<<Ciao>> li salutò sgranando gli occhi e maledicendo la sua pigrizia per averle impedito di trovare la forza di mettersi addosso dei vestiti decenti <<Forse è il caso che mi vada a cambiare>>
<<Ma no, siamo noi ad esserci vestiti in modo sbagliato>> la rassicurò Anna, la figlia dei custodi di casa, l'unica persona che conosceva in mezzo a tutti quei ragazzi che la stavano fissando divertiti.
Sarebbe diventata la zimbella di Castel Ligure, ne era sicura.
In quel momento ebbe la certezza di odiare essere al centro dell'attenzione: provava una sensazione di disagio incredibile, unita all'ansia di non sapere che cosa dire o fare. A chi diavolo era venuta l'idea di invitare tutti quei ragazzi nella sua casa?!<< Dai vieni a sederti>> la incitò la stessa ragazza indicando il posto vuoto vicino a lei.
Anna aveva cinque o sei anni in più di Emma e le due non avevano mai legato in modo particolare, forse anche a causa della differenza d'età.
Si ricordava che quando era più piccola Anna aveva anche attraversato un periodo punk durante il quale il suo volto era diventato, agli occhi di Emma, simile a quello di uno zombie.
Da allora aveva sempre associato l'immagine di quella ragazza a quella di un mostro, anche se gli anni erano passati e il suo stile era decisamente cambiato.
In quel momento infatti indossava un vestito molto attillato che poteva permettersi solo chi come lei aveva un fisico snello e slanciato.
Emma si considerava troppo in carne per poter osare così tanto; ma il suo concetto di "essere in carne" era molto opinabile.<<Ho pensato di invitare qualche amico così puoi cominciare a conoscere i ragazzi del posto>> proseguì con il suo falso sorrisetto.
<<Grazie mille per il pensiero>>
<<Non c'è di che>> trillò << Dunque lei è Alice, una mia carissima amica, lei invece è sua sorella Aurora, poi ci sono Caterina e Viola...>> e così iniziò ad elencare una sfilza di nomi senza dare nemmeno il tempo a Emma di associare il nominativo al volto, ma facendole solo venire un gran mal di testa.
Quando ebbe finito le presentazioni ne sapeva come prima: le sembravano ancora tutti dei perfetti estranei.
Un ammasso di persone che si trovavano sedute al tavolo di casa sua delle quali non sapeva nulla e che probabilmente non avevano niente a che fare con lei.
Ma si impose di essere comunque gentile per non rischiare di apparire subito scorbutica.
Forse il piano di Anna era proprio quello di farla sembrare antipatica ai loro occhi, estirpando alla radice qualsiasi remota possibilità di farsi delle nuove amicizie.
Chissà che cosa doveva avergli raccontato sul suo conto.O forse quella era solo una teoria eccessivamente complottista.
Emma fece di nuovo un saluto con le braccia: <<Sinceramente non credo di ricordarmi tutti i vostri nomi ma spero di riuscirli ad imparare nel corso della serata. Io sono Emma>>
Ricevette in risposta un saluto generale prima che qualcuno iniziasse ad avventarsi sulle teglie di pizza che continuavano ad emanare un profumo invitante e irresistibile.
<<Sei a dieta?>> le chiese la ragazza seduta difronte a lei vedendo che aveva preso solo un fetta di pizza margherita.
Non ricordava come si chiamasse ma, quando Anna gliel'aveva presentata, era rimasta colpita dalla sua bellezza: lei e la ragazza che le era seduta accanto sembravano essere uscite da una sfilata di moda.
Sedevano mantenendo una postura perfettamente eretta e si muovevano con una grazia che a lei era completamente estranea. Per non parlare degli occhi e dei lineamenti: avrebbe fatto di tutti per avere un viso così delicato. E invece ogni giorno si trovava a dover combattere con il brufolo di turno nella speranza che non le lasciasse cicatrici.
<<No, no, è che io mangio solo la pizza margherita, non piacciono le altre farciture>>precisò abbozzando un sorriso.
