CAPITOLO 8

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Chandra se ne stava sdraiata sul suo letto con lo sguardo rivolto verso il soffitto: nemmeno i fastidiosi raggi del sole che filtravano dalla tapparella le davano la forza per alzarsi. Da anni ormai si rifiutava di dormire in un contesto di buio totale: non sopportava l'idea di non riuscire a vedere nulla di quello che la circondava, le dava l'impressione di essere diventata cieca.
Federico, al contrario, avrebbe pagato oro per poter tornare a riposarsi completamente al buio. In quel momento erano coricati l'uno accanto all'altra: la ragazza vicino alla finestra e il ragazzo dal lato opposto. Entrambi stanchi, entrambi bisognosi di un'altra serata simile a quella che avevano appena trascorso.

<<Andiamo a Castel Ligure oggi? Ti prego, ti prego>> chiese di colpo Federico facendo la voce da bambino.

Chandra inizialmente pensò di non aver capito bene. Aveva fatto quella proposta senza nemmeno guardarla, credeva addirittura che stesse ancora dormendo.

<<Che cosa?>>

<<Hai capito bene>>

La ragazza si alzò di scatto e si mise seduta sul letto: le leggere lenzuola primaverili coprivano delicatamente il suo corpo nudo, ma questo non era sufficiente per farla sentire completamente al sicuro. Tutte le barriere che aveva faticosamente costruito nel corso di quegli anni sarebbero traballate anche solo nel sentire nominare quel posto. La sera prima si era sforzata di mantenere la calma perché la proposta del suo fidanzato era stata vaga, ma in quel momento nella sua domanda non c'era nulla di indeterminato: andiamo a Castel Ligure? Oggi?

<<Lo so che torni in quel posto dall'anno in cui...>>

<<Sì, dall'anno in cui sono rimasta incinta>> concluse risoluta lei per lui <<è proprio per questo motivo che non ci voglio più tornare>>

<<Ma perché? Di che cosa hai paura?>>

Belle domande. Proprio belle.

Lei e Federico si frequentavano ormai da diversi anni, lui era probabilmente la persona che in quel momento la conosceva meglio di chiunque altro ma c'erano dei fatti inerenti al suo passato che non gli aveva mai raccontato. Perché si vergognava. Si vergognava terribilmente anche solo a ripensare a tutto quello che aveva fatto quella maledetta estate. Credeva che con gli anni sarebbe riuscita a dimenticare quello che era successo ma, sebbene ne fossero passati già sei, si ricordava ancora tutto con estrema precisione: sia i momenti estremamente belli sia quelli dannatamente brutti.

Custodire quei ricordi era come avere una mina vagante dentro il proprio corpo: c'erano giornate nelle quali sembrava che fosse ferma, altre in cui la sua presenza si faceva sentire, eccome se si faceva sentire. Senza mai dare nessun preavviso. Non importava se stesse lavorando, giocando con la sua figlia o parlando con Federico; non importava se fosse mattina, pomeriggio o sera. Bastava un minimo dettaglio per farle provare una fitta lancinante allo stomaco che poi si diffondeva rapidamente in tutto il resto del corpo. 

Si trattava di un dolore estremo che inizialmente non era nemmeno in grado di sopportare. Con il tempo però era diventata brava a dissimulare: non piangeva più, si limitava solo a fare una leggera smorfia e a sforzarsi di non far trapelare il suo stato d'animo. Ma aveva paura che a Castel Ligure quelle emozioni sarebbero state più difficili da nascondere o che addirittura potessero sopraffarla.

<<Adesso non sei più una ragazzina sola. Ci sono io >> le assicurò Federico, prendendole la mano con la sua solita delicatezza.

Una stretta salda, sicura, senza però mai esercitare una pressione eccessiva <<Ormai quello è un capitolo chiuso della tua vita.. Nessuno ti può fare più del male>>

<<Non c'entra. Preferirei stare semplicemente lontana da quel posto>> precisò lei accennando ad un sorriso amaro <<Comunque vuoi che dica va bene, così chiudiamo il discorso?>>

Lui sbuffò e si ritrasse di colpo da lei. Ogni volta che tornava a galla il passato della ragazza era impossibile portare avanti una conversazione civile senza che lei finisse per offendersi e chiudersi a riccio.
Ma quella volta Federico aveva giocato d'anticipo accordandosi con una persona che, in un modo o nell'altro, finiva sempre per ottenere quello che voleva: Ariel.

<<Ho capito, vado a preparare la colazione>> disse andando in realtà nella cameretta della bambina, che lo stava aspettando ansiosa con il suo solito sorrisetto furbo.

<<Preparati>> bisbigliò facendole l'occhiolino.

La bambina ricomparve pochi minuti dopo in cucina con addosso un vestitino bianco che lasciava intravedere sotto un costume rosa a due pezzi.

Aveva anche portato con sé una rete colma di giocattoli per la spiaggia che Federico le aveva acquistato diversi giorni prima. I due, come ladri, li avevano sapientemente nascosti in modo che Chandra non sospettasse nulla.

<<Si va al mare!>> urlò tutta allegra battendo le mani per poi infilarsi i suoi occhiali da sole di Minnie.

E nel vederla vestita in quel modo Chandra sbiancò.

<<Ma vi siete coalizzati contro di me?!>> esclamò lanciando un'occhiata al suo fidanzato.

<<Ti prego, ti prego, ti prego>> insistette Ariel iniziando a strusciarsi contro le gambe della madre << Fede mi ha anche comprato questi giocattoli>>

<< Sei un infame>> disse solamente.

Aveva architettato tutto quel piano alle sue spalle; sapeva che non sarebbe riuscita a dire di no a sua figlia, soprattutto vedendola così entusiasta.

<<Va bene>> acconsentì dopo aver riflettuto per alcuni minuti <<Ma la prossima volta che organizzate una vacanza gradirei essere coinvolta anche io nei preparativi>>

<<Perfetto!>> esultarono i due complici battendo il cinque.

In quel momento si rese conto che era stato progettato tutti nei minimi dettagli: Federico aveva nascosto in cantina una valigia che conteneva i vestiti per tutti e tre ( le aveva comprato due costumi da bagno) e aveva avvisato Chiara che per quel weekend non avrebbe potuto contare sulla sua socia. Un piano davvero elaborato. 

<<Me la pagherai>> gli assicurò mentre trasferivano i bagagli nel baule della loro auto.

<<Non vedo l'ora>> ammiccò lui.

Quando tutti e tre furono sulla macchina il ragazzo le tolse dalle mani il cellulare buttandolo sul sedile posteriore accanto ad Ariel.

<<Regole per questi due giorni>> iniziò <<La tecnologia è severamente vietata, è esclusa solo la macchina fotografica, niente litigi, niente capricci e solo tanta voglia di divertirsi>>

Ma l'aveva scambiata per una bambina? 

<<Bene, visto che nessuno ha obiezioni possiamo procedere con l'appello>> proseguì guardando Ariel dallo specchietto retrovisore.

La bambina estrasse dalla sua borsetta un foglio, una biro e iniziò a leggere: << Federico Villa?>>

<<Presente>>Sorridendo Ariel spuntò il suo nome.

<<Ariel Ferrari? Presente>>

<<Voi due siete fuori di testa>> commentò Chandra sforzandosi di rimanere seria.

<<Chandra Ferrari?>>

In tutta risposta la ragazza fece una pernacchia.

<<Mamma!>>

<<Che avete? In ogni gruppo c'è sempre la ragazza indisciplinata>> si giustificò.

Con quelle premesse avrebbe anche immaginato di potersi divertire.

Ma l'idea di tornare a Castel Ligure dopo così tanti anni la spaventava a morte. Sperava con tutto il cuore che quei giorni passassero velocemente e senza intoppi. Ma c'erano troppe variabili per poter stare tranquilla.

La storia sbagliataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora