Quando Ron aprii la porta della Tana e si ritrovò davanti Hermione, la sua ragazza, percepiti il cuore che mancava di un battito.
Si era aspettato di tutto, compresa un rifiuto tramite Errol-la fiducia in sé stesso era materia oscura per il rosso-
Ma mai si sarebbe aspettato che arrivasse a casa sua, si chiese come fosse giunta proprio lí-Dato che lei abitava con i genitori nella Londra Babbana-poi si ricordò che era una strega, per di più molto brillante, e si diede dello stupido. Aveva pure sentito il pop della smaterealizzazione, ma non ci aveva dato troppo peso. Si perse un po' a guardare Hermione, la sua Hermione.
Lei indossava dei jeans attillato, e quella che sembrava, a prima occhiata, una canottiera, bianca con dei ricami sulla scollatura, quella invece che doveva essere una camicia a schacchi neri e rossi era legata in vita, e la sua esile figura spiccava ai raggi di questa rara calda giornata di sole. Il clima inglese era temporaneamente in pausa, proprio come se volesse concedere una strepitosa giornata a due ragazzi, che avevano sofferto molto per le proprie scelte, la principale quella di non abbandonare il prescelto al suo destino. O forse il cielo voleva solo dare speranza di una rinascita, illuminando si, quello che era distrutto, ma anche i volti finalmente sereni degli abitanti, concedendo a tutte le strutture distrutte e poi ricostruite i suoi raggi luminosi.
Ron sorrise, ed Hermione si perse in quel viso pieno di gioia, quasi come quello di un bambino, e per un attimo le perve di vedere davvero quel bambino sull' Hogwarts Exspess, che le era risultato molto antipatico e incapace. Aveva impiegato un po' più tempo del solito per vestirsi, ed aveva messo del leggero mascara sulle ciglia, ma la preparazione che le aveva speso maggior concentrazione-e tempo-erano stati i capelli. Aveva provato a metterli più lisci, perfino con qualche incantesimo, ma il risultato non era soddisfacente, cosí, alla fine, gli aveva raccolti in una crocchia spettinata, e alcuni ciuffi di capelli le sfuggivano da questa, ma si piaceva.
"ciao"
"ciao"
"ti va di-"
"il nostro posto?" la interruppe Ron.
Hermione sorrise. E non c'era bisogno di aggiungere altro.
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Percy si passò una mano tra i capelli. Nel suo appartamento a Diagon Allen stava comodo, non era il massimo, certo, ma stava comodo. Aveva una stanza adibita a cucina, un bagno, un altra stanza per il salotto, e una camera. In questo momento si trovava nel salotto, seduto ad un tavolino, fissandolo, a occhio esterno, con astio. Si alzò in piedi e raggiunse la piccola finestra, guardò fuori, ma senza vedere veramente i bambini che giocavano al parco, oppure quella mamma che trasportava nel passeggino un bambino che doveva avere al massimo 2 mesi. Sospirò.
Rimaneva sempre il solito interrogativo:come fare a dirlo?
La lettera, rigorosamente bianca, che doveva spedirgli era ancora sul tavolo, accanto al calamaio, rigorosamente pieno, con il qual doveva scrivere.
Non poteva certo chiedere a suo fratello di abbandonare il suo lavoro, solo perché lui aveva un annuncio da fare, no, non poteva fare cosí. Anche perché aveva la netta sensazione che il fratello cel avvesse ancora con lui per la morte di Fred. Non capiva che lui era lì, che l'aveva visto morire, e non aveva potuto fare niente per impedire a quel braccio oscuro che tutti temono di portare via suo fratello.
Portarlo via per sempre.
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"come va alla Tana?" chiese Hermione mentre lei e Ron si addentravano nel giardino in torno alla Tana, per raggiungere il loro posto.
"Bene:papà è sempre più contento del suo lavoro, mamma credo che si sia incorporata con i biscotti, o che tradisca comunque papà con questi, Harry e Ginny recuperano il tempo perso-e per parte mia potrebbero anche avitarlo-e George lavora al negozio, anche se a volte a delle giornate no"
Hermione lo guardò, lottava per non scoppiare a rider gli in faccia.
"e domani" aggiunse Ron, dimentico "arrivano Bill e Fleur" fece una pausa, sarebbe stato intento a continuare, se non avesse visto uno strano luccichio negli occhi di lei. Vedendo l'improvviso silenzio Hermione si affrettò a chiedere:
"e come va la sua gravidanza?"
"Bene" corrugò la fronte "credo"
Hermione sorrise, poi si bloccò, come ricordandosi qualcosa all'improvviso
"Domani?" ripetè, e Ron non riuscì a cogliere la strana sfumatura nel tono della sua voce.
"si" rispose, gli parve di vedere una strana ombra sul volto di Hermione.
Poi capí.
"ma ci possiamo vedere il giorno del mio compleanno, dopodomani"
Hermione sorrise di nuovo, eppure Ron vi lesse una sorta di forzatura.
Passò un altro attimo di silenzio.
"e ci saranno Bill e Fleur?"
"si, anche Percy"
Ron corrugò la fronte: perché Hermione voleva sapere chi c'era al suo compleanno? Non era scontato? Tutti i fratello-meno Charlie-e Harry. E ovviamente Hermione. Poi comprese: lei voleva solo dimostrarsi interessata alla sua vita, per non sembrare egocentrica.
Farglielo presente, però, - riflette-sembrava da maleducati, cosí stette al suo gioco.
"i tuoi come stanno? Si ristabiloscono?" chiese, ricordando all'improvviso che i suoi genitori risentiamo ancora un po dell'incantesimo di memoria fatto da Hermione.
Lei lo guardò, e stavolta Ron non vide alcuna ombra.
"si, a volte si dimenticano dove hanno messo delle cose, ma per il resto ricordano tutto"
"seccature?" domandò ancora il rosso.
Ormai si erano rassegnati al fatto che non potessero fare due passi all'interno del mondo magico senza che qualche mago li fermasse. Un giorno Ron aveva proposto di andare ad Hosmede sotto polisicco, Hermione era scoppiata a ridere, credendo che scherzasse, quando però Ron aveva detto di fare sul serio, lei è Harry lo avevano guardato come se fosse pazzo.
"niente di che" disse velocemente Hermione, ma il pensiero le tornò immancabilmente alla vecchia con la croccriha.
Ron notò di nuovo il viso di lei rabbuiarsi. Hermione ci rimaneva spesso molto male per le 'seccature', sopratutto da quando avevano interrotto un loro appuntamento. Si diede dello stupido mentalmente. Ma non infierii, e non volle sapere altro.
Anche se a volte desiderava poter uscire ed essere lasciato in pace.
Arrivarono al loro posto. Sorrisero.
Era una radura circolare, gli alberi creavano tenere ombre dove riposare in estate, e davano riparo durante le intemperie. La luce che filtrava dalle fronde degli alberi rendeva però il posto piú magico.
Ma non era solo la bellezza ad attirare i due Maghi. I ricordi che conservavano in quel posto aleggiava i ancora fra loro, come presenze pronte a vegliare. Il primo, e quello più importare, sembrava giurare che, in quel posto, c'è ne sarebbero stati molti altri di ricordi, come una promessa, che i due erano destinati a rimanere insieme per sempre. Per fino il ricordo di come l'avevano trovato, era bello-anche se ad occhio esterno sarebbe parso imbarazzante-
Ma non c'era tempo per perdersi nei tempi "andati", come sole a dire la ragazza, a momenti sarebbero dovuti rientrare per il pranzo.
Ron e Hermione si sedettero su un tronco caduto, ricoperto in parte dell'erica e si guardarono negli occhi.
Hermione lì aveva marroni, color nocciola, come il tronco di un albero. Ma se si osservava bene, su poteva vedere qualche pagliuslzza d'orata: a Ron aveva sempre ricordato la terra in autunno, tempestata di foglie di tutti i colori, cadute dagli alberi.
Ron aveva gli occhi azzurri, con qualche spruzzata di bianco. Le avevano sempre ricordato il mare, dove tuffarsi e perdersi tranquillamente, perché la luce che li animava avrebbe illuminato la via del ritorno come un faro ad una nave in una notte di tempesta.
Hermione era al sicuro in quegli occhi.
si baciarono.
E,per tutte le emozioni che li travolsero, era come se fosse la prima volta.
Dimentichi di tutti i problemi._______________________________________
In copertina la radura di Ron e Hermione:il loro posto.
(il disegno l'ho fatto io, non è il massimo ma mi piaceva)
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Romione: Oltre
FanfictionRon e Hermione sono gli zii preferiti. Solari, divertenti, innamorati. I nipoti apprezzano anche le loro litigate, e il loro essere sempre allegri. Ma qualcosa porterà ombra sui loro cuori. Questa storia parla della romione, va da due anni dopo la g...