Credeva di non avere abbastanza forza di volontà per mettersi a dieta. Ecco, era già venuta a galla una delle sue tante stranezze.
La ragazza però non disse nulla ma si limitò a sorriderle.
<<Io sono Viola>> si presentò stringendole la mano << La tua casa è davvero pazzesca>>
<<Grazie, appartiene alla famiglia di mio padre dall'inizio del '900, credo>> le spiegò <<È molto spaziosa, ma ha un ché di vecchio per i miei gusti>>
Lei preferiva decisamente le costruzioni più moderne e gli open space. L'arredamento di quella casa era sicuramente raffinato e ricercato, ma a tratti le sembrava troppo antiquato. In un certo senso era come vivere in un museo, con la perenne paura di danneggiare qualcosa di estremamente prezioso. Molto meglio i mobili economici dell'Ikea a suo avviso.
<<A me piacerebbe molto vivere in una casa come questa>> intervenne un altro ragazzo <<L'ho sempre vista da fuori... non pensavo che fosse così bella>>
E lei non sapeva che la sua casa piacesse così tanto ai ragazzi del posto.
<<Anche il tuo nome è molto bello>> commentò il suo vicino, che doveva essere decisamente più grande lui.
Era stato l'unico a non essersi tirato a lucido e solo per quel motivo le stava più simpatico di tutti gli altri.
Aveva la classica espressione dell'intellettuale, quella che, non si sa perché, accomuna la maggior parte dei ragazzi che passano ore e ore sui libri. Però c'era anche dell'altro nel suo sguardo, forse una punta di malinconia. Era innegabilmente intrigante.<<Io penso che sia solo molto comune>>
<<Il fatto che un nome sia comune non esclude che possa essere anche bello>> le fece notare.
<<Probabilmente hai ragione>>
Non era abituata a ricevere un complimento, ammesso che quello del ragazzo potesse considerarsi tale. Rimase colpita dal modo di fare di Giovanni, scoprì che si chiamava così. Era il ragazzo più maturo con il quale le fosse capitato di parlare fino a quel momento. Si esprimeva senza alzare mai la voce, e non urlando come facevano i suoi compagni di classe.
Lei e quel ragazzo iniziarono a parlare ininterrottamente, saltando da un argomento all'altro con estrema disinvoltura, risollevando così una serata che altrimenti sarebbe stata troppo imbarazzante.
Mentre lo ascoltava non poteva fare a meno di osservare le sue mani che si muovevano delicatamente quando avvertiva la necessità di marcare un concetto.Se all'apparenza le era sembrato un intellettuale, parlando con lui si accorse che assomigliava più ad un artista. Un pittore magari.
Stettero insieme a discutere anche quando gli altri si trasferirono in giardino, incapaci di porre un argine al flusso incontrollato delle loro parole.
<<Che cosa fai nella vita?>> gli chiese Emma.
<<Studio giurisprudenza>> sbuffò lui.
<<E non ti piace?>>
<<Nella vita avrei preferito cimentarmi in altro. Come dedicarmi solamente alla musica, ma probabilmente non riuscirei mai a raggiungere la totale indipendenza economica>>
Prendeva degli ottimi voti all'università e quasi sicuramente sarebbe diventato un buon avvocato, ma non sempre le cose che ci riescono bene sono anche quelle che ci piacciono di più.
Emma conosceva bene quella distinzione e per quel motivo riuscì a comprendere perfettamente il ragionamento di Giovanni.
Tra loro nacque un'intesa quella sera.
Ancora non sapevano che quella sintonia, sorta in modo molto spontaneo, sarebbe stata la loro rovina.
STAI LEGGENDO
La storia sbagliata
Fiksi UmumDedicato a chi ama l'estate, il mare e le corse sotto il sole. Dedicato a chi nelle lunghe giornate invernali non può fare a meno di ripensare alle vacanze estive. Dopo nove mesi di vento e pioggia è finalmente tornata l'estate a Castel Ligure, una...