Interrogativi

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"Papà" disse Charlie fra il sorpreso e il sollevato. "come stai?"
Arthur Sorrise al figlio "bene, anche se il San Mingo non è come lo ricordavo"
Ron si appuntò mentalmente di reggere la bugia.
"credevamo tutti fosse più grave di quello che era" intervenne Ginny "Papà si lamentava come di mille Crucistos" Sorrise "dovevamo immaginare che i maschi non reggono il dolore come le donne"
"spiritosa" disse George abbracciano Charlie. I due avevano la stessa corporatura:bassa e robusta. "qualche nuova ustione Charlie?"
Lui gli Sorrise "ne ho una grossa dietro la schiena"
"Fantastico!" esclamò George.
Charlie salutò anche Molly Arthur e Ginny, e poi...
"dove il salvatore del mondo magico?" chiese sorridendo a Ron. Con uno slancio improvviso lo abbracciò.
"Harry!" disse una volta staccatosi da Ron. "finito, o c'è ne sono altri?"
"abbiamo finito" rispose Molly e si diressero tutti alla Tana.
"Questa è la tua vecchia stanza" disse Ron, una volta arrivati a casa "la vedi un po' così perché ci abbiamo fatto stare il figlio di Remus e Tonks, Teddy"
"grazie Ron" disse Charlie e dispose il suo unico bagaglio sul letto, pronto per disfarlo.
Ron tentennò un po' prima di andarsene, sulla porta si voltò e disse "puoi passare a trovare Bill e Fleur, ormai il parto è vicino"
"ok" disse Charlie senza staccare gli occhi dalla valigia.
Ron uscii dalla stanza, lasciando solo il fratello.
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Ron era sdraiato sul suo letto, fissava il soffitto. Aveva una mano dietro la testa e con l'altra lanciava una pallina rossa su e giù, su e giù, su e giù.
Incredibile ma vero, stava pensando intensamente.
Aveva fatto di nuovo quello che ormai era il sogno che faceva più spesso.
La casa con il giardino di rose.
Il fatto era che Ron lo sentiva... Diverso.
Di per sé, non aveva niente che era cambiato, ma Ron sentiva che qualcosa non era al proprio posto.
Ci mise un po' a capire che era lui a sentirsi cambiato.
Non perché aveva scoperto qualche nuova funzione del suo corpo-a diciannove anni era un po' tardi - ma perché, per la prima volta, aveva un dubbio. Una domanda alla quale sentiva la necessità di rispondere.
Perché lo sognava?
Non aveva mai fatto un sogno che gli si ripresentasse con quella frequenza, né aveva mai provato la pace e la serenità che lo seguivano al risveglio.
Er un bel sogno, certo, ma una volta gli avevano detto - probabilmente Bill - che i sogni avevano in significato.
Il suo sogno aveva significato? E se si quale era?
"I sogni rappresentano i nostri desideri" cosí dicevano.
Quindi pensò è ufficiale. Voglio Hermione nella mia vita.
Era una comprensione che già aveva, ma ora l'affrontava in un senso più ampio.
Inaspettatamente pensò a Bill e Fleur.
Loro si erano sposarsi...
Sorrise, gli sarebbe piaciuto sposare Hermione.
"Ron"
La porta si aprii di scatto.
Il rosso sobbalzò, lasciando cadere la palla che aveva in mano. Quella rotolò sotto il letto con un rumore di bilie.
Di malavoglia il ragazzo si alzò a sedere per guardare la sorella.
"si?"
"dobbiamo togliere gli nani da giardino" disse lei con un sorriso di scuse
"ancora?!?" chiese Ron allibito.
Ma Ginny si era già voltata e lo precedeva lungo le scale.
Ron sospirò. Gli toccava anche questa.
Ancora.
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Hermione era ancora a lavoro. Era bella Divisione Protezione delle Creature Magiche. Era riuscita a far crescere il C.R.E.P.A. E non le dispiaceva.
Si passò una mano tra i capelli, era stanca.
Molto stanca.
Adesso si stava preparando per andare via, mettendo tutto dentro la borsa. Non avrebbe potuto aspettare Harry e Ron fuori dal campo Aurur, dato che non c'erano. Le dispiaceva tuttavia fare la strada da sola.
"Signorina Grenger?"
Hermione si voltò: una donna dai capelli lisci e castani e gli occhi verdi sostava sulla porta, la riconobbe subito.
"Non c'è bisogno che mi chiami così" disse e le Sorrise.
L'altra rispose al sorriso "Grazie Hermione"
"cosa volevi?" chiese la riccia, ritornando a mettere le proprie cose nella borsa.
Sentii lo scatto della porta, corrugò la fronte.
"Grazie per la confidenza Hermione, in effetti non si tratta di lavoro"
Hermione si voltò, un espressione interrogativa sul volto educato.
"Dimmi, Astoria" disse.
Astoria le si avvicinò "conosci Draco Malfoy?" chiese in un sussurro.
"si..."
Astoria prese a contorcersi le mani "e tu pensi che lui sia... Insomma..."
"insomma?" incalzò Hermione, ad un tratto curiosa.
"credi che sia un uomo buono?" domandò Astoria.
Hermione ci riflettè un attimo.
"si" disse in fine "ma sta attenta"
E, con un occhiata di avvertimento si avviò fuori.
Mentre si stava materializzano le sorse una domanda.
Perché Astoria voleva saperlo?
Scosse la testa, era troppo stanca per pensarci.
Cercava di essere positiva sulla faccenda di Charlie, e ci riusciva, ma l'ansia la stava divorando.
Smettila si disse non è la tua famiglia, non è un tuo problema.
Rimase perplessa dal suo pensiero. Si bloccò, letteralmente, in mezzo alla strada. La giornata doveva essere stata più faticosa di quanto avesse calcolato - pensò.
È la famiglia di Ron si disse e tu tieni a Ron, se soffre lui soffri anche tu.
E un altro pensiero le attraversò la mente, così fulmineo che scomparve subito. Ma lei riuscii ad afferrarlo.
Ron è la tua famiglia.

Romione: OltreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora