CAPITOLO 2

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La ragazza iniziò a farsi largo tra tutti quegli studenti per soccorrere la sua amica in difficoltà. Chiara era davvero bravissima quando si trattava di dare consigli letterari, ma con il caffè e le colazioni se la cavava maluccio.

<<Alessia dov'è?>>

<<Credo che si sia addormentata>> rispose Chiara <<Questa mattina non è arrivata, così ho provato a chiamarla ma non mi ha risposto. Poco fa sono riuscita a mettermi in contatto con lei e mi ha detto che non le è suonata la sveglia>>

Chandra emise uno sbuffo molto simile a quello che la figlia aveva fatto poco prima. Quella era la terza volta che capitava in un mese; forse era il caso che Alessia cambiasse la sua sveglia o che la impostasse meglio.

Non disse nulla e iniziò a servire i ragazzi cercando di metterci il meno possibile per far smaltire la coda: ormai il piccolo spazio in cui lavorava le era diventato così famigliare che avrebbe potuto muoversi anche ad occhi chiusi. Era tutta questione di coordinazione e di calcolo millimetrico dei movimenti, un gioco di precisione che permetteva di essere rapidi e lasciare i clienti liberi di salire al piano superiore o di godersi la loro consumazione ai tavolini.

<<Speriamo che sia qui prima delle quattro>> disse Chandra quando il locale finalmente si fece meno affollato.

<<Penso proprio di si>> la rassicurò l'altra <<Comunque credo che dovremmo parlarle, dovrebbe prendere più seriamente questo lavoro>>

Sì, era la stessa considerazione che facevano sempre tra di loro ma che non riuscivano mai a farle in faccia. L'avevano assunta l'estate precedente quando avevano capito di non essere più in grado di gestire tutto il lavoro da sole e anche perché sapevano che quella ragazza aveva bisogno di un'occupazione.

Veniva spesso a studiare lì perché i suoi genitori erano entrambi a casa disoccupati e passavano tutta la giornata a litigare e ad insultarsi, impedendole di concentrarsi. Terminate le scuole superiori non aveva avuto la possibilità di proseguire gli studi e così avevano deciso di offrirle quell'occupazione per permetterle di mettere da parte un po' di denaro. Per quanto fosse carina e spigliata con i clienti però aveva pur sempre diciannove anni e non possedeva un grande senso di responsabilità.

<<Tu a diciannove anni eri già madre>> insistette Chiara.

<<Non credo che io sia l'esempio migliore da tirare in ballo>>

<<Ma se hai una figlia stupenda!>>

Vero, sua figlia era stupenda ma non aveva passato momenti facili, soprattutto prima di incontrare Federico. I mesi della gravidanza probabilmente erano stati i più bui della sua vita, colmi di incertezze e di paure.

Non era mai stata abituata a pensare ad un futuro a lungo termine e ad avere piani di riserva. Prima di allora aveva sempre vissuto alla giornata, come una qualsiasi adolescente. Da un giorno all'altro invece era stata obbligata a pensare non più solo a sé stessa ma anche ad un modo per mantenere la creatura che sarebbe venuta al mondo. Ed era stato allora che aveva avuto l'idea geniale. Quella che poi le avrebbe permesso di mettere in piedi il progetto della libreria insieme a Chiara.

Era affezionata a quel posto quasi come ad un figlio: ogni volta che la stampa locale gli dedicava un articolo si sentiva estremamente orgogliosa del suo lavoro. Sapere di essere riuscita a creare un luogo di aggregazione era per lei una grande soddisfazione.

<<A quando il prossimo romanzo?>> le chiese la sua socia mentre sistemavano gli scaffali con i libri.

<<Ti prego non chiederlo>> rise lei <<è la stessa domanda che mi fa sempre anche il mio editore>>

<<Scusami, è che molti clienti lo chiedono a me perché probabilmente non osano fare a te questa domanda>>

Chiedere ad una scrittrice quando uscirà il suo nuovo romanzo è come chiedere ad una donna quando farà il prossimo figlio. Una scrittrice non è un robot che butta fuori in continuazione storie, così come una donna non è un fornace che produce figli in serie.

Sì, aveva parecchie storie in mente, ogni tanto provava anche a buttare su carta un canovaccio della trama ma poi finiva sempre per accorgersi della banalità del racconto, sentiva che nessuno dei suoi pensieri avesse la dignità per venire stampato su carta. Troppo scontati o forse troppo confusionari per poter piacere al pubblico; e l'ultima cosa che voleva era deludere i suoi lettori.

<<Immagino che per te non sia facile >> disse comprensiva Chiara <<Lo dicono tutti gli scrittori che il secondo romanzo è il più difficile da scrivere. Specie se il primo ha avuto molto successo>>

<<In realtà è sempre difficile scrivere un libro>> precisò Chandra <<E con più cresco, più mi risulta difficile scrivere qualcosa di originale. Mi sembra che tutte le mie storie seguano il copione di altri racconti che ho letto in passato>>

Erano passati cinque anni dalla stampa del suo primo romanzo, quello che le aveva permesso di "affermarsi" sulla scena letteraria. Un ruolo molto importante certamente l'aveva giocato anche il suo personaggio di scrittrice: era raro che una ragazzina di diciassette anni, incinta, pubblicasse un libro. Ed ora i suoi ammiratori erano in attesa del secondo, peccato che lei non avesse scritto ancora nemmeno una riga decente.

D'altra parte credeva anche di essere giustificata: negli ultimi anni si era lanciata completamente nel progetto della libreria e aveva concentrato tutte le sue energie su quello, lasciando temporaneamente da parte la scrittura. Senza contare che aveva anche una figlia da crescere.

<<Forse avresti bisogno di staccare la spina per un po', magari ti aiuterebbe a ritrovare l'ispirazione>>

<<Scherzi? Non posso abbandonare questo posto!>>

<<Non sto dicendo che devi andartene per sempre, solo per qualche giorno>> insistette l'altra <<Ormai è estate ed è da tre anni che non ti concedi una vacanza. Anche ad Ariel farebbe bene lasciare questa città>>

Per una frazione di secondo prese in considerazione quella proposta, un istante che da solo fu in grado di farle venire una voglia folle di andare al mare. Non solo per qualche giorno ma per un mese, forse anche due. Negli ultimi anni si era "riposata" per al massimo due giorni consecutivi (l'anno prima lei e Federico si erano concessi un soggiorno di due notti a Firenze per festeggiare il compleanno del ragazzo).

<<Ma va, Ariel ci sta benissimo qui>> tagliò corto lei senza troppa convinzione.

Tutti i bambini adorano le in vacanze, stare in spiaggia e costruire castelli di sabbia, abbronzarsi mentre mangiano un gelato gocciolante. E lei non era ancora stata in grado di offrire a sua figlia una vacanza del genere.

<<Se lo dici tu>>

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#ANGOLO DIBATTITO

Buongiorno a tutti e grazie per essere arrivati fino a questo punto della storia!

Questi primi capitoli servono per inquadrare a grandi linee i personaggi ma spero che risultino comunque scorrevoli e che riescano ad incuriosirvi. 

Sperando di poter ancora contare sulla vostra fiducia vi do appuntamento a domani con un nuovo capitolo!

La storia sbagliataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora