CAPITOLO 13 - LA RAGAZZA CON LA CHITARRA

50 22 23
                                    

EMMA

Passarono diversi giorni prima che Emma e Giovanni si rivedessero. Si erano scambiati i numeri di telefono utilizzando una scusa piuttosto banale: il ragazzo dava lezioni private di chitarra e Emma aveva colto quell'occasione al volo fingendo di essere interessata ad imparare a suonare lo strumento. Naturalmente era solo una scusa per rivederlo; per qualche ragione quel ragazzo l'aveva colpita.
Non aveva l'aspetto del classico sportivo che piaceva tanto alle sue coetanee, no lui aveva un'aria più da filosofo, lo circondava un alone che era raro da trovare in un ragazzo.

Lo aveva incontrato di nuovo in una giornata piuttosto nuvolosa mentre passeggiava per il paese.
Giovanni se ne stava seduto su una panchina difronte al mare intento a leggere un libro. Doveva essere meraviglioso leggere con in sottofondo il rumore delle onde, e lui sembrava così preso dalla storia che aveva tra le mani che Emma non poté fare a meno di chiedergli il titolo.

<<L'autobiografia di Eric Clapton>> rispose sorridendo <<Sai chi è?>>

<<In realtà no. È uno molto famoso?>>

<<È un chitarrista, uno dei più grandi chitarristi di tutti i tempi. Ha prodotto principalmente brani rock>>

<<Non ti facevo un tipo da musica rock>> commentò Emma quasi involontariamente.

<<Ah, no? E che cosa pensavi che mi piacesse?>>

<<Non saprei>>

In realtà credeva che fosse uno di quei ragazzi fissati con le vecchie canzoni italiane che sarebbero potute piacere al massimo ai suoi nonni.
Ma non le sembrava carino dirglielo.

<<Com'è nata la tua passione per la chitarra?>>

<<In oratorio. I miei prima di morire mi mandavano lì quando lavoravano entrambi. Mi ricordo che in questo posto c'erano sempre un paio di ragazzi che suonavano la chitarra e io non capivo come uno strumento così semplice potesse produrre un suono così meraviglioso. Con gli anni poi è diventata una delle mie più grandi passioni, insieme a quella per il mare>>

<<Io adoro il mare>>

<<Per me è il custode dei pochi ricordi che ho insieme ai miei genitori. Mia madre mi portava qui quasi tutti i giorni e ricordo che ero sempre estremamente felice, provavo una gioia immensa nello stare seduto accanto a lei sulla spiaggia.
Ogni tanto mi fermo proprio nei punti dove ci mettevamo io e lei... vorrei provare di nuovo quelle stesse emozioni. Ma non ci riesco>>

Emma stette il silenzio, non sapeva che cosa dire. Non c'era niente che potesse dire.

<<è una pretesa assurda, perché è come ostinarsi a voler ritrovare quell'oggetto che si è perso in mare da piccoli. Razionalmente so che è impossibile, ma non riesco comunque a smettere di provarci>>

Le aveva poi rivolto di nuovo un sorriso, ma non c'era nulla di allegro nella sua espressione. Solo i segni di un dolore che doveva trascinarsi dietro da anni e dal quale non sarebbe mai riuscito a liberarsi.
Emma in quell'occasione rimase definitivamente colpita dalla sensibilità del ragazzo. Uno come lui era troppo raro da trovare per lasciarselo scappare.

Poi poi però Anna, fingendo sempre di essere interessata alla sua felicità, l'aveva riportata con i piedi per terra dandole l'amara notizia: <<Ho visto che l'altra sera alla cena stavi parlando con Giovanni>> le disse una mattina.

<<Sì, e allora?>>

<<Niente, mi fa piacere che tu abbia fatto amicizia con lui; ma volevo dirti che è già impegnato>> le rivelò trattenendo a stento un sorriso soddisfatto <<Sta da molti anni con la mia amica Alice, quella bella ragazza, alta, bionda, con gli occhi azzurri... non so se te la ricordi>>

Aveva iniziato ad elencare tutte le caratteristiche di quell'altra ragazza come se volesse renderla conscia del fatto che non avrebbe avuto la minima di speranza di competere con lei. Non Emma che era ancora una ragazzina, dall'aspetto maledettamente comune e banale.

<<Me la ricordo benissimo, ti ringrazio>> rispose sarcastica <<E non ti preoccupare, Giovanni non m'interessa minimamente, è troppo grande per me. Abbiamo solo parlato delle sue lezioni di musica>>

<<Meglio così>> sorrise l'altra alzandosi soddisfatta dal tavolo e lasciando sola Emma.

In quel momento capì definitivamente che Anna, per qualche motivo, la odiava sebbene lei non le avesse mai fatto nulla. Le sarebbe piaciuto sapere che cosa avesse fatto incattivire così tanto quella ragazza nei suoi confronti, ma probabilmente non sarebbe mai riuscita a scoprirlo.

Così decise di non salvare il numero di Giovanni nella sua rubrica telefonica e di limitarsi ad osservarlo senza mai trovare il coraggio di scrivergli o di chiamarlo. Lo guardò rimanendo distesa sulla sdraio vicino alla sua piscina.
Per la prima volta non aveva voglia di andare al mare o di girare per il paese; tutti i suoi pensieri, inspiegabilmente, erano rivolti a Giovanni.
Avrebbe dovuto immaginare che uno come lui non potesse essere libero.
Ma continuava anche a chiedersi come mai lui non le avesse detto di essere fidanzato. È vero, non era tenuto a farlo, ma se fosse stato una persona corretta lo avrebbe fatto lo stesso.

Al termine della mattina aveva già imparato il suo numero di telefono a memoria, ed era stata un'idea parecchio stupida perché avrebbe potuto benissimo eliminarlo dalla sua rubrica, ma non avrebbe potuto cancellarlo dalla sua mente.

<<Emma>> la chiamò Paola interrompendo per qualche secondo il suo struggimento.

<<Non ho fame Paola, grazie>>

<<Veramente ci sarebbero delle ragazze ti vogliono parlare>>

Con somma fatica si alzò in piedi e andò a vedere di chi si trattasse. Si sentiva estremamente stupida a stare male per una persona che conosceva appena. Sì, era stato molto carino con lei, ma in fin dei conti non sapeva nemmeno chi fosse quel ragazzo.

Non sopportava l'idea di non essere in grado di gestire i propri sentimenti perché non voleva finire come alcune sue compagne di classe che piangevano per ore e ore a causa del ragazzo di turno che visualizzava e non rispondeva ai loro messaggi su Whatsapp. Non voleva assolutamente che una persona potesse condizionare in quel modo il suo stato d'animo. Soprattutto non senza un valido motivo.

La storia sbagliataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora