CAPITOLO 11

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Carlotta Cozzani era una persona difficilmente decifrabile, una di quelle che cercano di tenere gli altri a debita distanza. Eppure, per qualche arcano motivo, erano in molti a trovarla una ragazza interessante. C'era qualcosa in lei che rendeva impossibile liquidarla con un semplice: "è antipatica".

Le due si scambiarono un'occhiata rapidissima, simile a quella che si erano rivolte la prima volta che si erano conosciute. 

A volte basta uno sguardo per capire che una persona non ti andrà mai a genio. Probabilmente non sapremo mai spiegare da che cosa nasca questa antipatia selettiva, però la sua esistenza è innegabile. E spesso non si tratta di un semplice pregiudizio, ma di moniti naturali impossibili da ignorare.

Carlotta non era cambiata quasi per nulla, forse solo leggermente più rigida e impostata di quanto Chandra se la ricordasse, ma per il resto era rimasta identica. Se ne stava in fila davanti al bancone in attesa di essere servita mentre con una mano teneva al guinzaglio un cagnolino bianco, un maltese probabilmente. Sembrava assorta nei suoi pensieri, così tanto da non aver riconosciuto subito la sua "vecchia conoscenza"

<<Che hai Chandra ?>> domandò Federico vedendo che la sua ragazza aveva lo sguardo apparentemente perso nel vuoto.

<<Niente, niente>> rispose lei cercando di smettere di fissare Carlotta. Doveva sforzarsi di mantenere la calma.

<<Chandra?>> chiese di colpo la ragazza avvicinandosi al loro tavolo e  rivolgendole un'occhiata stupita.

Maledetto il suo nome e maledetti i suoi genitori che avevano deciso di chiamarla in un modo così particolare. Se Federico non l'avesse ripetuto per ben due volte non sarebbe mai stata riconosciuta, era cambiata troppo dall'ultima volta che si erano viste.

Invece ecco che una delle parti più sgradevoli del suo passato avanzava verso il loro tavolo e entrava prepotentemente nel loro presente.

<<Carlotta!>> esclamò la ragazza stampandosi sulla faccia un sorriso troppo pronunciato per essere sincero <<Non ero sicura che fossi davvero tu>>

Una ragazza come lei era abbastanza difficile da dimenticare: faceva parte di quella ristretta cerchia di persone che, inspiegabilmente, ti rimangono impresse nella mente per il resto della vita.

Capitava raramente che Carlotta andasse in spiaggia e, anche quando  era presente, passava gran parte del tempo in silenzio. A dire il vero stava in silenzio nella maggior parte delle occasioni. Nonostante questo lei piaceva alle persone.
Chandra credeva che per stare simpatici alla gente bisognasse essere estroversi e quindi non si capacitava del fatto che tutti cercassero la compagnia di Carlotta. Tutti la volevano senza che lei facesse niente.
Aveva tutto quello che una ragazza potesse desiderare: popolarità, rispetto, numerose amicizie e soprattutto un fidanzato invidiabile.

E nonostante questo eccola ancora lì: aveva scelto di non lasciare Castel Ligure, il SUO regno. Lì poteva godere di un'autorità indiscussa ma rimaneva pur sempre un piccolo feudo.

<<Anch'io non ero certa che fossi tu, poi ho sentito il tuo nome e non ho avuto dubbi. Lei è tua figlia?>> domandò puntando immediatamente i suoi occhi color azzurro acqua sulla bambina.

<<Sì, Ariel>> la presentò mentre sua figlia le rivolgeva uno sguardo interrogativo.

Faceva sempre così quando degli estranei iniziavano a parlare con lei o con sua madre. La voce di Carlotta non era cambiata per nulla: aveva ancora lo stesso suono calmo, mentre le parole uscivano come un sussurro.
Quando, probabilmente per educazione, si presentò anche a Federico stringendogli la mano non poté fare a meno di notare che all'anulare portava la fede. Aveva ventotto anni, ci stava che fosse sposata ma Chandra finì automaticamente per pensare all'identità del suo probabile marito.

<<Avete deciso di passare le vacanze a Castel Ligure?>> domandò lasciando trapelare una punta di agitazione.

<<No, ci fermiamo solo per il weekend>>

<<Ma io sto cercando di convincerla a tornare anche quando saranno finite le scuole>> precisò Federico <<Vedremo se riuscirò nell'impresa. Quindi voi due siete amiche?>>

Chandra nel sentire quella domanda trattenne il respiro: usare la parola "amiche" per definire il rapporto che c'era tra lei e Carlotta era un azzardo.

Il primo istinto fu quello di rispondere al suo ragazzo con la frase che gli ripeteva sempre bonariamente il suo migliore amico: " Ma come puoi sparare delle cazzate simili?!". Ma naturalmente si trattenne.

Per una serie di circostanze era impossibile che tra loro si instaurasse un sentimento anche solo lontanamente paragonabile a quello dell'amicizia. Semplicemente erano persone troppo educate per prendersi per i capelli e abbastanza false per rivolgersi dei sorrisi di circostanza.

<<Conoscevo sua sorella Margherita e con Carlotta ci siamo viste qualche volta>> tagliò corto la ragazza senza però poter fare a meno di chiederle: <<Ti sei sposata?>>

<<Oh, sì>> rispose l'altra toccandosi la fede << Due anni fa ormai. Con Riccardo. Ovviamente>>

Ovviamente. Loro due erano LA coppia di Castel Ligure. Mai un litigio, mai una parola fuori posto, sempre impeccabili e a loro agio in quell'alone d' irraggiungibile perfezione. Dall'esterno era impossibile capire che cosa li tenesse uniti ma, allo stesso tempo, risultava difficile immaginarli l'uno senza l'altra.

Forse avevano semplicemente il privilegio di godere di un destino già scritto. Una volta terminati gli studi non avrebbero dovuto faticare per trovare il loro posto nel mondo, ma sarebbero semplicemente andati ad occupare il ruolo che gli era stato riservato dalla nascita. 

Ora però non era più del tutto certa che quella fosse una benedizione. 

<<Sono felice per voi>>

<<Grazie, Chandra. Devo andare, ma spero ci sia modo di rivederci>> disse facendo un rapido saluto e andando al bancone per ordinare un vassoio di paste.

Chandra rimase ad osservarla ancora per qualche istante, studiando il modo in cui era vestita e immaginando come doveva essere la sua vita in quel momento. Lei e Riccardo alla fine si erano sposati, lui doveva aver iniziato a lavorare nello studio del padre di Carlotta e probabilmente tutte le domeniche andavano a pranzo a casa dei suoceri. Per un attimo immaginò la loro routine fatta di lavoro, magari qualche evento, e di tanto in tanto un viaggio. Era un'ipotesi che aveva già messo in conto, ma una cosa era considerare possibile una situazione un'altra era avere la certezza che fosse reale.

Sperava con tutto il cuore di non rivederla e, soprattutto, di non incontrare suo marito. 

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Domanda retorica: vi piace Carlotta?

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