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Harry's pov

Arrivo davanti alla porta della mia sartoria, come ogni mattina, e mi appresto ad entrare.
Le strade di Londra sono ancora semi deserte a quest'ora del mattino, e anche questa centralissima via, per ora, ospita solo i commercianti pronti per un'altra giornata di lavoro.
Appoggio le chiavi sul bancone, guardandomi intorno sospirando.
Osservo questa stanza con ammirazione, le sue pareti, la sua mobilia per lo più antica, che profuma di storia, le stole arrotolate e posizionate con cura sui vari ripiani, e gli abiti esposti in vetrina, frutto di ore di lavoro, impegno e sacrificio.

Tutto questo profuma di lui, mio padre, che mi ha lasciato questa attività dopo essersi spento troppo precocemente per quell'assurda malattia, che lo ha portato via da me nel momento in cui avevo più bisogno di lui.

Anni a formarmi e lavorare con lui, dividendomi tra gli studi e lo stage in negozio, pronto per apprendere ogni più piccolo segreto della sua arte, con orgoglio e devozione, esattamente come un figlio dovrebbe fare.

Poi all'improvviso lui non c'era più, ed eccomi qui, a portare avanti il sogno di una vita, cercando di emergere in questo mondo difficile, crudele, dove l'unico obiettivo è quello di soffocare gli altri per avere visibilità, a costo di tutto.

'Hai talento, Harry, non mollare mai, anche quando ti sembrerà di essere affondato, spingi forte con i piedi e risali in superficie, esattamente come quando ti insegnai a nuotare...' mi diceva sempre, era il suo mantra.

È in questi momenti che la sua mancanza diventa quasi insopportabile per me, ma reprimo le lacrime e faccio come mi ha sempre detto, stringo i denti, alzo il viso, sorrido e sconfiggo le tenebre.

"Buongiorno Harry, come va oggi?" vengo distratto da Zayn che entra in negozio, con i suoi caffè in una mano e il quotidiano nell'altra.

"Buongiorno Zayn, il solito, tu come stai?" rispondo, afferrando uno dei caffè che il mio amico mi porge.

"Tutto ok" dice semplicemente, cominciando a sfogliare il giornale, che cattura la sua attenzione.

"Accidenti, guarda qua, allora è tutto vero" sospira il moro, mostrandomi la pagina.

"Hanno deciso di dare l'ok ai lavori, tra poco la vecchia fabbrica tessile in disuso qui vicino, diventerà un grande outlet" dice sospirando Zayn.

"Sì, purtroppo è così, mia madre mi ha informato, mi ha detto che la maggior parte dei negozianti della via ha accettato la proposta di vendere i propri locali all'azienda che aprirà l'outlet, per renderlo più esteso e ancora più potente" spiego senza riuscire a trattenere una nota triste nel tono della mia voce.

"Se penso che tuo padre ha collaborato tutta la vita con quella fabbrica, lavorando qui dentro le sue pregiate stoffe, mi si contorce lo stomaco" ringhia Zayn rammaricato.

"Non dirlo a me Zee, ancora non ci credo... anni di onorato lavoro, basato prima di tutto sulla qualità e la raffinatezza, per essere poi surclassato da una multinazionale che ha come unico scopo vendere tonnellate di prodotti sottocosto, trasformando l'intera via in un mega centro commerciale, spazzando via tutti noi piccoli commercianti" dico affranto, sedendomi sulla poltrona della mia scrivania, mentre il mio sguardo corre fuori dalla vetrina, verso tutti quei negozi che sono stati simboli per la mia infanzia.

"Tu hai già deciso cosa fare?" chiede Zayn, sedendosi sul bordo del tavolo di fronte a me.

"Assolutamente niente, è ovvio, chiunque ci sia a capo di quella multinazionale può scordarsi di mettere le mani sulla mia sartoria, dovrà passare sul mio cadavere!" rispondo duro, guardando Zayn negli occhi.

"Lo so amico, ma ti consiglio comunque di pensarci, lo sai che non molleranno tanto facilmente e ti daranno del filo da torcere, hanno praticamente rilevato l'intera via, manca solo il tuo negozio, non credo che si daranno per vinti" commenta il moro, appoggiando la sua mano sulla mia spalla.

"Che vadano a farsi fottere, non avranno mai il mio negozio, sarebbe come se mio padre morisse due volte... è fuori discussione Zayn, non parliamone più" ribadisco il mio concetto, alzandomi e iniziando a preparare le stoffe.

"Ok come vuoi... parliamo di cose interessanti..." mormora Zayn, guardandomi malizioso.

"Non ti dirò di nuovo come ho passato la serata con Taylor, non ci provare" rispondo secco.

"E chi vuole sapere di Taylor?! Io mi riferivo al cliente dell'altro giorno, mister occhi blu..."

Sgrano gli occhi al solo ricordo, abbassando lo sguardo per evitare che Zayn noti il mio imbarazzo.

"Non c'è niente da sapere, è solo un cliente che è venuto qui per avere un abito su misura, non so neanche come si chiami" ribatto freddamente.

"Beh amico, la tua faccia parlava chiaro quando è entrato, ti ha lasciato senza fiato!" replica Zayn sorridente.

"È sicuramente un bellissimo uomo, ma... oh dai smettila Zayn, mi confondi! E poi, io sto con Taylor"

"Ti sei confuso da solo, e sappiamo tutti che ti piacciono anche le salsicce e che il rapporto con Taylor è solo un passatempo!" urla divertito il moro.

Sospiro sbuffando pensando alle parole del mio amico, devo ammettere che da qualche giorno mi sento strano, quegli occhi mi hanno destabilizzato... parecchio, e beh, il rapporto che ho con Taylor non lo definirei serio... almeno per me.

"Quando dovrebbe tornare per l'abito?" chiede Zayn.

"In realtà non lo so di preciso, mi ha solo detto che tipo di abito vuole, ma per i dettagli e le misure credo si farà sentire" mormoro pensieroso, rigirando tra le mani il foglietto su cui ho annotato l'ordine... sul quale ho scritto l'unica cosa che so di lui, ciò che mi ha dettato...

Due iniziali...

L. H.

Touch of silk - Larry Stylinson F. F. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora