CAPITOLO 1

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Provincia di Torino, maggio 2020

<<Non prendere impegni per questa sera>> le disse Federico facendole l'occhiolino prima di uscire di casa  vestito per andare al lavoro.

Era venerdì, l'ultimo giorno che li separava dal weekend, quello che sembrava non finire mai.
Forse perché era la giornata nella quale si concentravano tutti gli impegni di sua figlia Ariel: doveva andare a prenderla alla scuola materna alle 16 per poi portarla al corso di danza che durava circa un'ora, ma dopo ovviamente era d'obbligo fermarsi per l'aperitivo insieme a qualche sua compagna di corso.
Senza contare che di venerdì doveva sempre rimanere più del previsto in libreria per sistemare tutto in vista del sabato, dal momento che le sue colleghe erano ansiose di staccare presto. Insomma, una giornata che ogni settimana puntualmente le ricordava quanto dovesse sgobbare prima di potersi "rilassare".

Guardò sua figlia che spensierata si godeva la colazione: una tazza straripante di latte e cereali con raffigurata sopra la Sirenetta, la sua principessa preferita, ovviamente.

Dalla sua omonima sirenetta Disney però non aveva preso i capelli rossi, quelli di sua figlia infatti erano di un bellissimo color biondo e andavano ad incorniciare un volto dai lineamenti molto delicati. Per lei era la bambina più bella del mondo, ma forse era di parte.
Osservò per un secondo anche sé stessa allo specchio del corridoio, chiedendosi quali tratti somatici Ariel avesse ereditato da lei e quali dal padre. Scacciò subito quel pensiero.

<<Hai finito Ariel?>> chiese dolcemente accarezzandole la folta chioma bionda.

<<Quasi, quasi>> squittì lei distogliendo la sua attenzione dalla televisione per puntare gli ipnotici occhi verdi sulla madre.

<<Sbrigati, altrimenti faremo tardi a scuola>>

Per accelerare la faccenda le spense anche la TV ottenendo in un tutta risposta un piccolo sbuffo.

Ogni mattina era estremamente difficile rispettare tutti i tempi, anche se ormai aveva elaborato un piano d'attacco del quale era piuttosto soddisfatta: si alzava dal letto alle sette per poter far colazione con Federico e prepararsi prima di buttare giù dal letto sua figlia. Un quarto alle otto poi svegliava la piccola di casa in modo che fossero pronte per uscire nel giro di mezz'ora. Lasciata Ariel a scuola si precipitava in libreria per supervisionare ed aiutare le altre ragazze.

Sì, aveva solo ventidue ma era già riuscita a diventare la proprietaria di una libreria posizionata in una via abbastanza carina della città.
Quando si era lanciata in quel folle progetto aveva ben chiara la sua idea: non voleva che la sua fosse una semplice libreria, ma anche una caffetteria e dunque un luogo dove gli studenti potessero trovarsi per studiare e i professionisti potessero lavorare in tranquillità.
Un'idea a dire il vero simile a quella di alcuni punti vendita Feltrinelli, però la sua le sembrava avere uno stile più familiare.
Era divisa in due piani: al piano terra c'era la caffetteria dove era possibile fermarsi anche solo per bere un caffè e leggere alcune delle frasi motivazionali che avevano appeso alle pareti, e che cambiavamo ciclicamente selezionandole con cura.
Ci tenevano anche che l'ambiente fosse estremamente rilassante, per questo avevano optato per colori chiari o pastello e cercavano di mantenere i tavolini ben distanziati tra loro.
Al piano superiore poi si accedeva attraverso una scala a chiocciola e si veniva immessi nella vera e propria libreria dove si poteva contare su un numero decisamente sostenuto di libri, che cercavano di abbracciare un po' tutti i generi letterari.
Anche su quel livello erano disposti tavoli più o meno grandi pensati anche per poter lavorare in gruppi numerosi, usufruendo gratuitamente del Wi-Fi e di prese per caricare computer e cellulari. Era un posto che offriva una valida alternativa allo studio in biblioteca e che era decisamente più moderno e accogliente.

Quando quella mattina Chandra arrivò in libreria trovò Chiara, la sua socia, intenta a destreggiarsi dietro il bancone della caffetteria mentre cercava di soddisfare tutte le richieste di una mandria di ragazzini.

<<Oh Chandra!>> esclamò non appena la vide <<Per fortuna che sei arrivata. Vieni a darmi una mano!>>

La storia sbagliataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora