CAPITOLO 14- LA RAGAZZA CON LA CHITARRA

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Quando entrò in soggiorno vide che la stavano aspettando tre delle ragazze che aveva conosciuto la sera precedente.

<<Ciao>> le salutò sorpresa, tentando di mostrarsi allegra.

<<Ciao Emma!>> ricambiò Viola avvolgendola in un inaspettato abbraccio << Non eravamo sicure che fossi in casa ma abbiamo deciso di passare lo stesso per chiederti se ti va di venire al mare con noi>>

In quel momento considerò quelle tre ragazze come l'aiuto divino che il cielo aveva voluto mandarle: era arrivato il momento di godersi veramente le vacanze senza stare a piangersi addosso.

<<Certo, molto volentieri>> accettò correndo in camera sua e infilando di corsa un cambio per il costume nella sua borsa da spiaggia.

<<Ti ricordi vero come ci chiamiamo?>> le chiese Viola divertita mentre si dirigevano verso il mare.

<<Sì, ho studiato: tu sei Viola, tu sei Caterina e tu Aurora>> disse indicando le altre due ragazze bionde.

Fortunatamente per lei aveva una buona memoria (della quale spesso a scuola abusava) ed era abbastanza brava a collegare un volto ad un nome.

Anche se, a dire il vero, quelle tre si assomigliavano molto tra di loro: a parte Viola che aveva i capelli castani le altre due erano biondissime nonché, ovviamente, magrissime. Caterina e Viola però si differenziavano per la loro carnagione. La prima aveva la pelle molto abbronzata che in quel momento veniva messa ancora più in risalto dal vestitino bianco che aveva addosso.

La seconda invece era di carnagione chiara, talmente bianca da sembrare quasi anemica. Esteticamente rimandava ad un oggetto molto delicato, una porcellana forse, e questo creava un piacevole contrasto con il suo modo di fare invece  parecchio disinvolto. Delle tre sembrava la più ribelle, come se in ogni istante della sua vita lottasse contro il suo aspetto per dimostrare a se stessa e agli altri di non essere una semplice bambolina.

<<Com'è abitare a Torino?>> le domandò Caterina 

<<è una città normale>> rispose alzando le spalle.

<<Deve essere sicuramente meglio di questo mortorio. Qui non c'è niente di divertente da fare la sera, da te invece deve esserci pieno di locali>>

<<Oh, sì>>

Emma  non era un'esperta della vita notturna torinese: conosceva  alcuni locali solo perché li sentiva nominare in classe dai suoi compagni. Lei detestava uscire la sera, soprattutto d'inverno, con il freddo, la pioggia e la nebbia. Preferiva piuttosto guardare un film al cinema e fermarsi a mangiare una pizza. Ma anche a Castel Ligure c'erano i cinema e le pizzerie. 

Dalle parole di quelle ragazze Emma intuì che dovessero avere un'immagine abbastanza distorta di lei e della sua vita: immaginavano che a Torino avesse moltissimi amici e che tutti desiderassero uscire con lei. Tutto questo solo perché era nata in una famiglia benestante. 

Non c'era niente di più lontano dalla realtà: nessuno ambiva ad averla come amica. I suoi coetanei la sopportavano, ogni tanto le rivolgevano la parola ma di certo nessuno la invitava alle feste.  Per questo la proposta di uscire di quelle ragazze era stata per lei del tutto inaspettata.

<<Sono felice che tu abbia deciso di uscire con noi>> trillò di nuovo Caterina <<Sei molto simpatica e io ti considero già un'amica>>

Forse finalmente era riuscita anche lei a trovare qualcuno che l'apprezzasse.

<<Grazie! Se vi va possiamo andare nel mio stabilimento>> propose vedendo che le ragazze si stavano dirigendo verso la spiaggia libera <<Così almeno possiamo usare i lettini>>

<<Se ci inviti, accettiamo volentieri>> acconsentì Caterina sorridendole.

Quando arrivarono al suo ombrellone e iniziarono a togliersi tutte e tre i vestiti ed Emma si rese conto che le sue nuove "amiche" avevano dei corpi stupendi: niente smagliature, niente pancetta, solo dei fisici che sembravano essere stati scolpiti da un bravissimo scultore.

Lei, al contrario, era piena di difetti, così tanti che provava quasi disagio a mostrarsi in bikini. Non c'entrava proprio niente con loro e di sicuro sarebbe passata per la più bruttina del gruppo.

<<Che hai?>> le chiese Viola vedendo che se ne stava ferma senza togliersi i vestiti.

<<Niente, è che mi deve arrivare il ciclo e preferisco non mettermi in costume>>

La ragazza in tutta risposta scoppiò a ridere, come se quello che aveva appena detto fosse una barzelletta o la cosa più stupida che avesse mai sentito in vita sua.

<< Ma ancora ti fai questi problemi?>> le domandò appoggiandole una mano sulla spalla << Hanno inventato i tampax o anche la coppetta mestruale se preferisci. Ma ti pare che per cinque giorni devi rinunciare a fare il bagno per via di un po' di sangue ?!>>

Parlava dell'argomento "mestruazioni" in modo tranquillo, senza abbassare la voce o sussurrare i suoi consigli. Effettivamente era giusto assumere quel tipo di atteggiamento perché, in fin dei conti, è una problematica che interessa metà della popolazione mondiale; peccato che in quel momento i suoi vicini d'ombrellone la stessero guardando storto.

<<Ok, ok>> rispose levandosi velocemente il vestito e lanciandolo sul lettino.

Si sentiva una massa ambulante di grasso, ma si impose di tenere a freno le sue paranoie e di lasciarsi andare. E quel pomeriggio si divertì davvero molto: per la prima volta capì che cosa significasse far parte di un gruppo di amiche, proprio lei che aveva sempre preferito la solitudine alla compagnia.

Insieme a quelle ragazze si sentì finalmente meno sola, finalmente aveva qualcuno su cui poter contare.

<<Che cosa ne dite di trovarci questa sera dopo cena?>> propose Caterina quando si era fatto ormai tardi.

<< Va bene, facciamo davanti al bar centrale?>>

<<Sì, perfetto. Tu Emma sei dei nostri?>>

Nemmeno a Castel Ligure le piaceva uscire la sera, era il momento della giornata in cui tutti i turisti si riversavano nelle vie del centro e ci si trovava ammassati mentre qualcuno si faceva largo spintonando. Preferiva di gran lungo starsene in giardino e respirare la fresca aria estiva proveniente dalle montagne; ma, quando si è in compagnia, bisogna fare dei sacrifici e così decise di prendere parte anche a quell'uscita serale.

<<Ci divertiremo. Vedrai>> le assicurò Aurora.

Dal tono della voce della ragazza avrebbe potuto intuire che qualcosa non andava: c'era un che di malizioso e velatamente provocatorio in quelle parole, ma sul momento non ci fece nemmeno caso. Con il senno di poi appare sempre tutto più chiaro.

La storia sbagliataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora