CAPITOLO 17

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Guardò l'orario sulla sveglia accanto al comodino: erano le 20. Quel ragazzo non aveva nulla di meglio da fare che venirla a disturbare ad ora di cena? Non poteva limitarsi a passare la serata in compagnia della sua cara mogliettina?

<<Digli che in questo momento mi sto facendo il bagno>> disse risoluta <<Se ha tempo di aspettare va bene, altrimenti che torni un'altra volta>>

La donna la guardò in modo sorpreso ma non disse nulla. Doveva aver intuito che quell'uomo non le andasse particolarmente a genio.
O forse era venuta a conoscenza di parte della storia.

<<Chi è che è venuto?>> le domandò Federico uscendo dalla vasca completamente nudo.

Chandra non poté fare a meno di soffermarsi per un secondo ad ammirare il fisico di quello che sarebbe diventato suo marito. A dire il vero probabilmente si soffermò per qualche istante di troppo sulle parti intime del ragazzo che, però, sembrò apprezzare le sue attenzioni.

<<Un disturbatore>> rispose distogliendo l'attenzione dai suoi genitali << E mettiti qualcosa addosso. Esibizionista>>

<<Agli ordini>> disse infilando i boxer e un paio di jeans.

Lui era il suo presente e il suo futuro, insieme a Federico forse sarebbe stata in grado di chiudere definitivamente con il passato.
Un passato che, nello specifico, la stava aspettando pazientemente nel salone dove una volta la sua famiglia era solita ad organizzare grandi feste.

Quella sala era forse la parte più sfarzosa della casa, quella che era stata arredata senza badare a spese. Le finestre erano delle grandi vetrate ad arco che si affacciavano sul giardino rendendo l'ambiente estremamente luminoso e consentendo il passaggio continuo dall'interno all'esterno dell'abitazione.
I divanetti in pelle permettevano a tutti di organizzarsi in gruppi e lasciarsi andare alle celebri "chiacchiere da solotto"; per chi invece preferiva divertirsi e giocare a carte c'erano anche dei tavolini e delle sedie in legno. E un pianoforte, nel caso in cui a qualcuno fosse venuta voglia di suonare. Quella sala rispecchiava perfettamente il gusto della ricca borghesia di una volta, tutto era pensato per potersi concedere gli svaghi tipici dell'epoca.

L'unica nota stonata nella sala in quel momento era rappresentata dalla figura maschile che stava accarezzando la cassa del pianoforte con una delicatezza quasi estrema.

Anche se era girato di spalle Chandra lo riconobbe subito. E come avrebbe potuto essere altrimenti?

Poteva scorgere lo stesso fisico gracile, le stesse gambe e braccia pelle e ossa. Anche i capelli erano rimasti dello stesso colore castano chiaro, ma in quel momento non erano più scompigliati e tagliuzzati in modo irregolare. Erano tagliati corti e probabilmente laccati in modo che non ci fosse nessun ciuffo ribelle. 

Rimase ad osservare per qualche istante i suoi movimenti senza che lui si accorgesse di nulla: probabilmente erano anni che non metteva più piede in quella sala. Era un ritorno al passato per entrambi.

Fu solo quando si girò, però, che si trovò nuovamente indifesa sotto il suo perenne sguardo indagatore. Riccardo osservava le persone come se volesse studiarle, quasi come se sperasse di comprendere i contorti meccanismi che regolano la mente umana. Non si era mai accontentato di fermarsi alle apparenze, voleva conoscere i veri sentimenti degli individui.

Quel suo modo di fare non era cambiato anche se gli anni erano passati e il suo volto non era più quello di un giovane ragazzo ma di un uomo ormai adulto che iniziava già ad essere attaccato dall'ingiuria del tempo. Ai lati dei suoi occhi si erano formate delle piccole rughe, piccole ma visibili, e il suo incarnato era ancora più bianco di quanto non ricordasse.

Aveva anche iniziato a portare gli occhiali che, uniti alla camicia a righe, gli conferivano all'apparenza un'aria da professore un po'impacciato alle prime armi.

<<Ciao Chandra>> la salutò allontanandosi dal pianoforte per dirigersi verso di lei.

La storia sbagliataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora