𝚑𝚒𝚐𝚑 𝚜𝚌𝚑𝚘𝚘𝚕 𝚜𝚠𝚎𝚎𝚝𝚑𝚎𝚊𝚛𝚝𝚜

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⟿ ✿ ship :: KageHina

➭ ✧❁ SMUT alert :: "Hinata mi afferra il collo con le braccia."

➥✱ song :: "High School Sweethearts", Melanie Martinez

⤜⇾ parole :: 5.093

➸★✺ disclaimer :: uno dei personaggi è trans. se leggo qualcosa di anche solo lontanamente transfobico vi ammazzo con le mie stesse mani. fly away if u feel the need to judge.

➠♡༊ written :: 09/09/20

⧉➫ genre :: hurt/comfort, fluff

─── ・ 。゚☆: *.☽ .* :☆゚.───

Hinata, ultimamente, non è lo stesso.

E' strano, quasi non parla. E sappiamo tutti quanto sia raro non sentire la sua voce squillare nell'aria senza un secondo di pausa.

Ma, ultimamente, non è lo stesso.

Sono seduto per terra, il sudore che mi imperla la fronte dell'allenamento appena concluso, e lo guardo. Non sembra contento. Non sembra nemmeno emozionato o concentrato sul gioco.

Sembra...sembra tremendamente vuoto.

Lo osservo asciugarsi la fronte con l'avambraccio, i capelli arancioni che svolazzano mentre corre e la pelle incredibilmente morbida che si tende e indurisce quando i suoi muscoli si flettono.

Eppure gli occhi sono spenti.

Sono molto, molto preoccupato.

La sua manina schiaccia la palla oltre la rete, Yachi fischia, la partita di allenamento finisce.

Ha vinto.

Ma non esulta.

Persino Tsukishima sembra più felice di lui, e, diavolo, stiamo parlando di Tsukishima.

Non parla, non fa nulla, ascolta con sguardo vitreo le direttive di Ukai, annuisce quando parla a lui, eppure non risponde.

Cerco disperatamente il suo sguardo, vorrei alzarmi, prendergli le guance fra le mani e stringere forte la sua faccia. Dirgli che è un idiota e che deve tornare il mio Hinata di sempre.

Ma non è così facile.

Mentre siamo in spogliatoio non si cambia.

Eppure aveva iniziato a cambiarsi, ultimamente. Da quando aveva detto pubblicamente alla squadra di essere transgender, a nessuno era importato che si togliesse la maglietta davanti a noi, anzi. Eravamo così felici che il nostro piccolo middle blocker fosse finalmente così tanto a suo agio con noi.

Ma ora non si sta cambiando.

Guarda gli altri che se ne vanno, in piedi, davanti alla panca, immobile.

Mi avvicino a lui.

- Shouyou, c'è forse qualcosa che non va? - mormoro, facendolo sobbalzare.

Era così preso nei suoi pensieri che non si è neppure accorto che fossi vicino a lui.

Un luccichio sottile si fa strada nelle sue iridi castane quando si gira verso di me.

- No, non è niente, Yama. - risponde poi, la voce che però dice tutt'altro.

Non vuole parlare, questo l'ho capito anche io. E non mi dà fastidio.

Se ha bisogno di me, io ci sono sempre. E se vuole un po' di tempo per riuscire a dirmi che cosa lo turba, gliene darò. Non devo pressarlo o obbligarlo a fare qualcosa che non vuole, perché lo farei solo sentire a disagio.

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