matrimonio ti saresti limitato a baci sulla guancia?»

«e va bene.. però se la fa soffrire gli spezzo le gambe.
Cioè no, è figlio di adri.. vabbè si scorda di vedere ancora la mia bambina»

Sara alzò gli occhi al cielo divertita e gli lasciò un bacio veloce sulle labbra, per poi prendere la borsa e scendere dalla macchina.

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