CAPITOLO 19 - LA RAGAZZA CON LA CHITARRA

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EMMA

Tornata a casa si fece una rapida doccia e, con i capelli bagnati ancora avvolti in un turbante, iniziò a buttare sul letto tutti i vestiti carini che aveva per scegliere il più adatto alla serata.

Emma non aveva mai amato le minigonne e i vestiti troppo attillati, era piuttosto una fan dei comodi e pratici jeans: un capo che stava bene praticamente con tutto e che non necessitava di particolari accorgimenti. 

Con le gonne invece era tutto più complicato: bisognava trovare il modello migliore per il proprio fisico e poi scegliere la lunghezza e i colori ideali. Per non parlare inoltre della maglietta da abbinarci che poteva essere lasciata fuori dalla gonna oppure inserita all'interno e, in quest'ultimo caso, andava o non andava aggiunta una cintura? Tutti dettagli che, se non venivano presi attentamente in considerazione, rischiavano di rovinare completamente il look e fare apparire la persona trasandata.

Per tutte quelle incognite alla fine optò per un sicuro paio di jeans strappati ai quali abbinò una canotta firmata che le aveva acquistato qualche mese prima sua madre. Già solo quella le avrebbe fatto fare sicuramente bella figura. Decise anche di infilarsi un paio sandali con qualche centimetro di tacco nel tentativo di slanciare leggermente la sua figura.

<<Esci?>> le chiese Anna vedendola vestita in quel modo.

<<Sì>>

<<Che bello!>> esclamò l'altra, avvicinandosi a lei e squadrandola dalla testa ai piedi <<Finalmente ti sei buttata nella vita sociale! Con chi esci?>>

<<Con alcune ragazze dell'altra sera>> 

Anna allora si complimentò con lei per il suo look ma le fece presente che avrebbe dovuto anche truccarsi per sbarazzarsi di quell'aria da bambina.

<<Ci penso io>> si offrì, trascinandola nella sua camera e piazzandola su una sedia posta accanto alla scrivania dove si trovava un quantitativo esagerato di cosmetici.

<<D'accordo, ma fai qualcosa di leggero>> borbottò Emma, colta di sorpresa dall'improvviso interessamento di Anna.

<< Non ti preoccupare>> la rassicurò l'altra <<Mi trucco da quando avevo undici anni>>

"Oh sì, mi ricordo perfettamente come ti conciavi quando eri più piccola" pensò Emma terrorizzata all'idea di apparire simile ad uno zombie.

Anna iniziò a strusciare sul volto della ragazza un pennello imbevuto di fondotinta: sentiva le setole di quell'affare sfregarle contro il viso e, a giudicare dai movimenti decisamente poco delicati, sembrava che la sua faccia fosse stata scambiata per una parete da verniciare.

Lo stesso destino toccò anche alle sue palpebre quando giunse il momento di passare all'ombretto e, non soddisfatta, Anna coprì le ciglia con uno spesso strato di mascara e le tinse le labbra con un rossetto rosso.

<<Ti piace?>> domandò allegra quando ebbe terminato la sua opera.

Emma si guardò per qualche istante allo  specchio: faceva fatica a riconoscersi con tutto quel trucco. Era come se non fosse lei, eppure quella nuova immagine non le dispiaceva del tutto. Era come una maschera che  la rendeva più sexy. Meno banale.

<<Sì, grazie>> rispose continuando a studiarsi. L'unica cosa che non la convinceva era quel rossetto rosso troppo intenso.

<<Sono felice, divertiti. E mi raccomando non esagerare con l'alcol... anzi, bevi quanto ti pare!>>

Era molto strano: Anna non si era mai comportata in modo così gentile con lei, e tutta quella sua improvvisa affettuosità la lasciava perplessa. Chissà che cosa aveva in mente.

Le sue congetture sulla figlia dei custodi passarono in secondo piano quando arrivò davanti al locale e vide proprio la persona che stava cercando di dimenticare: Giovanni. Era a bordo di una vecchia peougeut che probabilmente aveva visto tempi migliori. Se ne stava appoggiato alla portiera sinistra mentre parlava con una delle sue "amiche": Aurora.

In quel preciso istante imparò una grande lezione di vita che, in questo momento, mi sento di condividere con tutte voi in modo che possiate mettervi l'anima in pace: quando si è attratti da una persona spesso, per svariati motivi, ci si auto impone di non pensare a lei, di fare finta che non esista. E questo sistema può inizialmente sembrare corretto, peccato che poi tutti i nostri sforzi si rivelino completamente inutili. Basta sentire di nuovo nominare quella persona o rivederla per sbaglio perché i nostri sentimenti ritornino a galla. Magari con più potenza di prima.

<<Emma!>> esclamò Giovanni rimanendo inizialmente sorpreso nel vederla con quel nuovo look << Non mi hai richiamato poi. Non sei più interessata alle lezioni di chitarra?>>

<<No, è che oggi sono stata un po'impegnata>> mentì lei <<Magari ci sentiamo nei prossimi giorni>>

<<Come vuoi e senza impegno>> disse lui <<Sono venuto a portare Aurora perché la mia fidanzata mi ha chiesto di farle questo favore>> le spiegò mentre l'altra ragazza lo guardava storto.

"Solo adesso ti decidi dirmi che hai la ragazza?! Complimenti!" 

<<Magari potresti venire a berti qualcosa insieme a noi?>> lo provocò Aurora appoggiando un braccio sulla spalla di Emma.

<<No, grazie. Lo sai che non mi piace bere alcol e poi devo guidare>>

<<Tu sei proprio vecchio dentro>> lo prese in giro <<Vieni Emma, andiamo a divertirci e lasciamo questo nonnetto da solo a giocare a briscola>>

Emma lo salutò rapidamente con la mano prima che la sua amica la trascinasse dentro il locale dove era già ammassata moltissima gente. All'interno lo spazio era molto piccolo e c'era una confusione pazzesca provocata in parte dalla musica troppo alta e in parte dagli schiamazzi dei ragazzi. Quel mix di rumori unito all'odore degli alcolici le stava già provocando un gran mal di testa; ma non sapeva ancora in che condizioni sarebbe stata al termine dell serata.

<<Non fare caso a Giovanni>> le disse Aurora mentre si facevano largo tra i ragazzi nel tentativo di raggiungere le loro amiche già sedute al tavolo <<È sempre serio, non so perché. Forse lui e mia sorella non scopano abbastanza>> aggiunse sogghignando.

Emma si limitò ad alzare le spalle senza commentare. Non voleva nemmeno immaginare come fosse la vita sessuale di quel ragazzo. 

In tutti i casi doveva essere più interessante della sua.

<<Oh, eccole!>> esclamò Caterina non appena le vide, posando due baci sulle guance di entrambe.

Sia Caterina che Viola indossavano un vestito attillato che modellava e metteva in risalto le loro forme. Forme che dovevano essere il risultato di lunghe sessioni di palestra e di una ferrea dieta che lei non sarebbe mai stata in grado di portare avanti.

L'unica delle tre alla quale poteva ambire ad assomigliare era Aurora: lei aveva un modo di atteggiarsi più risoluto, uno stile di vestirsi bizzarro rappresentato da capi colorati e da abbinamenti di colori improbabili. Ai suoi occhi lei era quella più alla mano del gruppo, quella che avrebbe potuto svelarle i segreti per diventare come loro.

<<Come sei bella questa sera Emma. A proposito, ti presento Alessandro. Lui è... cioè era un nostro compagno di classe>> disse Caterina indicandole il ragazzo moro che se ne stava rannicchiato nell'angolo del tavolo

<< Ciao!>> lo salutò lei ricevendo indietro solo un sorriso tirato <<Come va?>>

<<Di merda!>> tuonò l'altro <<Una giornata così di merda non si vedeva da ieri>>

<< Ale è triste perché i suoi lo obbligheranno a stare in questa topaia di paese per tutta l'estate>> le spiegò Viola <<Lo sfigato si è fatto bocciare a scuola. Come cazzo si fa a farsi bocciare in quarta superiore?!>>

<<Hai finito di rompere il cazzo?>> sbottò lui sollevando lo sguardo dal suo boccale di birra <<Mi sono fatto bocciare perché mi sono rotto le palle di stare in classe con voi due stronze>> precisò indicando Viola e Caterina.

E la serata era solo all'inizio.

La storia sbagliataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora