Chandra ci mise qualche secondo a comprendere la domanda di Federico o meglio, ci mise qualche istante a realizzare quello che era appena accaduto.
Rivide sé stessa, quando era un'adolescente brufolosa senza amici, che se ne stava da sola seduta su una panchina ad osservare le coppie che passeggiavano sulla spiaggia tenendosi per mano. Nel guardare quelle persone felici non poteva fare a meno di immaginarsi al loro posto, ma sempre con l'amara sensazione che non sarebbe mai riuscita a trovare quella che molti chiamano "l'anima gemella".
Invece eccola lì, a distanza di anni, con uno splendido ragazzo inginocchiato davanti a lei che le aveva appena chiesto di diventare sua moglie. Federico era il meglio che potesse desiderare, molto più di quanto meritasse, ed era incredibile che volesse davvero passare il resto della sua vita con lei.
Ripensò alla prima volta in cui aveva visto Federico con il suo camicie bianco tra le corsie dell'ospedale.
In quei giorni il suo chiodo fisso era rappresentato dalle parole del ragazzo che credeva di amare: "Devi andartene" aveva tuonato l'ultima volta che si erano visti " Devi uscire dalla mia vita".
Non riusciva a capacitarsi del fatto che quelle parole fossero uscite dalla bocca della stessa persona che poco tempo prima le aveva detto: "Ti amo".
D'altra parte sono quasi sempre le persone che dicono di amarci a finire per farci più male.
Mentre osservava la sua pancia crescere di settimana in settimana rifletteva sul fatto che non avrebbe dovuto credere alle dichiarazioni d'amore di quel ragazzo, dopotutto le sue erano sempre state semplici parole, mai supportate da azioni concrete.
Erano molti i ricordi che le affollavano la mente, alcuni dei quali erano talmente insopportabili da provocarle continui sensi di nausea.
Inoltre, da diverso tempo, aveva degli improvvisi mancamenti e per quel motivo aveva deciso di andare all'ospedale per chiedere qualche consiglio alla sua ginecologa.
Non stava passando un bel periodo: aveva mandato una copia del suo romanzo ad una casa editrice che non le aveva ancora fatto sapere nulla, i suoi genitori non le rivolgevano minimamente la parola e a aveva appena preso la decisione di ritirarsi da scuola.
Aveva da poco compiuto diciassette anni e la scuola dell'obbligo per lei era finita, ma che cosa ne sarebbe stato della sua vita? Che lavoro avrebbe fatto per mantenere la bambina che portava in grembo?
Se ne stava seduta nella sala d'attesa a ragionare su una possibile soluzione che però non riusciva a trovare: se nessuno avesse accettato di pubblicare il suo romanzo si sarebbe ritrovata senza un soldo, obbligata a fare affidamento in tutto e per tutto sui suoi genitori.
Furono probabilmente tutti quei pensieri e quell'ansia che le provocarono un senso di nausea improvviso, facendola rimettere proprio nel corridoio dell'ospedale, senza neanche avere il tempo di correre in bagno.
Fu allora che Federico venne in suo soccorso come un angelo.
Lei era un' adolescente incinta, da sola, con una cartella piena di scartoffie che non era nemmeno in grado di leggere e senza neanche un fazzoletto con il quale pulirsi i vestiti.
"Sono un disastro" disse cercando di non mettersi a piangere per evitare di sembrare ancora più patetica.
"Venga, l'accompagno in bagno" le sorrise Federico prendendola sottobraccio e aiutandola a togliersi il vomito dai vestiti "Capita a tutte le donne di stare male in gravidanza. è perfettamente normale".
"Io però non ho mai visto nessuna donna incinta rimettere davanti a tutti"
"Probabilmente lei ha voluto distinguersi dalla massa" ipotizzò semplicemente lui divertito.
Se davanti a lei ci fosse un altro uomo non sarebbe riuscita nemmeno a guardarlo in faccia: la vergogna di avergli vomitato davanti sarebbe stata troppa. Eppure quel ragazzo sembrava perfettamente a suo agio.
"Mi dispiace per il pessimo spettacolo a cui ha dovuto assistere" disse semplicemente dopo essersi ripulita.
"Oh, stia tranquilla! Vedo donne partorire quasi tutti i giorni e non sono un tipo facilmente impressionabile"
Chandra gli rivolse un sorriso non troppo convinto. In quel momento faceva fatica a fidarsi delle persone, in particolare degli uomini.
"Potrei descriverle un paio di scene abbastanza raccapriccianti" continuò lui nel tentativo di risollevarle il morale "Ma non vorrei scendere troppo nel particolare visto che presto toccherà a lei"
"Sempre che io sopravviva" borbottò.
Da quella frase particolarmente lugubre Federico capì che la vita di quella ragazza dovesse essere ancora più complicata di quanto sembrasse. A diciassette anni il pensiero della morte non avrebbe dovuto nemmeno sfiorarla.
"Sopravviverai" le aveva assicurato serissimo "Io farò di tutto per aiutarti"
Si conoscevano da pochissimo, ma quelle parole così spontanee le erano sembrate più belle di un qualsiasi altro generico "Ti amo".
STAI LEGGENDO
La storia sbagliata
General FictionDedicato a chi ama l'estate, il mare e le corse sotto il sole. Dedicato a chi nelle lunghe giornate invernali non può fare a meno di ripensare alle vacanze estive. Dopo nove mesi di vento e pioggia è finalmente tornata l'estate a Castel Ligure, una...