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Ron era sicuro che non aveva mai provato un senso di mancanza così grande.
Voleva Hermione, la voleva adesso, e la voleva per sé.
Il fatto strano era che lo pensava alle due e mezza di notte, abbracciato come un poppante al suo cuscino.
Si sentiva incredibilmente simile ad una ragazza. Non se la prese.
Sei solo nervoso si disse, ed era la verità. Il giorno dopo avrebbero detto a Charlie della cena, e l'ansia per come l'avrebbe presa lo stava divorando.
Hermione era sempre stata l'unica capace di calmarlo in quei momenti.
Una volta, prima di una partita di Quiddich gli aveva detto :"neanche agli esami si rende bene se non si è un po' nervosi"
Ron aveva bisogno che Hermione lo rassicurasse, come aveva fatto nei giorni precedenti. Che se ne uscisse con un altra frase in proposito di esami.
Che gli dicesse qualcosa, qualunque cosa.
Perfino sentire anche solo la sua voce lo avrebbe calmato.
Ma lei non era lì, e Ron poteva solo affidarsi ai ricordi per avere una parverza della presenza di Hermione.
Ripercorse tutti i momenti passati ne il loro posto. Là c'era stato il loro secondo bacio, vicino all'albero di ciliegio. Là, sul tronco d'edera, avevano parlato per la prima volta di andare in Australia, per recuperare i ricordi di Hermione.
Ron si era offerto di accompagnarla, e lei era scoppiata a piangere. Il rosso non aveva mai capito se di commozione o tristezza.
E poi c'era il modo in cui avevano trovato la radura, un ricordo indelebile: c'era stato il loro primo 'Ti amo'. Non se lo erano più ripetuti, ma nessuno dei due lo riteneva necessario.
Ron si rigirò nel letto:sarebbe stata una lunga notte.
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La mattina era arrivata. Ron aveva quasi sperato che il tempo si fosse fermato, così non avrebbe dovuto affrontare la notizia.
Se ne era anche convinto, visto che non si era più addormentato.
Ma l'urlo di Molly aveva smontato le sue tesi, ed era una prova inconfutabile che la Terra continuava il suo moto.
Mai una gioia.
Svogliatamente, Ron seguii la scia di Harry, e si diresse in cucina.
Per le scale incontrò George, lui gli lanciò uno sguardo apprensiva e il maggiore provò a sorridere. Gli uscii una smorfia, ma Ron apprezzò il pensiero.
Seduti al tavolo, Arthur, Molly e Harry tradivano il nervosismo. Accanto a loro Charlie sembrava non accorgersi di niente.
George e Ron si accomodarono, e quando scese anche Ginny si scambiarono ino sguardo di intesa. Erano tutti.
Molly prese la parola "Charlie, tesoro, è arrivata stamani una lettera di Percy."
"e cosa vuole?" chiese il figlio senza guardarla. Ma la voce era atona, il sorriso spento.
Molly Sospirò.
"ci sarà una cena deve dire una importante"
"io non ci sarò" Charlie si alzò con calma e si avviò su per le scale.
Molly lo seguii. "è una cosa molto importante"
"e allora?" chiese lui voltandosi a fronteggiarla
"Percy è tuo fratello!" esclamò Molly.
"non più"
Charlie riprese a salire le scale.
Molly sentii gli occhi pizzicare, Arthur le si avvicinò, mettendole una mano sulla spalla.
Con gentilezza lei lo Mandò via, e salii le scale al seguito di Charlie.
"è andata meglio di quanto sperassi" disse Ron.
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Hermione sarebbe andata alla Tana.
Lo sapeva, ne era sicura.
Voleva informarsi su come aveva preso la notizia Charlie, ma soprattutto voleva rincuorare Ron, dicendo quello che lui aveva detto a lei.
È l'unico modo.
Probabilmente Charlie l'avrebbe presa male, e Hermione lo sapeva - il racconto di Ron era stato molto esaustivo - ma la ragazza confidava nelle doti persuasive di Molly.
Detto cosí è brutto pensò, ma non trovò definizione più adatta.
Comunicò ai genitori la sua decisione, e, incredibilmente Hugo fu più che entusiasta della scelta.
Hermione non si interrogò sull'improvviso cambiamento di considerazione fatto dal padre, fece colazione e si smaterallizzò un po' distante dalla Tana: voleva dare il tempo a tutti di assimilare la notizia.
Arrivata al cancello sbirciò dentro il giardino. Non c'era nessuno.
Si smaterallizzò, sapeva dove trovare Ron.
Ron era seduto sul tronco orizzontale ricoperto di edera, fissava il vuoto.
Quando Hermione si materiallizzò accanto a lui, alzò lo sguardo sulla ragazza.
"come l'ha presa?" domandò cauta Hermione.
"come vuoi che l'abbia presa?" sibilò Ron. "male"
"Ron..."
Il rosso balzò in piedi "ed è tutta colpa mia!" Continuò irritato. Prese a camminare avanti e indietro.
"non è col-"
"non è colpa mia? " si voltò di scatto a guardarla, gli occhi infuocati "NON. E. COLPA. MIA!?!"
Hermione arretrò di qualche passo.
"certo che è colpa mia!" ululò Ron.
La ragazza lottò per non urlargli contro e peggiorare la situazione.
"no" disse calma "la tua era una buona idea"
"non lo è stata" Ron si passò freneticamente una mano tra i capelli.
"non lo è stata, Charlie avrà capito che abbiamo mentito" mormorò.
Hermione gli Sorrise, mise una mano sulla sua spalla "però sei stato l'unico a dire la propria idea"
"cosa c'entra?" domandò lui più calmo.
"che era la migliore" disse Hermione.
Ron scoppiò a ridere. "non credo"
"io invece credo di sì" gli carezzò una guancia, poi si sentii uno schianto.
Ron si massaggio la guance che aveva ricevuto lo schiaffo di Hermione - le cinque dita della ragazza erano stampate sulla carne.
"perché?" chiese, con gli occhi fuori dalle orbite.
"non urlarmi mai più" disse secca Hermione, per poi sorridergli.
Ron rispose al sorriso.
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Charlie era seduto sul suo letto. Molly riusciva a vederlo dallo spiraglio di porta aperto.
Charlie doveva essere alla cena, quello che doveva dire Percy era troppo importante per mancare. Entrò.
"ti ho detto che non vengo" disse il figlio senza guardarla.
"Charlie..."
"Mamma. No"
Molly si sedette accanto a lui. "da piccoli eravate molto legati"
"io mi ricordo altro" replicò Charlie.
"lui ti..."
"ti?" incalzò il ragazzo.
"vuole bene, nonostante quello che gli hai detto" la donna sentii gli occhi pungere.
"mamma"
"ti prego Charlie" lei lo guardò negli occhi "e davvero importante e Percy ne soffre"
"Percy deve soffrire." disse lui con decisione.
"soffro anch'io" la voce di Molly si ruppe in un singhiozzo.
Il figlio si sentii colto dal rimorso.
"non devi soffrire" mormorò Charlie poco convinto.
"ah no?" Molly si asciugò le lacrime "siete i miei figli, voglio bene a entrambi. Ma... Quando vi comportate così mi sembra di avervi perso tutti in quella battaglia."
"noi siamo qui" disse deciso Charlie "non ci hai perso"
"credi faccia qualche differenza se non vi parlate?" ribattè Molly, lottando per non scoppiare in singhiozzi. "Fred non vorrebbe questo, Charlie"
La signora Weasley non c'è la fece più. Pianse come non aveva mai fatto.
"Lo so" mormorò lui.
"ti prego Charlie, non ti chiedo di riandare d'accordo con lui. Ma per favore" supplicò "vieni alla cena, e
È importante"
Charlie sbuffò "per Percy?"
"per me, Charlie" disse lei "è importante anche per me"
Aspettò un attimo prima di aggiungere "anche per te"
Molly si alzò e lasciò la stanza.
Charlie rimase da solo con i suoi pensieri ingarbugliati.

Romione: OltreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora