L'appartamento di Riccardo e Carlotta non era molto distante dalla loro abitazione: si trovava in una delle vie del centro storico, posizionato accanto ad uno degli alberghi più rinomati del paese. Una zona piuttosto tranquilla dalla quale probabilmente riuscivano anche a vedere il mare. Quando li fecero entrare si rese conto che il loro non era un semplice appartamento, ma un attico dal quale si godeva di una bellissima vista sul paese. Si erano trattati davvero bene e avevano avuto buon gusto.
<<Buongiorno>> li salutò Carlotta impeccabile in un tubino nero e con i capelli raccolti in una coda bassa. Era impressionante come riuscisse a non avere nemmeno un capello fuori posto <<Ho apparecchiato in terrazzo>> gli comunicò mentre il cagnolino che avevano visto il giorno prima in pasticceria iniziava ad annusargli le scarpe.
<<Hai avuto una bellissima idea e complimenti per la casa>> rispose Federico dandosi un'occhiata intorno.
E così quei due vivevano in quell'attico già da due anni, in confronto il suo appartamento le sembrava minuscolo; ma almeno era riuscita ad acquistarlo con i suoi soldi.
La tavola era curata nei minimi dettagli e rispecchiava l'ossessione della ragazza per la perfezione. Non c'era nulla che stonasse in quell'appartamento, così come non c'era nessun dettaglio fuori posto su quella tavola, era tutto così maledettamente studiato da apparire quasi finto.
Per una persona normale sarebbe stato impossibile mantenere quell'ordine, o forse era impossibile solo per lei che aveva una bambina piccola.
Bambina che, tra l'altro, si stava guardando intorno ammaliata, ignara del fatto che qualcun altro stesse studiando lei. Riccardo infatti non le aveva tolto gli occhi di dosso da quando era entrata, ma non la osservava nel modo in cui le persone normali guardano i bambini. Il suo era uno sguardo clinico, come quello dei dottori che devono comprendere di quale patologia soffra il loro paziente.
<<Ciao Riccardo>> lo richiamò all'ordine Chandra <<C'è qualche problema?>>
Lui distolse immediatamente l'attenzione da Ariel e puntò gli occhi su di lei.
<<No, è tutto magnifico. Sono felice che siate venuti>>
Durante il pranzo Chandra si rese conto di quanto fosse impostato il rapporto tra marito e moglie, per certi versi gli ricordò quello dei suoi genitori. Non sembravano una giovane coppia, si comportavano come due vecchi.
Non ridevano, non scherzavano ma si limitavano a mangiare e a condurre discorsi banali. Riccardo almeno ci provava. Carlotta non disse quasi nulla per tutto il pranzo ma portò solamente i piatti a tavola rifiutando ogni volta di essere aiutata. Sorrideva, certo, ma erano sorrisi di circostanza.
Poi, dopo aver servito il dolce, si decise finalmente a fare una domanda: <<Quanti anni ha?>> chiese indicando Ariel.
<<Ne ho appena compiuti cinque>> rispose la bambina alzando tutte le dita della mano destra.
<< Ed è vostra figlia, giusto?>>
<<È come se fosse figlia di entrambi>> rispose risoluto Federico battendo il cinque ad Ariel
<<Proprio così>> confermò Chandra << Federico, facendo il ginecologo, l'ha vista nascere>>
Non voleva scendere troppo nei dettagli ma voleva che fossero ben consapevoli del fatto che tra e lei e il suo fidanzato c'era un rapporto molto solido. Per Ariel Federico era come un padre, forse era che più di un padre, e nessuno avrebbe mai potuto rompere il loro legame.
Carlotta fece un profondo respiro e non disse nient'altro. Probabilmente aveva messo su quella pagliacciata e aveva fatto lo sforzo di sopportarli solo per porre loro quella semplice domanda. Una come lei doveva sempre studiare dei piani complessi.
STAI LEGGENDO
La storia sbagliata
General FictionDedicato a chi ama l'estate, il mare e le corse sotto il sole. Dedicato a chi nelle lunghe giornate invernali non può fare a meno di ripensare alle vacanze estive. Dopo nove mesi di vento e pioggia è finalmente tornata l'estate a Castel Ligure, una...