I primi timidi raggi del sole filtravano dalla finestra della stanza, accarezzando i volti dei due giovani maghi al suo interno.
Quello moro e dagli occhi verdi, era un procinto di svegliarsi, i suoi occhiali giacevano abbandonati sul comodino, o almeno sperava fosse cosí, ma, il giorno prima, non si era troppo curato di dove metterli, pensando che, nella peggiore delle ipotesi, avrebbe potuto comunque appellarsi con la magia. "I pregi dell'essere maggiorenne" aveva commentato Ginny, quasi leggendogli nel pensiero. Non che fosse cosa troppo difficile capire le sue intenzioni, dato il gesto svogliato con il quale si era tolto gli occhiali, e il lancio di questi subito dopo.
Lui le aveva sorriso, e si era avvicinato per darle un bacio. e
Esattamente in quel momento, però, il migliore amico di lui, e il fratello maggiore-ma più piccolo- di lei aveva varcato le scale. Ron gli aveva fulminati con un ochiataccia, tanto che Harry era filato dritto in camera, senza il dolce e meritato-secondo il moro, ovviamente-premio che gli avrebbe concesso la sua ragazza. Ma Ron non aveva sentito rimorso.
Ora, il rosso in questione, era ben lungi dal svegliarsi, ancora perso nel mondo dei sogni, dominati da una ragazza dai capelli castani crespi e ricci, ma soprattutto, dal compleanno. Si sentiva un po' infantile nel mostrare ancora-a diciannove anni!- la contentezza di un bambino al quale hanno promesso di regarargli la prima scopa, ma che ci poteva fare? Era fatto così, e non aveva intenzione di cambiare.
Prendere e o lasciare.
Harry si tirò su a sedere, schiracchiandosi. Si stropicciò gli occhi, e costatò che doveva assolutamente riprendere gli occhiali, almeno per vedere le ore, per Merlino!
Cosí afferrò la bacchetta dal comodino (di questa aveva molta più cura) e prononciò l'incanto Accio.
Armato delle sue lenti, che con il passare del tempo erano diventate un vero e proprio segno distintivo, si accinse a guardare l'ora. Il primo istinto, una volta scorte l'inclinazione delle lancette, fu quello di balzare in piedi, svegliare a suon di cucinare il suo compagno di stanza, annunciare la sua presenza in tutta la casa uscendo di corsa e sbattendo la porta, e infine di ripromettersi che l'indomani avrebbe messo la sveglia. Poco ma sicuro.
Se tutto questo non avvenne, fu solo perché si ricordò che era sabato, e il sabato non doveva andare al campo Aurur. Tirò un sospiro di sollievo. Anche se non sapeva da dove gli fosse giunta l'illuminazione, dato che era talmente preoccupato di fare tardi-e, di conseguenza, bruciarsi le possibilità di fare il lavoro che agognava da quando aveva 14 anni- che nessun pensiero lucido avrebbe potuto affiorarli in mente, in quel momento.
Fece vagare lo sguardo nella camera, i pensieri e i progetti di come occupare quel giorno libero spuntarono irrequieti nel suo cervello, come se una porta soggetta a grade pressione dall'interno fosse stata finalmente aperta. Lui e Ginny sarebbero andati a fare una passeggiata nel giardino della Tana, e poi l'avrebbe portata a prendere il gelato in un negozio babbano, giusto per essere sicuro di non incontrare nessuno di appartenente al Mondo Magico.
"Harry!"
Il moro, strappato brutalmente dalle sue fantasticherie, si girò, bacchetta tesa davanti a lui, verso il proprietario della voce, sospirò, constatando che era solo Ron, il suo migliore amico.
Osservò meglio l'espressione di quest'ultimo, era pallido e sembrava preoccupato per qualcosa, anche il tono all'armato che che aveva usato per richiamarlo era indice di turbamento.
"dobbiamo... Ritardo... Allenamento... Aurur"disse il rosso ansante, una mano premuta sul petto.
Harry capí e sorrise, Ron sarebbe rimasto sempre Ron.
