CAPITOLO 39 - LA RAGAZZA CON LA CHITARRA

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EMMA

Dopo quella notte Emma non fu più la stessa, qualcosa dentro di lei era cambiato. O forse aveva solo preso coscienza di quale fosse la sua vera natura.

Credeva di amare il rispetto delle regole, che queste ultime fossero necessarie per vivere correttamente all'interno della società; ma quella sera scoprì che in realtà desiderava infrangerle. Per la prima volta in vita sua, mentre guidava quella macchina e schivava i ragazzi, si era sentita viva. Finalmente aveva fatto qualcosa degno di nota e che un giorno avrebbe potuto raccontare.

<<Che cos'hai pensato mentre eravamo in macchina?>> chiese il giorno seguente ad Alessandro.

Aveva deciso di invitarlo a casa sua a fare colazione, prima della consueta lezione di chitarra, per ringraziarlo del supporto morale che le aveva fornito la notte precedente.

Per l'occasione aveva chiesto alla signora Ferrando di comprare vari gusti di brioche in modo che il suo ospite potesse scegliere quelle che preferiva. Lei invece avrebbe dovuto stare attenta a non lasciarsi tentare da tutti quei dolci ma si sarebbe dovuta accontentare di bere solo un caffè macchiato, magari con un cucchiaino di zucchero.

<<Sinceramente ho pensato:"Dio, se esisti, non farmi morire">>

Emma scoppiò a ridere. 

Ora che era ritornata nella sua casa ripensare a quei momenti di pura follia era quasi divertente. Nemmeno lei riusciva a spiegarsi come avesse fatto ad uscire indenne da quella sfida, senza nemmeno fare male a tutti quei ragazzi. Era come se a compiere tutte quelle azioni fosse stata un'altra persona.

<<Ce la siamo visti così brutta?>>

<<Abbastanza>> ammise lui ricambiando il suo sorriso <<Ma non ti preoccupare: io sottoterra ho intenzione di finirci il più tardi possibile>>

Capitava spesso di conoscere le persone in mezzo ad un gruppo e farsi una determinata idea per poi doversi completamente ricredere quando si rimaneva soli con loro.

C'erano ragazzi che in base al contesto in cui si trovavano cambiavano completamente il proprio comportamento. Come Alessandro. Quando era insieme alle altre ragazze assumeva perennemente l'atteggiamento del tipico ragazzo duro e costantemente imbronciato mentre, in quel momento, aveva l'espressione rilassata e sembrava essere molto alla mano.

<<Come mai stai sempre con Viola, Caterina e Aurora?>> gli chiese a bruciapelo.

<<Perché le conosco da quando sono nato>> rispose semplicemente, come se quella fosse l'unica risposta possibile <<Qui a Castel Ligure non puoi "sceglierti gli amici", è un paesino troppo piccolo. Ti limiti a stare con quelli della tua età>> 

Le spiegò che fin da piccoli, all'interno dei nati nello stesso anno, si formavano dei piccoli gruppetti che solitamente erano composti da bambini figli di genitori che erano amici tra di loro.
Quelli erano i più fortunati perché sicuramente non sarebbero mai rimasti da soli.
Il legame che si instaurava durante l'infanzia era qualcosa di indissolubile e, quando quei bambini sarebbero diventati ragazzi, avrebbero consolidato il loro gruppo, impedendo l'ingresso a qualsiasi nuovo membro. Così, a coloro che rimanevano tagliati fuori, non restava che fare fronte comune; ma spesso non era così facile andare d'accordo e  finivano per dividersi in gruppetti.

<<Io ho scelto di stare con Caterina e Viola>> concluse.

<<Ma tu sei stato fidanzato con una di loro due?>> chiese senza porsi il problema di stare facendo una domanda un po' troppo personale.

Ricordava che Viola le aveva accennato qualcosa ma era curiosa di conoscere la storia nel dettaglio.

<<Sono stato con tutte due>> le confessò <<E entrambe mi hanno tradito. Come tutte le altre ragazze con le quali sono stato. Voi donne dite tanto che noi uomini siamo infedeli, ma non è che voi siate molto meglio>>

La storia sbagliataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora