Scuse

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Harry fissava ancora il punto in cui era sparita Hermione. Sapeva che aveva parlato della sua litigata con Ron con Ginny. A volte erano troppo prevedibili.
Anche Ron guardava in quella direzione, ma senza vedere veramente.
Lui le aveva dato della presuntuosa.
Lui.
Lui che era il primo a saltare a conclusioni affrettate, ad arrabbiarsi per un non nulla.
Era arrivato alla conclusione che era un grandissimo ipocrita.
Però almeno a livello di intelligenza stava migliorando, era arrivato al concetto nemmeno un ora dopo la litigata! Un vero record. Ma quando si parla di capire le cose è sempre un record.
"Allora" mormorò Ron "dove questo ristorante Babbano"
"vieni" Harry balzò in piedi "andiamo"
"dove?" chiese Ron, seguendo l'amico fuori dalla stanza.
"per prima cosa andiamo a prendere i soldi babbani" rispose lui prendendo il giacchetto. "Poi..."
"Harry" lo interruppe Ron "e sera, anche volendo non potrei portarla a mangiare fuori e in più Hermione deve sbollire"
"Hai paura di saltare la cena, vero? "
"Anche"
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"Pronto, Ron?" chiese Harry nella loro stanza.
Era passato qualche giorno dal litigio di Ron e Hermione e, per una serie di sfortunate coincidenze, non erano riusciti a fare niente di quello che avevano programmato.
Ora, invece, erano più che pronti ad affrontare la giornata:preparazione.
"Si" rispose il rosso.
"Bene. Ginny?"
"pronta" urlò Ginny dal piano inferiore.
Lei sarebbe venuta per passare un po' di tempo con il fidanzato, e per fare un resoconto di quello che le aveva detto Hermione-aveva parlato sia del litigio con Ron che della lettera per Charlie-e Ron voleva tutte le informazioni possibili.
I due maghi scesero le scale, e si trovarono difronte a Ginny.
Era bellissima. Non si era messa in ghingheri, questo no, ma al naturale stava benissimo.
"Andiamo?" chiese lei.
Gli altri due annuirono.
Arrivarono al cancello e si smateriallizzarono alla Gringott.
Da la prelevarono parte dei soldi di Ron-Harry si era offerto di regalargli alcuni dei suoi, ma l'amico aveva rifiutato--poi li cambiarono in soldi babbani-Ron aveva osservato le banconote con così tanta curiosità da scatenare l'ilarita di Ginny-e ora erano difronte al ristorante che aveva indicato Harry.
Era molto semplice, la facciata era rosse, con porte a vetri. All'esterno c'era una specie di veranda con i tavolini. e c'era un vicolo vicino in cui smateriallizzarsi tranquillamente.
Ginny guardava il menú appeso fuori dalla porta. Da quello che aveva capito servivano soprattutto pizza.
Harry e Ron erano un po' più dietro di lei, e a un teatro il rosso si rivolse al moro.
"Harry?"
"si?"
"come mai sei tornato qui?"
Harry arrossì di botto, e si strozzò con la saliva.
Ron lo guardò un po' allarmato. Aveva fatto una domanda innoqua, no?
"ci passavo per caso" mormorò il moro una volta che l'eccesso di tosse fu finito.
Ron ebbe la strana sensazione che gli nascondesse qualcosa. Pure lui no però, eh pensò. Sperava di sbagliarsi.
Il resto della giornata passò con Harry che spiegava tutto il necessario a Ron.
Ginny gli aveva detto che Hermione aveva accettato l'idea di mentire, o almeno diceva di averla accettata, ma riconosceva anche che Charlie non era suo fratello, e che le decisioni in merito suo dovevano prenderle loro e non lei.
Ron non lo avrebbe mai ammesso, ma si sentiva immensamente sollevato del fatto che Hermione aveva accettato la sua scelta. Magari non l'approvava, ma lei aveva capito le sue motivazioni.
Ora Ron si stava preparando in camera, era sera, ed era più che deciso a portare a termine le sue scuse.
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Quando era tornata a casa con gli occhi rossi e gonfi di pianto non era passata inosservata a sua madre.
Jean Grenger era una grande osservatrice, e una persona di intelligenza.
Hermione tuttavia non le aveva detto del litigio, aveva optato per dire che era passata dalla tomba di un amico.
Dopo che la madre s'è ne era andata, nella camera della ragazza era scoppiato il putiferio. Hermione si era buttata sul letto a soffocare nel cuscino le urla di rabbia e irritazione. Poi era passata a distruggere le pareti.
Una volta che niente era al suo posto, aveva preso la bacchetta e, con un incantesimo relativamente facile aveva risistemato tutto, era andata in bagno e si era data una sistemata.
Era impossibile leggerle quello che aveva passato.
I primi giorni si era chiusa in un aura di mutismo, e mangiava appena.
Era troppo arrabbiata, con Ron perché le aveva dato della presuntuosa e con sé stessa per la storia del matrimonio, anche se non sapeva perché le dava così fastidio.
Ma dopo qualche giorno la rabbia e la frustrazione erano svanite, lasciando solo un senso di vuoto e disagio. E di colpevolezza.
Forse era davvero una presuntuosa.
Ron comunque non si era fatto sentire, e questo l'aveva ferita di più.
"HERMIONE"
La ragazza sobbalzò alla voce di sua madre, fece in tempo a mettersi seduta sul letto che Jean entrò in camera sua. "é la sesta volta che ti chiamo"
Davvero? Avrebbe voluto chiedere Hermione, ma si trattenne.
"Scusa, che c'è"
"il tuo fidanzato è alla porta"
Se è ancora il mio fidanzato, mamma.
Questo pensiero la fece distrarre dalla vera notizia.
Ron. Porta.
Scattò in piedi "oh Merlino!"
Sua madre la guardò confusa, più per la bizzarra esclamazione che per la reazione così strana.
Hermione si precipitò di sotto.
Ron era in piedi sulla soglia di casa, in vestito elegante - per i suoi standard, ovviamente--e aveva un mazzo di fiori in mano.
Hugo Grenger lo fissava con aria restia.
Hermione ignorò il padre e si avvicinò al ragazzo.
Ron le Sorrise, con gli occhi bassi:"ceniamo fuori"
Hermione rispose al sorriso.
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"come hai fatto a trovare questo posto, Ron?" chiese Hermione seduta al tavolo del ristorante.
Ron di strinse nelle spalle "un mago non dice mai i suoi trucchi"
A differenza di quello che credevano gli altri, non c'era stata alcuna scena smielata dove si chiedevano scusa e si dichiaravano il loro amore eterno. Avevano fatto semplicemente come se niente fosse successo.
Avevano entrambi sbolliti la rabbia, quindi era facile andare avanti senza guardare in dietro.
La ragazza aveva ordinato una Margherita, e Ron aveva notato che si sentiva a suo agio fra i babbani. Per parte sua, il rosso, aveva copiato la scelta della ragazza. Per andare sul sicuro.
Ora avevano finito di mangiare, ma Hermione aveva un dubbio. Guardò Ron, forse chiarirlo adesso non era l'ideale, ma lei sentiva che ne aveva bisogno.
"Ron?" lo chiamò.
"Si?" il rosso le Sorrise.
Hermione parlò piano, soppesando le parole "Charlie ha detto davvero di... Be si, che doveva morire Percy?" non era troppo educato dargli del bugiardo, ma Hermione voleva la conferma.
Ron Sospirò, guardò dappertutto meno che la ragazza difronte a lui, infine rispose "Si. E non è tutto"
Hermione corrugò la fronte.
"in che senso"
"si sono detti anche altro" mormorò Ron con un filo di voce.
"raccontami"
Ron finalmente la guardò, cercando di trovare conforto in quella terra che erano i suoi occhi.
E poi lo fece. Raccontò tutto.

Romione: OltreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora