Il Compleanno

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La sera prima si era addormentato con il pensiero di rivedere Hermione, poi nel dormiveglia si era reso conto che l'aveva vista appena il giorno prima. Ma che ci poteva fare?
L'amava, eccome se L'amava.
Quella notte aveva rifatto quel sogno-il sogno- e la stessa calma e quiete l'avevano ritrovato al risveglio.
Almeno fini a quando non si era accorto di che giorno fosse.
Primo marzo. Il suo compleanno.
Era scattato a sedere. Ora stava guardando la stanza, ne esplorata i dintorni come se la vedesse per la prima volta. Non perché a diciannove anni si rendeva conto che viveva ancora con i genitori, e cercava di imprimersi nella mente tutti i dettagli, ma in quanto c'era qualcosa di strano.
O meglio, non c'era.
Harry Potter, il bambino che è sopravvistuoto, il prescelto e il salvatore nel mondo magico non era in stanza.
Ron fissò l'orologio: 7:30.
Sospirò. Harry era al campo Aurur, per allenarsi e non perdere il posto.
Era Lunedì, dopotutto.
A che Ron sarebbe dovuto andare, ma in quanto celebrava il suo compleanno aveva avuto un giorno di ferie in più. Harry sarebbe arrivato nel pomeriggio. Si alzò e si stiracchiò.
Dall'armadio prese dei vestiti e se li mise. Si fissò allo specchio dell'anta dell'armadio: i capelli rossi e scompigliati gli ricadevano sulla fronte, gli occhi erano vispi, ma si vedeva che si era appena svegliato.
I jeans e la camicia che si era messo gli calzavano a pennello. Sorrise, e l'emozione per il compleanno tornò.
I regali, Hermione, la festa, Hermione, la torta, Hermione...
L'occhio gli cadde fuori dalla finestra, perse un battito. Si avvicinò, convinto di essersi sbagliato. Vana speranza, aveva visto bene.
Rita Skeeter avanzava baldanzona nel giardino della Tana.
Oh Merlino.
Doveva aspettarselo. Rita gli aveva assillati per tutti quei due anni, in cerca di scoop, amori nascosti, da riportare sul settimanale delle streghe.
Ron odiava quella rivista.
Era logico che sarebbe venuta al suo compleanno: non si sarebbe fatta sfuggire di certo l'occasione di prendere il Golden Trio insieme nello stesso posto.
Scese velocemente le scale, incontrò Ginny, che spalancò la bocca per fargli lì auguri, ma lui la sorpasso senza degnarla di uno sguardo.
La ragazza corrugò la fronte, poi lo seguii.
Ron raggiunse il giardino, davanti a lui la giornalista gli sorrise.
"AUGURI RONALD" Ruggí Rita.
Deve allontanarsi immediatamente da qui, o lo cose finiranno molto male. Pensò Ginny. Per lei, ovviamente.
"la volete lasciare un intervista?" domandò poi lei, speranzosa.
"No" rispose secco Ron.
Rita fece una specie di smorfia, poi le tornò il sorriso languido.
"facciamo veloci ho già tutto pronto" e detto questo turò fuori la sua fidata Penna Prendi Appunti.
"No" ripete di nuovo il rosso, con una sorta di rassegnazione nella voce.
"faremo veloci e-"
"FUORI DI QUI" Ruggí Ginny.
"ma.."
"Questa è proprietà privata, e lei deve andarsene i chiamerò gli Aurur, sono stata chiara?" come una furia, Ginny si avvicinò alla giornalista e iniziò a sospingerla fuori.
"ma faremo in fretta! Ho già tutto pronto!" protestò ancora Rita.
Ginny sbuffò, e la chiuse fuori dal cancello. Tornò verso Ron.
"cavoli sorellina..."
"fare veloci con lei significa che si inveterà tutto" sbottò lei senza accorgersi del fratello.
Ron sorrise.
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"Ragazzi cosa è successo?"
Molly Weasley apparve in cima alle scale, i capelli rossi ormai con qualche ciocca grigia legato dietro la testa, e un grambiule a fiori a congerle i fianchi. Un espressione interrogativa sul volto.
"Abbiamo ricevuto una visita" disse Ron sul vago.
Dalla gola di Ginny si sentii un verso strozzato.
Molly si voltò verso di lei, le sopracciglia inarcate e le mani sui fianchi.
"Rita Skeeter voleva 'fare un intervista' a Ron, l'abbiamo cacciata via a quella" e qui descrivé la giornalista con un epiteo che fece sbiancare la madre.
L'hai cacciata via pensò Ron, ma si guardò bene dall'esprimere il suo pensiero ad alta voce.
"OH Auguri Ronnie!!!" strillò in quel momento la Signora Weasley, collegando la visita inappropriata al giorno del calendario. Si precipitò ad abbracciare il figlio, strizzandolo fino a quasi farli salire la cena del giorno prima. Molly si staccò da lui, quel tanto che bastava per guardarlo in faccia e gli sorrise.
Come è cresciuto pensò commossa, e sentii le lacrime pungerle gli occhi. Non provò a ricacciarle indietro. Ricordava ancora quando era poco più che un fagottino, poi le prime camminate, la prima bacche, Hogwarst, la seconda bacchetta...
Per interrompere il flusso di pensieri disse:
"Forza, andate a fare colazione"
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"quand'è che hai gli allenamenti?" chiese Ron alla sorella trenta minuti dopo, ancora nel pieno della colazione.
Ginny careggiava per le Holides Harpies, come cacciatrice, la aveva ritrovato la sua ex-compagna di squadra Angelina Johnson, e qualche volta, quando vincevano, Harry, Ron e Hermione erano andati con la squadra a festeggiare, e l'avevano salutata molto calorosamente-perfino Hermione che, sebbene non apprezzasse il Quddich, rispettava il talento di Ginny e Angelina.
A giugno le Holides Harpies avrebbero careggiato in una partita contro un'altra squadra femminile, e se l'avessero vinta sarebbero passate in finale per la coppa del Mondo Femminile di Quddich.
"verso aprile iniziamo a fare sul serio, a maggio invece ci massacreremo" rispose tranquilla la rossa, bevendo del succo di zucca. E speriamo di vincere aggiunse mentalmente con tutta la fatica che abbiamo fatto...
"con Hermione come va?"
"oh" Ron sorrise "a gonfie vele, e con Harry? " chiese.
Ginny era sul punto di rispondere, gli occhi che le si erano illuminati, poi scorse una strana smorfia sul viso del fratello
"che c'è?"
"non sono tanto sicuro di volerlo sapere" borbottò Ron, le orecchie paunazze.
Ginny sbuffò.
"allora hai qualche idea per far innamorare Hermione di te?"
Ron fece una faccia confusa:
"lei é già innamorata di me"
"intendevo, innamorate di te per sempre" spiegò Ginny.
Ron aggrottò le sopraciglia.
"oh Ronald, qualche appuntamento romantico!" sbottò in fine la più piccola.
"oh" disse Ron.
"be?"
Ron si strinse nelle spalle "non sono in vista"
Si sentii il rumore sordo che fa una tazza quando fa in frantumi: Ginny aveva lasciato cadere il proprio bicchiere, in viso un espressione shokcata, con gli occhi sgranati e la bocca aperta in una piccola 'O'.
"scherzi"
"no"
Ci fu un attimo di silenzio.
"MA TU SEI UN EMERITO IDIOTA" sbottò infine Gunny.
"cos... Perché!?!"
"da quanto tempo è che non uscite seriamente insieme?"
"ci siamo visti ieri, o l'altro ieri, ora non ricordo!" disse Ron, che sentiva le orecchie scaldarsi sempre di più.
"intendo un appuntamento vero e proprio, non intorno alla Tana!"
"20 maggio 1998" disse prontamente Ron. Fiero di ricordare la data.
Ginny imppallidí. Si sedette davanti al fratello e si massaggio le tempie.
"e non l'hai più invitata a uscire?" chiese in tono accusatorio.
"be no" mormorò Ron, sentendosi arrossire "non è che è andato troppo bene" abbassò gli occhi al rocordo.
"Ron devi invitarla a uscire"
"e perché? Non mi risulta che Harry ti porti in ristoranti di lusso ogni santo giorno"
"perché io e Harry ci vediamo ogni santo giorno" specificò Ginny.
Ron si alzò, camminò intorno al tavolo, avanti e indietro. Sentiva le mani prudere.
"hai visto cosa succede se usciamo dai confini di casa" sbottò infine, nervoso.
Il ricordo del loro appuntamento era ancora vivido nella mente.
"è allora trova una soluzione"
Si alzò e uscì dalla cucina, lasciando Ron solo, a pensare.
Come se ne fosse capace.
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Molly Weasley non aveva mai perso un compleanno dei suoi figli.
Non aveva mai dimenticato un compleanno dei suoi figli.
Non aveva mai sbagliato regalo per un compleanno dei suoi figli.
E non sarebbe mai accaduto.
Mai.
Per questo la Tana era, ancora una volta, in subbuglio.
Molly stava preparando per la festa di Ron, con l'aiuto della famiglia, ovvio.
"Ginny apri la porta"
"Harry prendi tovaglie nuove"
"Arthur proteggi la torta"
"Bill non far stancare tua moglie"
Questi erano solo alcuni degli ordini che volavano per la casa, ribombani sulla parete, fino a raggiungere i destinatari facendoli sobbalzare.
In questo momento Molly stava apparecchiato la tavola. Alzò lo sguardo e vide di sfuggita una testa rosse, riconobbe uno dei gemelli e lo chiamò.
"Mi aiuti ad apparecchiare la tavola, Fred?"
Alzò lo sguardo per incontrare quello del figlio, e si rese conto di quello che aveva fatto.
George aveva gli occhi lucidi.
George.
Molly si gettò fra le sue braccia, piangendo.
Il figlio le accarezzò la testa, disse solo una frase:
" e poi dici di essere nostra madre donna?"
Nessuno si accorse della terza presenza che era nella stanza, e aveva sentito tutto.
Molly rise fra i singhiozzi.
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Ron correva su per le scale, sentiva gli occhi pizzicare.
Come aveva fatto ad essere cosí egoista?
Perché non aveva pensato agli altri?
Fred non sarebbe venuto al suo compleanno.
Fred non gli avrebbe fatto gli auguri.
Fred no e gli avrebbe fatto il solito scherzo.
Perché Fred era morto. E la consapevolezza lo colpii violentemente al petto.
Fred era morto a diciannove anni, quanti ne compieva lui quel giorno.
Ma a differenza di Ron, Fred non sarebbe arrivato ai venti.
Perché Fred è morto pensò, e una lacrima gli rigò il viso.
Si chiuse nella sua stanza, girando la chiave e si appoggiò sul letto.
Calde lacrime adesso gli rigavano il volto, lasciando solchi sulla sua pelle.
E rimase cosí, la testa fra le mani, a piangere.
Il giorno del suo compleanno.
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Hermione di preparava per la festa.
Dire che ci andava per Ron era mentire.
O meglio, dire che ci andava solo per Ron era mentire.
Si passò del leggero mascara intorno agli occhi e mise il lucidalabra.
Indossava un vestito giallo a fiori, e aveva domato i capelli legandoli semplicemente.
Prese il regalo e uscii.
"IO VADO, CIAO!" urlò rivolta ai genitori.
"divertiti tesoro" rispose la madre.
Hermione di allontanò abbastanza, raggiunse un vicolo buio e vi entrò, poi si smaterializzò.
Sentii la consueta mancanza di fiato, come se venisse infilata a forza in un tubo, e poi risbucò all'area aperta.
Si in cammino verso il cancello della Tana, e fu sorpresa di trovarvi Harry proprio difronte.
"Ciao" lo salutò Hermione sorridendo "come..."
Il sorriso le morí sulle labbra vedendo il volto cireo e preoccupato del migliore amico.
"Harry tutto ok? È successo qualcosa?"
Si diede della stupida mentalmente, era logico che fosse successo qualcosa.
Harry alzò lo sguardo su di lei.
Oh, e già arrivata pensò meglio cosí.
"si" rispose "Ron..."
Hermione sentii il fiato mancarle.
Cosa? E ferito? Sta male? Se ne andato? Harry parla per favore.
Il suo stato d'ansia doveva essere evidente, dato che Harry si affrettò a spiegare.
"sta bene" spero"e solo che... "
" che?" incalzò Hermione.
" sono entrato in camera e piangeva" buttò infine Harry.
Fisso allungo la reazione della sua migliore amica. Da principio l'ansia si trasformò in confusione, poi in preoccupazione-non era troppo normale piangere senza apparente motivo il giorno del proprio compleanno- e poi il viso le si illuminò.
Comprese.
Scambiò un veloce sguardo con Harry, poi lo sorpassò per raggiungere la casa. Harry la seguii.
"gli altri...?"
"solo Ginny" rispose lui "l'ho lasciata a sorvegliare Ron, ma pare non accorgersi di lei"
Hermione annuii concentrata.
Sono l'ultima pensò con un filo di disapprovazione, quando scorse tutti i parenti nel giardino. Molly e George parlavano, Arthur diceva qualcosa a Bill, Percy scambiava due parole con Fleur.
Fleur.
Diversi pensieri la invasero, e quasi non si accorse di essersi fermata.
Harry la vide guardare Fleur assorta, e corrugò la fronte.
I tempi di Flora Batterica erano finiti, no?
Si ricordò improvvisamente della cena di Natele del '99, dove Hermione fissava Fleur pensosa. Non le aveva staccato gli occhi di dosso un attimo.
Poi erano uscite a parlare, ma Harry non sapeva di cosa.
Hermione parve riscuotersi, e ricominciò la sua camminata.
"oh ciao cara" l'accolse la Signora Wealsey.
Hermione le rivolse un fugace sorriso ed entrò, segiuita rigorosamente dalla sua ombra-Harry.
Sali le scale e raggiunse la camera di Ron. Ginny era sulla soglia, e guardava dentro preoccupata.
Hermione vi si affacciò: Ron era seduto sul letto, i gomiti alle ginocchia e la testa sulle mani, grosse lacrime cadevano dagli occhi per andarsi a schiantare sul pavimento.
La riccia si sedette al suo fianco, gli passò un braccio sulle spalle e lo cullò, sotto lo sguardo sbigottito di Harry e Ginny.
Si chinò al suo orecchio e gli sussurrò, in modo che solo lui potesse sentire:
"Fred continua a farti gli auguri".

Romione: OltreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora