Case E Cose

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Ron fu svegliato dalla sveglia che aveva comprato Harry.
Aprii piano gli occhi e guardò il migliore amico: si stava già vestendo, il più piano possibile per non disturbare gli altri.
Controvoglia Ron si alzò e si stiracchiò. Insieme a Harry si preparò per un altra giornata di lavoro.
Sospirò: ultimamente era diventato tutto più sfiancante.
Si chiese se anche Harry percepiva che la mole di lavoro era aumentata.
Lo guardò sottecchi, ma il ragazzo sembrava più che riposato e pronto all'azione.
Perché Ron non riusciva a essere sempre arzillo come Harry?
Scacciò il pensiero, ripetendosi che, magari, lui si stancava con più facilità.
La conclusione non gli diede il conforto sperato.
Scosse con forza la testa, e pensò al sogno appena fatto.
Era sempre la casa bianca, con il giardino di rose.
Sorrise istintivamente, tutti i pensieri 'cattivi' si erano come volativizzati.
Scese con attenzione per non fare rumore, seguito a ruota da Harry.
Fecero colazione in silenzio, sia per non svegliare gli altri, sia perché non avevano niente da dire.
Quando uscirono ad Harry balenò in mente una cosa che doveva dire.
"ho trovato una bella casa, e poco più distante c'è ne è un altra. Hanno entrambe il giardino e sono nella Londra Babbana. Sono nuove quindi non dobbiamo neanche ristrutturarle. Ti va di metterti in contatto con il proprietario?"
Ron ci pensò un attimo "per andarla a vedere?"
Harry annuii.
"ok, anche se non credo che sarà la casa giusta" disse il rosso.
"perché dici questo?"
Ron si strinse nelle spalle "sensazioni"
Si smateriallozarono difronte al campo Aurur, pronti per un altro, noioso, sfiancante e esaustivo allenamento.
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Hermione si affacciò alla porta del suo ufficio. Ormai tutti dentro al Ministero si erano abituati al fatto che una delle salvatori del mondo magico lavorasse la, e non le davano più tanto peso.
Hermione fece correre lo sguardo nel lungo corridoio.
Poi individuò una testa castana, inconfondibile ormai, e si precipitò da lei.
Astoria Greancess notò che Hermione Grenger si stava avvicinando, e le regalò un sorrido meraviglioso.
Hermione rispose al sorriso, poi le fece cenno di seguirla. Un po' confusa, Astoria lo fece.
Quando entrarono nell'ufficio della riccia, questa si voltò verso la ragazza che col tempo non era più una semplice conoscente.
"non hai dato i M. A. G. O." disse dispiaciuta.
Astoria annuii, ma specificò "ho fatto quella versione lampo, dato che non potevo fare i G. U. F. O." disse.
Dopo la guerra il Ministero aveva proposto, per chi non volesse fare gli esami tornando a Hogwarts, di studiare a casa per un mese e fare un piccolo test alla fine per prendere i risultati.
Astoria, essendo al quinto anno quando ci fu la battaglia, non vi partecipò, ma accolse con gioia la prospettiva di dare questi 'esami lampo'.
Hermione lo sapeva perché aveva ricercato informazioni sulla ragazza, dotata di un innato talento, per proporla per un ruolo al Ministero.
Però non aveva dato i M. A. G. O. E con questo le possibilità che l'accettassero diventavano più basse.
Per questo Hermione era molto dispiaciuta:era un talento sprecato.
Astoria le Sorrise rassicurante.
"tranquilla. Il lavoro non è al centro delle nostre vite"
Hermione fece un cenno con il capo "vero" disse.
Astoria si voltò e mise una mano sulla maniglia. Esitò.
Tornò a guardare l'altra.
"mi sono fidanzata" annunciò.
Hermione Sorrise entusiasta.
"con chi?" chiese.
Astoria esitò un attimo prima di rispondere.
"Draco Malfoy"
Silenzio.
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Harry e Ron erano sfiniti. L'allenamento li aveva distrutti. Nessuno dei due si aspettava un esito tanto negativo, ma avevano fatto l'errore di soppravalutare le loro capacità.
Se ci fosse Hermione ci sgriderebbe pensò Ron con rammarico. Scosse la testa come a scacciare quei pensieri.
Spinse lo sguardo fino al cancello, aspettandosi di vedere la chioma crespa e cespuglio della fidanzata, ma, stranamente, non c'era.
Ron fissò il punto un po' confuso, poi fece girare lo sguardo su Harry, anche lui in cerca di Ginny.
Quando non la trovò rivolse uno sguardo vagamente perplesso a Ron, in risposta lui si strinse nelle spalle.
Probabilmente erano entrambe già tornate a casa.
Un pensiero occupò la mente di Ron, lui che tornava a casa da lavoro e trovava Hermione ad attenderlo.
Sorrise istintivamente.
"la casa di stamani?" propose Harry.
Ron annuii.
"Bene" riprese il moro "prenderemo un appuntamento"
Si diressero oltre il cancello e si smateriallozarono.
Atterrarono in quello che Ricordava molto il giardino della Tana.
Diverse spighe si estendevano in verticale per almeno un metro d'altezza con un colorito giallo spento. Più affianco, come per contrasto, nascevano dei girasoli rigogliosi, con i petali che indicavano il sole che andava calando.
I due ragazzi si diressero verso quello che era una strada che portava a una periferia di Londra.
Harry si osservava a torno: il posto non gli piaceva. Aveva notato più volte un cane randagio che andava inportunando i bambini, e le macchine correvano sull'asfalto a velocità indicibili.
Non era posto per dei bambini.
Tuttavia Continuò a camminare al fianco del rosso.
Non c'era comunque il tempo di visitare la casa. L'aveva trovata Harry su un annuncio di giornale, e ora stavano andando solo per ricevere un appuntamento.
"esattamente dove è?" chiese Ron facendo scattare la testa in tutte le direzioni.
Harry indicò un punto poco più avanti a loro.
"lì"
Nella poca luce che ancora emanava il sole si stagliava una casa molto bella, ad almeno tre piani, con un enorme giardino. Era una villa.
Quanto mai costerà si chiese Ron.
È fuori dalla tua portata, non pensarci nemmeno si rimproverò. Sospirò sconfitto.
Poco distante c'era una casa più modesta e meno curata. Anche solo a due piani, però era già più alla portata di Ron.
Nel il moro ne il rosso si accordarono, entrambi sapevano quale casa spettava a chi, così si avviarono in due direzioni diverse: Harry alla villa e Ron alla casa modesta.
Ron non trovò nessuno ad attenderlo. Lesse qualche indicazione sulla casa, poi prese quello che doveva essere il numero di telefono e lo intascò.
Avrebbe chiesto aiuto ad Harry per telefonare.
Quando tornò nel punto in cui lui e l'amico si erano separati, lo guardò scambiare qualche parola con quello che doveva essere il proprietario.
Lo aspettò spostando il peso da un  piede all'altro.
Quando Harry lo raggiunse entrambi erano convinti di una cosa del loro inconscio:
Quelle non erano le case giuste per loro.



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Tanto per chiarire...
Il prossimo capitolo è il continuo di questo.

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