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Sono più di dieci minuti che io e Andrew giriamo a vuoto per il negozio di parrucche, sta diventando estenuante. «Non pensi che dieci siano troppe?» scuoto la testa «Deve avere il meglio.» Mi mostra una parrucca arcobaleno che scarto subito. Tutto quei colori messi insieme non sono proprio nello stile di Georgia. «Non so scegliere le tonalità. Biondo normale o platino? Castano scuro o chiaro? La prendo nera?» scoppia a ridere. «Facciamo che decido io ok?» sbuffo e mi siedo su un divanetto vicino allo specchio. Andrew va a svolgere il suo compito lasciandomi a fissare tutti quei colori. Odio sapere il motivo per cui Georgia le userà. «Bene, ecco fatto.» Dopo altri quindici minuti ecco che lui torna con un sacchetto tra le mani che guardo scettica «Tranquilla, me lo sono fatto dare solo perché non riuscivo a tenerle in mano.» Annuisco e lui si accomoda vicino a me. «Intanto lo stesso colore dee capelli della tua amica.» Posa sulle mie gambe la prima parrucca che mi solletica leggermente la pelle lasciata scoperta dagli strappi dei jeans «Un biondo tradizionale. Neri. Castano molto chiaro. Castano sul rossiccio. Platino. E poi pensavo a qualcosa di colorato, visto che il rosso è palesemente finto, pensavo di prenderle qualcosa dei colori che le piacciono di più.» È tutto perfetto. Mi alzo riponendo nel sacchetto tutte le parrucche che Andrew ha messo sulle mie gambe. Ne mancano quattro. Dopo un'accurata osservazione decidiamo di prenderne una rosa, una azzurra, una verde e un'altra bionda scura. «Grazie, davvero» dico rimettendo il portafogli nello zaino. Mi porge il sacchetto e saliamo in auto. «Mi sono divertito anche io... Starei bene con i capelli azzurri?» scuoto la testa ridacchiando «No, ma staresti bene con un piercing.» Finge di pensarci qualche secondo «Sono il figlio di Harold Diamond. Finiti gli studi si spera che mi faccia lavorare con lui... Con un piercing mi ucciderebbe.» Esce dal parcheggio dietro al negozio «E io che ti volevo con un bel piercing al labbro.» Ride ancora e continuiamo a parlare di cose del tutto a caso, dimenticando per un po' tutto il resto.

«Sono bellissime, davvero grazie.» Io e Andrew siamo in stanza con Georgia «Le proviamo?» propongo e lei annuisce. Prende un respiro profondo e leva il cappello che le nascondeva la testa ormai calva. «Comunque sei bellissima anche così» si intromette Andrew facendola arrossire poco, non si nota visto quanto è pallida, ma so che l'ha fatto. «La metti a disagio perché sei uguale a tuo fratello.» Lui si posa una mano sul cuore «Mi offendi. Io sono molto più bello.» Scuoto la testa rassegnata e prendo la parrucca biondo platino. Aiuto Georgia a metterla e sua madre la fa specchiare con lo specchio da trucco che tiene in borsa «Ok, mi piace.» Andiamo avanti così per circa mezz'ora, fin quando non arriviamo all'ultima. La parrucca uguale ai suoi capelli. Ho voluto tenerla per ultima per farle capire che lei è meravigliosa con qualsiasi colore. Inizia a piangere appena la tiro fuori dal sacchetto e gliela metto. «Credo che sia la mia preferita.» Posa la testa sulla mia spalla «A me piace quella verde» dice Andrew. «Grazie Skyler e grazie Andrew.» Lui le sorride. Ci saluta e se ne va. Lei mi dà una gomitata «Forza, va da lui» mi incita «Ma devo aiutarti a sist-» mi posa un dito davanti alla bocca «Zitta e vai.» Sbuffo una risata e mi alzo. Le lascio un bacio sulla fronte e la lascio ammirarsi con tutte quelle parrucche. La stanza di Nicolas è aperta. Andrew è lì con i suoi genitori. Matt non c'è. Appena mi nota mi rivolge un sorriso. Gli faccio un cenno con la mano e proseguo per la mia strada. Lo aspetterò sulla panchina all'entrata per tornare a casa. Tiro fuori il libro di matematica per fare qualche esercizio. E stranamente mi vengono tutti, tranne l'ultima espressione. «Hai fatto un errore di calcolo. Ottocentocinquantadue più novemilaventisette non fa novemilaottocentoottantanove. Fa novemilaottocentosettantanove.» Rileggo bene i passaggi e noto che ha ragione «Non farò ingegneria come te» gli dico scrivendo il giusto risultato «Menomale, stai salvando il mondo.» Gli faccio la linguaccia e metto i libri nello zaino. «Ti posso offrire un gelato?» domando «A dicembre?» mi alzo «Il gelato va bene in ogni periodo dell'anno.» Prende le chiavi della macchina dalla tasca dei jeans «Bene allora. Gusti preferiti?» camminiamo verso la sua aut parcheggiata poco lontano «Ne ho troppi. Forse menta e tiramisù.» Fa una faccia schifata «La menta sa di dentifricio e il tiramisù non è un gelato.» Io lo guardo sconvolta «Non capisci nulla. Forza dimmi quali sono i tuoi allora.» Ci pensa un po' guardandosi attorno. «Caffè e cocco.» È il mio turno di fare finta di vomitare «Come fanno a piacerti insieme.» Scuote la testa rassegnato «Facciamo una cosa. Io prendo menta e tiramisù e tu caffè e cocco. Così vediamo se ci piace.» Mi porge la mano come per concludere un affare, «Affare fatto?» domanda «Affare fatto.» Prendo la sua mano fredda come la mia. Restiamo a guardarci per qualche secondo. Ma siamo in mezzo alla strada, così una signora che deve uscire dal parcheggio suona il clacson e ci urla poco cortesemente di spostarci, interrompendo quel bel momento. Lui mi tira a sé per arrivare fino alla macchina e mi apre la portiera.

«Ok forse non è così male e non sa di dentifricio.» Lecco il mio gelato «Te l'ho detto!» la signora Jonson, la proprietaria, ci guarda come se fossimo al cosa più bella del mondo. Vengo in questa gelateria da quando sono bambina e lei mi conosce davvero bene. Come le dico che io e Andrew siamo solo amici? Lascio stare. «Non è male nemmeno il tuo, ma non mi piace molto il cocco», si sbatte una mano sulla fronte facendomi ridere «Facciamo un patto. Verremo qui ogni volta che potremo e assaggeremo tutti gli abbinamenti possibili. Anche i più disgustosi.» Mangio ancora un po' di gelato prima di rispondere «Perfetto, moriremo per lo schifo del tipo menta e fragola», stavolta è lui a ridere. Sto bene. Per la prima volta dopo tanto tempo non penso a Georgia e a tutto il mio dolore. Non penso a quanto male vada la scuola. Alla mia famiglia che cade a pezzi. A mia sorella che piange continuamente. Agli sguardi di tutte le persone. All'infelicità. Per la prima volta sono felice. Davvero. Non fingo il sorriso che ho sul volto, è tutto vero. Andrew mi fa stare bene. È quella medicina contro il dolore che mi serviva. Dobbiamo solo renderci conto entrambi di quanto siamo diventati essenziali l'uno per l'altro in così poco tempo. Perché il dolore nei suoi occhi è costante e palese, ma adesso non leggo nessuna cattiva emozione. Sono gioia e puro divertimento. Perché sembriamo due stupidi che ridono immaginando l'accostamento cioccolato e limone, ma non importa. Siamo nella nostra bolla pronta a scoppiare, ma è troppo bello per rendersi conto che, a breve, dovremo fare i conti con la nostra schifosa realtà.

Spazio autrice

Nuovo capitolo finalmente! Come va? Sono curiosa di sapere chi è il vostro personaggio preferito per ora Ma le cose potrebbero cambiare, vi avverto. Ora vi lascio, lasciate un commento e una stellina. Alla prossima!

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