Ritorno ad Alphedra

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Ho tralasciato una piccola cosa, dalla pagina precedente. Mi sono accorta solo adesso, ma ok.

Prima di partire, la bimba mi aveva chiesto di regalarle un oggetto che le ricordasse me, per non sentire la mia mancanza. Così ho fatto apparire un lucidalabbra rosso fragola, di Kiko, tra le sue mani:
-Ogni volta che ti guarderai allo specchio, e non ti sentirai sicura di te stessa, mettiti cinque strati di questo. Funzionava sempre quando avevo la tua età.
-Sul serio?
-Certo. Sei pronta? Papà ci sta aspettando...-
Chissà se userà mai quel lucidalabbra... oh, ormai è suo, gliel'ho regalato.

Mi ricordo che, quando studiavo ad Alphedra, ci era permesso di truccarci, ma dovevamo andarci piano, non potevamo certo perdere mezz'ora per fare un trucco come il mio!
Io poi, mi prendevo sempre qualche momento in più, alla mattina, per presentarmi in aula con un aspetto decente...

Come sono arrivata a questo punto? Beh...
A forza di sentirmi dire "sei brutta", "sistemati quella faccia orribile", "hai le labbra troppo grandi, sembra che te le hanno riempite di silicone", "gli occhi sono troppo scuri", "smettila di colorarti i capelli, non diventerai più carina", "cessa sei, e cessa rimarrai, nessuno ti vuole", dalle altre ragazze, ho iniziato a non accettarmi più al naturale. Dovevo mettermi per forza un po di eyeliner, di mascara, di rossetto... spero con tutta me stessa che alla bambina non accada nulla di simile...

-Dove stiamo andando?- ha domandato Crystal a Sev.
-Alla scuola di magia dove ha studiato la mamma, piccola mia.
-Perchè non posso stare ad Hogwarts anche io, papà?
-Eh... purtroppo sarebbe stato complicato per noi.
-In che senso?
-Nel senso che avremmo dovuto essere i tuoi insegnanti, nascondere chi fossi veramente, tu ti saresti sentita molto a disagio...
-Ah... allora avete ragione.
-Io, personalmente, non ce l'avrei fatta a trattarti come una normale alunna. E nemmeno tua madre. Sei mia figlia, sei speciale per me, sei il mio più grande tesoro- ha concluso, dandole un piccolo bacio sulla fronte.

Lei ha capito subito. Però le era tornato in mente di quando, pochi giorni prima, le avevo raccontato del mio passato ad Alphedra. Così ha deciso di farmi altre domande.
-E se venissi bullizzata anche io, come è successo a te?
-Fidati, Crystal, non succederà. Giselle, nonostante sia matta da legare, è un'ottima preside, e il suo regolamento prevede un'espulsione immediata per chiunque bullizzi qualcun'altro. Almeno, così ha detto.
-E allora perchè quando è accaduto a te, nessuno ti ha aiutato, mamma? Neanche la signora fantasma?-

No ok, meglio spiegarle tutto con calma.
-In realtà lei mi ha aiutato. In gran segreto.
-Uh, per fortuna.
-E poi... erano altri tempi. Sono passati vent'anni, ormai. Le cose sono completamente cambiate. Posso garantirti che non ti accadrà nulla di brutto.
-Va bene... la barca si sta fermando.
-Ottimo, vuol dire che siamo arrivati. Se non sbaglio, la scuola dovrebbe trovarsi dopo questi alberi-
Siamo scesi dalla barca fatata e abbiamo percorso mezzo chilometro attraverso un boschetto, tirando i bagagli con un levicorpus basso.

Giselle ci aspettava davanti all'entrata di Alphedra. I suoi capelli color biondo barbie erano stati legati in una coda alta, ed erano tenuti fermi da una fascia azzurro cobalto, che si intonava perfettamente alla sua nuova jumpsuit, a cui erano abbinati degli stivali argento coi tacchi alti e spessi.
A prima vista, davvero c'era da scambiarla per una barbie, ma il problema era che avrebbe potuto interpretare tranquillamente Barbie stereotipo, per quanto ci somigliava, anche di carattere.

-Ti sei vestita da fata turchina versione extralarge?- le ho chiesto, ridendo- Stai davvero benissimo!
-Io starei bene, con questa roba?
-Certo, scusami, che c'è di male?
-Prendi per il culo, Betha?
-No, non stavolta, Gisy. Sto cercando di farti passare l'invidia-
Sev e Crystal ci hanno raggiunto pochi minuti dopo, insieme ai bagagli, che levitavano a mezz'aria.

Giselle ha spalancato gli occhi e mi ha sussurrato:
-Un attimo, un attimo, non credevo che questo fosse il festival dell'illegalità... è tua figlia quella?
-Ovvio. Perchè?
-Se a undici anni è già così, diventerà una distruttrice di autostime altrui, come te.
-Lo sapevo che lo avresti detto! Ti conosco troppo bene-

Sev ha salutato Gisy e lei è diventata rossa come il tailleur di Florentia. Ha balbettato qualcosa e si è rimessa composta.
Si sarebbe sciolta a momenti... ma io le ho tirato un'occhiataccia.

Oh, è mio marito, e che cazzo. Trovati un uomo pure te e piantala di rosicare! Ma non avevo ancora visto nulla.

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