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Appurato che no, non dovevano andare dagli Aurur, e che no, non erano in ridardo, i due scesero in cucina. Molly stava apparecchiato, ma, sul bancone, Ron notò con un certo languorino un'altra teglia di biscotti, che negli ultimi giorni era diventato incorporato con la figura di sua madre, segno distintivo quanto gli occhiali tondi per Harry.
"Buongiorno"
La voce di Ginny lo riportò alla realtà, lontano dalle caricature che si era figurato su Molly.
George era già al tavolo, fissava quasi accusatorio il cartone di latte davanti a lui. "è un giorno no" pensò Ron, prendendo posto tra il fratello e Harry. Si ritrovò Ginny proprio difronte a lui, i lunghi capelli rossi, che erano mossi e non lisci, le ricadevano sulle spalle, incorniciandole il viso latte con le pallide ombre di quelle che da bambina erano state lentiggini molto accentuate. Gli occhi color nocciola-li stessi di Molli, che solo Bill e Ron non avevano ereditato-erano intenti a prendersi una porzione generosa di cereali. Improvvisamente, le labbra carnose e rosse di lei si mossero:
"ancora biscotti per Bill e Fleur, mamma?"
"no" anche Molly si era seduta al tavolo "sono per Percy, ha detto che al compleanno di Ron mi deve dire una cosa"
Ron alzò lo sguardo dalla sua tazza, inarcando un sopracciglio:"e lui sa che l'hai appena spifferato a tre dei suoi fratelli?"
"ha detto che riguarda anche voi" replicò la madre, altezzosa.
Ron sentii le orecchie imporporarsi per lo sguardo di derisione-molto probabilmente appartenuto alla sua unica sorella-che aveva addosso, cercò di cambiare argomento:
"non hai ancora detto il perché hai fatto dei biscotti a Percy"
"vuoi che li faccia anche per te e la tua Hermy?"
George, come ridestato grazie alla conversazione dai suoi pensieri negativi, si intromise con la solita battuta, giusto per osservare attentamente come, nel modo di una macchia d'olio, la faccia di dio fratello si imporporava. Osservato il risultato si complimentò con sé stesso:Ron sembrava un pomodoro maturo.
"no" Ron si alzò"ansi" aggiunse meditambolo "credo proprio che le scriverò per chiederle se le va di uscire oggi pomeriggio"
Si voltò, intensionato a tener fede alla proprie parole quando George lo richiamò
"Ron?"
"Si?"
"Se è la tua ragazza dovrebbe andarle senza che tu ielo chieda" Ghinò George.
Miseriaccia.
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Quando Hermione prese la lettera dalla zampetta del gufo-che riconobbe come Errol-, nella sua comoda stanza nella casa dei suoi genitori, tutto si aspettava fuorchè una lettera dal suo ragazzo. E lo stupore fu ancora maggiore nel leggerne il contenuto.
Una passeggiata? Sul serio? Si erano visto giusto a cena il giovedì, quando finalmente era tornata a casa con il suo bel regalo impacchettato di carta rossa, con un fiocchetto oro. I colori di Grifondoro, pensava all'inizio, poi si era accorta che somigliavano terribilmente ai capelli di Ron. Rosso di capelli Weasley. Non era tuttavia sicura che il regalo gli sarebbe piaciuto, alla fine aveva optato per la strada Babbana, ed era un po' - no, molto- in ansia per come avrebbe reagito.
Ritornò alla lettera. Sorrise:Ron non ci sapeva fare con le parole, neanche tramite gufo.
Prese dalla scrivania una penna, pronta ad inviare la risposta.
Poi un'idea le balenò in mente. Sorrise, per la seconda volta nel giro di pochi secondi, magari poteva sembrare un idea un po' mal sana, di certo non era all'altezza dei suoi consoni lampi di genio, ma non era neanche niente di straordinario.
Dopotutto ad una proposta inaspettata, si risponde con una visita altrettanto inaspettata.
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Romione: Oltre
FanfictionRon e Hermione sono gli zii preferiti. Solari, divertenti, innamorati. I nipoti apprezzano anche le loro litigate, e il loro essere sempre allegri. Ma qualcosa porterà ombra sui loro cuori. Questa storia parla della romione, va da due anni dopo la g...