CAPITOLO 37

27 17 5
                                    

Chandra sperava che dopo tutto quel tempo le persone si fossero dimenticate dei suoi errori, ma è molto più semplice scordarsi dei propri sbagli piuttosto che di quelli commessi da altri. Soprattutto se le conseguenze delle loro azioni ricadono sulla nostra vita.

<<Ti trovo bene, comunque>> osservò lei, come se quella sottospecie di complimento potesse migliorare le cose.

<<Tiro avanti>> rispose lui <<Sicuramente tu stai messa meglio di me>>

<<Cerco di dare il massimo per mantenere al meglio mia figlia>>

<<Certo, certo. Che cosa non si fa per i figli>> commentò Matteo pensieroso prima di essere raggiunto da una cliente della spiaggia privata che gli appoggiò una mano sul petto, come se fosse un oggetto di sua proprietà.

La signora visibilmente molto più grande rispetto a lui lanciò un'occhiata di fuoco a Chandra e alla sua amica, incitando il ragazzo ad accompagnarla nella sua solita passeggiata mattutina.

<<Il lavoro mi chiama>> disse lui prima di congedarsi <<Avremo modo di rivederci in giro>>

"Speriamo di no" avrebbe voluto ribattere lei mentre lo osservava camminare tenendo sottobraccio quella donna. 

Per tutto il tempo in cui erano stati amici la ragazza non era mai riuscita ad immaginare che lavoro avrebbe potuto svolgere Matteo, non riusciva a figurarselo come un lavoratore comune. Vederlo con la divisa da soccorritore era molto strano per lei.

<<Chi era quello?>>

<<Un  mio amico, anzi un mio ex amico>>

<<Perché ho l'impressione che in questo posto siano tutti strani?>> le chiese Chiara confusa.

<<Perché è così>> rispose semplicemente l'amica <<Dicono che l'aria di questo posto renda tutti un po' pazzi>>

Anche lei infondo era impazzita a furia di passare troppo tempo a Castel Ligure. Era come una droga, una volta assunta la prima dose non se ne poteva più fare a meno. E più passava il tempo più si avvertiva l'impellente bisogno di aumentare la quantità per continuare a godere degli stessi effetti.

Probabilmente era per quel motivo che gli abitanti del posto non amavano lasciare la loro casa. Chandra era ben consapevole del fatto che quel luogo esercitasse un'influenza tossica su di lei, per questo aveva cercato di starci alla larga, ma ora che era tornata non avrebbe voluto andarsene mai più.

Per qualche strana ragione, Castel Ligure era l'unico luogo al mondo in grado di rendere le emozioni più intense.

I colori della natura erano più vividi, più puri e anche stare semplicemente sdraiati sulla spiaggia ad addentare un trancio di focaccia poteva trasformarsi in un'esperienza mistica.

Tutto lì era amplificato, si avvertiva un senso di vita così viscerale da arrivare persino a mettere in dubbio l'esistenza della morte. Eppure anche il quel posto le persone morivano.

<<Non voglio che ve ne andiate>> sospirò Chandra mentre se ne stavano sulla battigia ad osservare il mare al tramonto.

Avevano deciso di ordinare cinque pizze e di mangiarle in riva alla spiaggia mentre la luce del sole iniziava a farsi sempre meno intensa, fino a scomparire dietro il promontorio. La sabbia scottava ancora sotto le loro mani. Alcune persone intorno a loro avevano deciso di fare un ultimo tuffo in acqua, altri leggevano un libro e i bagnini stavano chiudendo gli ombrelloni. Era uno di quei momenti di passaggio, in cui pareva quasi di essere sospesi nel vuoto, ma senza sentirsi spaventati.

Chandra non avrebbe mai potuto sentirsi impaurita finché sarebbe stata avvolta dalle braccia di Federico e circondata dai suoi affetti più cari.  Davanti a lei c'erano Ariel che continuava a fare le spaccate e le ruote sulla sabbia e Chiara e Simone intenti a bisticciare tra di loro. Era un momento perfetto.

<<Io cercherò di venire qui il più spesso possibile>> la rassicurò Federico <<E anche questi due possono tornare tutte le volte che vogliono. O quasi>>

<<Se siamo indesiderati puoi anche dircelo in faccia>> ribatté Simone, sempre con l'offesa pronta.

<<No, ma figurati. è straordinariamente piacevole assistere ai vostri litigi>>

<<Dai Simone, vendicati>> intervenne Chandra <<Raccontaci qualche aneddoto imbarazzante su Fede>>

Il ragazzo rimase in silenzio per qualche istante, forse non era completamente certo di voler rovinare pubblicamente la reputazione del suo migliore amico. O forse stava solo facendo una selezioni degli episodi più divertenti che lo avevano visto protagonista.

<<Be', c'è stato quel capodanno a Praga...>> iniziò mentre Federico si sbatteva entrambe le mani sul volto.

Simone incominciò a parlare di quei giorni  vissuti nel delirio generale, in un ostello dove avevano conosciuto due ragazze tedesche che avevano scambiato Federico per un attore. E lui era stato al gioco, approfittando del suo "fascino" per sedurre le due turiste.

<<Poi cercando quell'attore su internet avevamo scoperto che era più vecchio di me di dieci anni>> aggiunse il ragazzo scoppiando a ridere.

<<Ti sta bene>> commentò Chandra dandogli un pugnetto sul petto.

Perché la vita non poteva essere composta solo da momenti belli e semplici come quello che stavano vivendo? Perché doveva essere disseminata dal rancore, dall'odio, dal dolore e dall'invidia? Chi aveva deciso di rendere le cose così complicate?

Non voleva che il suo fidanzato e i suoi amici la lasciassero da sola e, per quel motivo, quando arrivò il momento della loro partenza li abbracciò tutti e tre, nel tentativo di tenerli il più vicini possibile a lei. Ma la vita non era solo fatta di piaceri, era caratterizzata soprattutto da doveri.

<<Dobbiamo proprio andare>> disse a malincuore Federico <<Altrimenti domani mattina nessuno di noi si alzerà dal letto per andare al lavoro>>

Le diede un rapido bacio sulle labbra e prese in braccio per un'ultima volta Ariel prima di salire in auto. Sapeva che se non si fosse mosso con rapidità non sarebbe mai riuscito a staccarsi da loro.

E a Chandra non rimase altro che limitarsi ad osservare le auto che uscivano lentamente dal cancello della sua villa mentre il cielo si faceva sempre più scuro.

 D'altra parte anche quella era una dinamica tipica dei paesi di villeggiatura: ogni arrivo portava già con sé il presagio di una partenza.

Altrimenti quel soggiorno non si sarebbe potuto definire vacanza.

La storia sbagliataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora