Ricordi

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Ron si sentiva incredibilmente sollevato.
Il rito di Harry aveva funzionato.
Era sempre triste, ma più in pace con sé stesso.
E questo perché aveva lanciato un palloncino.
Hermione, al contrario, si rifiutava ancora di uscire dalla camera.
Farla uscire era molto difficile, e lo sarebbe stato ancora di più fra un paio di settimane.
Questo Ron, ovviamente, non lo sapeva.
Non sapeva nemmeno che Hermione era angosciata da un unica domanda, a cui non riusciva a dare risposta.
Arthur sta bene?
Hermione non riusciva a toglierselo dalla testa. Ricordava ancora il peso di quel corpicino, il calore che emanava il colore chiaro...
E adesso non lo avrebbe più avuto.
Si rifiutava di essere consolata, perché credeva di meritarsi di soffrire:
Era stata lei quella inadatta a portare il bambino in grembo.

Ron, adesso, le preparava la colazione. Se non fosse stato per lui, Hermione avrebbe smesso anche di nutrirsi, un po' come aveva fatto Ron stesso, il giorno dopo la morte del figlio.
Ma lo stomaco Weasley chiamava a rapporto.
Ron prese un vassoio, e un bicchiere dove versò del succo di arancia.
Mise la tazza con i cereali e dei biscotti.
Fece il tutto senza la magia: anche se Hermione non lo avrebbe saputo lui teneva a rispettare le volontà della moglie.
Però non possiamo andare avanti così pensò mentre saliva le scale.
Hermione, come diceva Harry, doveva tornare a vivere e lui, Ron, le avrebbe offerto il braccio dove appoggiarsi, come aveva fatto durante tutta la gravidanza.
Ron entrò nella stanza matrimoniale, mentre meditava di cosa usare per farla uscire: non avrebbe retto al palloncino.
Trovò Hermione sdraiata sul letto, abbracciata a una tutina azzurra che sarebbe dovuta essere di Arthur, lo sguardo completamente perso nel vuoto.
Ron sentii una stretta al cuore: gli faceva male vederla così.
Posò il vassoio accanto a lei, e si avvicinò alle persiane per aprirle, ma la mano di Hermione gli bloccò il braccio.
Nella tenue penombra, Ron vide gli occhi color terra decisi della moglie e Sospirò.
"almeno mangerai?" le chiese.
Hermione annuii, ma Ron sapeva che avrebbe mangiato poco e niente.
Le lasciò un tenue bacio sulle labbra e poi abbandonò la stanza.
Si dava dello stupido da solo: era stato troppo occupato a preoccuparsi del suo dolore per vedere che Hermione si stava distruggendo da sola. Solo ora, con l'aiutò di Harry, Ron aveva smesso di pensare a sé stesso e si era concentrato sulla moglie.
Si era anche informato un po' sulla gravidanza di Ginny: James Sirius cresceva bene, e già prospettava di diventare uno scalmanato dalle lamentele di Ginny, che diceva che il bambino non stava fermo un attimo.
Ron aveva chiesto anche a George e Angelina, ormai il parto di lei era vicino e negli occhi castani di George, Ron aveva visto la stessa eccitazione che aveva notato in quelli di Bill quattro anni prima, quando era diventato per la prima volta padre.
Anche gli altri, prima che Arthur morisse, avevano visto quella stessa eccitazione nei suoi occhi?
Probabilmente si, Ricordava quanto era felice quando Hermione gli aveva detto che era incinta.
Scosse la testa e si diresse in cucina. Fra qualche giorno sarebbe dovuto tornare a lavoro, aveva le "ferie" solo per la morte del figlio.
Non sapeva quando Hermione sarebbe tornata al suo di lavoro, ma Sperava il più tardi possibile: non voleva che la moglie fosse stressata più di quanto non fosse ora.
Ron si sedette sul divano, esausto. Il pensiero andò immediatamente al bambino, lui non lo aveva nemmeno tenuto in braccio.
Scosse la testa con forza, balzando in piedi. Doveva tenere il corpo occupato in modo che la mente non si concentrasse su Arthur.
Sospirò: era un impresa ardua.
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Dopo aver, spolverato, lucidato, lavato e asciugato l'intera casa per tre volte, Ron si sedette sul divano esausto.
Adesso era troppo stanco perfino per pensare.
Guardò l'ora, poco prima aveva portato la cena ad Hermione, che smagriva sempre di più, e aveva riportato giù il pranzo quasi integro.
Ron guardò in direzione del tavolo della cucina.
Era troppo stanco per mangiare.
Si alzò con un Sospirò di stanchezza e si preparò ad andare a letto.
Avrebbe dormito al fianco di Hermione, quindi poteva anche tentare di consolarla.
Salii le scale ed entrò della sua camera matrimoniale. Hermione sembrava essersi già appisolata, il vassoio della cena, inaspettatamente vuoto, giaceva abbandonato accanto a lei.
Ron le si sdraiò al fianco, prendendola tra le braccia.
"Ron" mugolò Hermione debolmente, ma in una decisa protesta contro quel contatto consolante.
"dormi" disse semplicemente lui baciandole il collo.
"non me lo merito" sussurrò Hermione, le lacrime che minacciavano ancora di uscire.
"che cosa? Dormire?"
"essere felice" lei cercò di staccarsi dal marito, che però la tenne stretta: erano stati troppo distanti in quelle settimane.
"devi superarlo"
"non posso" sussurrò lei.
"Si invece, Her-"
"non cercare di convincermi" tagliò corto lei "no ci riuscirai"
"Okey" mormorò Ron. Non tolse le braccia dal corpo della donna, ma lei non oppose resistenza.
"sappi solo che tu sei una donna fantastica Hermione. E io ti amo per questo" disse ancora Ron, prima che entrambi sprofondassero nel sonno.
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Due settimane dopo, Hermione aveva iniziato a mangiare di nuovo. Poco, ma di nuovo.
Usciva anche un po' dalla camera matrimoniale, e si lasciava coccolare da Ron. Non quanto le sarebbe servito per riprendersi dalla perdita, ma era meglio di niente.
Adesso erano entrambi sul divano. Distanti, come se ci fosse una presenza fredda e i corporea tra di loro, data dalla consapevolezza che, a quell'ora, avrebbero potuto essere in tre.
Ron decise di sfidare quella presenza, per non ritrovarsi da solo in quel sofa. Si sedette accanto a Hermione, con un paio di centimetri di distanza.
Lei fece il movimento di alzarsi, ma Ron le bloccò il braccio.
"rimani" le disse semplicemente: era da tanto che non avevano un contatto.
Hermione Sospirò, ma rimase ferma dove era, ricacciando le lacrime indietro.
Hermione, dopo due minuti di rigidità, si ci concesse di appoggiarsi a Ron con il corpo. Si alzò neanche tre secondi dopo per un insistente bussare alla finestra.
Un gufo dall'aria un po' malaticcio batteva il becco sul vetro, una lettera legata alla zampa.
Hermione lo fece entrare, mentre Ron la raggiungeva. Sfilò la lettera dalla zampa del gufo e, con sorpresa, notò che era di George. Guardò il marito, in cerca di spiegazioni, ma quello fece solo una faccia confusa da sopra la sua spalla.
Perplessi, ma Con la curiosità di un bambino alla vigilia di Natale aprirono la lettera e lessero.
Appena la finirono, desiderarono non averlo mai fatto.
Non aver mai letto quella dannata lettera.
Ovviamente erano felici per George e Angelina... Ma un minimo di tatto non lo avevano?!?
Hermione lasciò di scatto la lettera, che planando cadde a terra, e si diresse di sopra, le lacrime che premevano di nuovo per uscire.
"Hermione!" la chiamò Ron, inseguendo.
Lei andò nella stanza di Arthur, o almeno quella che lo sarebbe stato e entrò velocemente. Si guardò in torno, soffermandosi sull'Ecografia che aveva appeso, poi si voltò e uscii, mancando poco di travolgere Ron, che l'aveva appena raggiunta.
Hermione prese la maniglia della porta e la chiuse violentemente, poi afferrò la bacchetta.
"Hermione" mormorò Ron preoccupato, avanzando verso di lei "cosa vuoi fare?"
La donna lo ignorò. Puntò la bacchetta sulla serratura e pronunciò un incantesimo per chiuderla a chiave.
"ma che cosa...?" chiese Ron, sempre più confuso.
"vuoi che la superi?" Hermione si voltò verso di lui "questo è il mio modo per farlo"
Marciò in avanti, ignorando il marito che la richiamava.
La lettera di George, intanto, era ancora sul pavimento.
Recitava solo poche parole:

Romione: OltreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora