CAPITOLO 20- LA RAGAZZA CON LA CHITARRA

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Durante quella breve conversazioni scoprì che le due ragazze avevano un anno in più di lei (mentre Aurora era una sua coetanea) e frequentavano entrambe il liceo scientifico del posto, anche se con scarsi risultati. Quell'anno erano state rimandate una con tre materie e l'altra con quattro. Il loro unico obiettivo era quello di prendere un diploma per poi dedicarsi a tutt'altro: Viola avrebbe voluto fare la modella mentre Caterina la personal trainer.

<<E dove vuoi andare? A Miss Italia?>> la prese in giro il ragazzo che ormai aveva lo sguardo completamente perso.

<<Ma secondo te. Io punto a sfilare per Victoria's Secret>> disse Viola passandosi una mano tra i lunghi capelli mori << Ma tu Emma non bevi niente?>>

<<Per adesso non ho sete>>

<<Be, ma già che siamo qua ordina qualcosa. Offro io>> insistette << Ti piace il mojito?>>

<<Mm, va bene, grazie>>

Così quella sera imparò un'altra preziosa lezione di vita: mai bere dei super alcolici a stomaco vuoto. È una regola che dovrebbero scrivere e incorniciare in ogni locale frequentato da adolescenti desiderosi di passare una "serata da leoni". 

Emma finse di essere abituata a bere per non rischiare di passare per quella che non era mai uscita a divertirsi. Disse che a Torino spesso la sera andava a bere con le sue amiche mentre in realtà era uscita solo qualche volta in occasione delle cene di classe o di qualche altro raro evento. L'unica volta in cui aveva introdotto un superalcolico nel suo corpo era stata dopo una festa e aveva bevuto un semplice shottino di sambuca, che non le aveva provocato nessun effetto collaterale.

Quando il cameriere le posizionò davanti il bicchiere contenente un liquido trasparente, con delle foglie, vari pezzi di lime e due cannucce  lo osservò fingendosi disinvolta e iniziando a mescolare il cocktail. Si sentiva stranamente osservata, come se tutti fossero in attesa del suo primo assaggio.

Era stata una pessima idea accettare l'offerta di Viola: quel cocktail emanava un odore che le dava la nausea, le ricordava il disinfettante degli ospedali. Per giunta non amava nemmeno la menta.

Ma decise di fare finta di nulla e di iniziare mandare giù a piccoli sorsi quel mojito.

<<Oh no!>> esclamò di colpo Caterina <<Ci siamo dimenticati il brindisi>>

Tutti iniziarono a far scontrare i propri bicchieri per poi batterli sul tavolo come portafortuna; questo mentre la gola di Emma veniva invasa dall'odore forte e amaro del rum. Non ce l'avrebbe mai fatta a finirlo tutto.

Quando era ormai arrivata a metà del drink incominciò a sentirsi strana: come se il suo corpo stesse iniziando a rilassarsi; ma non era una sensazione completamente piacevole perché sentiva di non avere il pieno controllo su quello che stava accadendo.

Faceva sempre più fatica a seguire i discorsi dei suoi amici e sentiva le loro voci attutite, come se avesse gli auricolari alle orecchie. I rumori le rimbombavano nella testa mentre lei continuava a sforzarsi di sorridere fingendo che andasse tutto bene.

<<Ti va uno shottino di vodka, Emma?>> le chiese Viola posandole la mano sul braccio.

<<Va bene>>

<<Perfetto, due shottini di vodka alla menta>>

In quell'istante ripensò alle raccomandazioni stupide di sua madre: non fare sciocchezze. 

Ma le scacciò immediatamente, non stava commettendo una sciocchezza, stava semplicemente facendo quello che facevano tutti i ragazzi della sua età. Per giunta aveva appena scoperto che il ragazzo che le piaceva era già impegnato con una ragazza molto più bella di lei. Si convinse di avere bisogno di bere per dimenticare.

Peccato che forse per essere il suo primo vero approccio con l'alcol si fece prendere eccessivamente la mano. Lasciò che la trascinassero troppo in là.

<< Mi raccomando: questo si manda giù tutto in una volta sola>> le disse Viola prima di bere tutto il contenuto del suo bicchierino.

Non sembrava un'impresa così complicata. Non fosse stato per il fatto che ad Emma il primo sorso di vodka andò di traverso, ma ebbe la pessima idea di non fermarsi e andare avanti a ingurgitare quel liquido.

Quando iniziò ad avvertire un senso di soffocamento smise subito di bere e iniziò a tossire anche l'anima. Sentiva l'odore della menta all'interno delle narici e della gola mentre continuava a tossire senza riuscire a fermarsi.

Si rese conto che la stavano osservando tutti divertiti in attesa che smettesse di sputacchiare.

<<Scusate>> disse imbarazzatissima <<Forse è meglio che vada>>

<<Tranquilla>> la rassicurò Aurora <<Sono cose che capitano a tutti. Resta ancora un po' con noi>>

La ragazza non ricordò quasi nulla di quello che avvenne dopo, abbassò definitivamente le sue difese unendosi agli schiamazzi dei ragazzi senza paura di essere presa per una pazza. Quella sera per la prima volta sperimentò sulla sua pelle gli effetti dell'alcol e le piacque molto.

Fu un trauma dover uscire dal locale e venire investita dall'aria fresca della notte per poi ritornare a casa barcollando.

Una volta rientrata alla villa arrancò fino alla sua camera, del tutto convinta che le scale sotto di lei si stessero muovendo, erano magiche! Erano come quelle di Shadowhunters... no, o forse era Harry Potter. Magari la sua casa in realtà era una scuola di magia: di giorno sembrava tutto normale ma di notte rivelava i suoi poteri magici! 

Entusiasta di quella scoperta spalancò la porta della sua stanza convinta di trovarsi davanti ad un'aula con tanti studenti intenti ad ascoltare le lezioni. E dopo quella sua brillante scoperta ai professori non sarebbe rimasta altra scelta che ammetterla nella loro scuola per evitare che lei spifferasse al mondo il loro segreto. Sarebbe diventata una shadowhunters... o una strega.

Ma quando aprì la porta vide la sua solita, banale cameretta. Niente banchi in legno con calami e pennini, niente bacchette o ormai. Solo il suo letto.  

Aveva fatto troppo rumore, dovevano averla sentita!

"Non fa niente! Vi beccherò un'altra volta" 

Finalmente però aveva scoperto che cosa si provava nel bere in compagnia. 

Ed era contenta, ma chissà se sarebbe stata ugualmente contenta se fosse venuta a conoscenza  del fatto che qualcuno aveva avuto la brillante idea di filmarla mentre era ubriaca.

La storia sbagliataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora