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Ho fatto la stessa cosa tutte le mattine per una settimana. Cameron è uscito presto, verso le otto, e io mi sono alzata alle dieci e mezza. Sono andata in cucina e ho preparato i pancake. Ci ho messo troppo burro. Facevano schifo e ho vomitato. Mentre restavo attaccata al muro a contemplare il pavimento volevo prendere il telefono per chiamare Bryce, mi accorgevo che il telefono era in cucina, restavo ancora un po' in bagno e poi, quando arrivavo al cellulare, lo prendevo in mano e andavo sul contatto di Bryce. Guardavo l'ora e mi rendevo conto che era mezzogiorno, cioè le due del mattino a Los Angeles, quindi Bryce stava dormendo. Non l'ho mai chiamato e ho vomitato pancake per tutta la settimana. Domani cercherò di mangiare biscotti. Oggi è sabato e Cameron torna presto. Stasera siamo invitati a cena da Boris, il suo collega di cui mi ha parlato e mi ha detto che la moglie parla perfettamente inglese, visto che è canadese, mentre lui ha un accento un po' strano ma è comprensibile. Metterò il vestito che ho comprato quando sono arrivata. Jenn mi ha scritto che Nick sta bene e la prossima settimana tornerà a casa. Sono felice per lui anche se vorrei essere a Los Angeles in questo momento. Tra due settimane è settembre e tra quattro inizierò le lezioni a Mosca. Per fortuna sono riuscita a trovare dei corsi che verranno fatti in inglese e non in russo e ne sono stata felice.

La moglie di Boris si chiama Chantal ed è davvero carina, ha cucinato un pollo buonissimo e ora stiamo bevendo un digestivo in salotto. Chantal ci dice che va a mettere e letto Theo, il loro bambino di nove anni, le chiedo se posso accompagnarla e mi risponde che va bene. La camera di Theo è molto bella, con le pareti blu scuro, un letto con il piumone con delle macchine disegnate sopra e un angolo per i giocattoli. Si mette sotto le coperte e aspetta che la sua mamma gli lasci un bacio sulla fronte. Gli auguriamo la buonanotte e aspettiamo sullo stipite della porta che si addormenti prima di chiuderla e tornare in sala. Mi chiedono delluniversità e dico di star studiando medicina e di dover iniziare il secondo anno. «Io ho studiato lettere, poi ho incontrato Boris e sono venuta a Mosca con lui. È stato amore a prima vista.» Boris, che ogni tanto sbaglia alcune parole, ci racconta del perché fosse a Toronto dieci anni fa. «Era mia prima mostra e ero emozionato, Chantal è venuta con sua amica e mi hanno detto che ero bravo. Ho invitato Chantal a bere caffè giorno dopo è ha detto sì, poi siamo usciti insieme per le due settimane che sono stato lì. Le ho chiesto di venire a Mosca e ha detto di sì. È rimasta incinta e ci siamo sposati. Ho iniziato a disegnare lei perché molto bella.» Sorrido per il modo in cui parla di sua moglie, si vede che la ama molto. Io parlo di come io e Cameron ci siamo conosciuti e, verso mezzanotte, torniamo a casa. «Sono simpatici, molto» commento mentre siamo in ascensore. «Si, ho conosciuto Chantal il primo giorno, Boris aveva scordato il pranzo.» Annuisco ed entriamo in casa. Vado da Prada, che dorme sul divano, e la prendo tra le braccia. Mi saluta strusciando la testolina sul mento. Le do un bacio e la rimetto a dormire sul divano, poi vado in camera e sfilo il vestito. Mi metto il pigiama e vado in bagno a lavarmi i denti. Cameron è davanti allo specchio, mi abbraccia da dietro appena prendo lo spazzolino e appoggia il mento sulla mia testa, «Tutto ok?» mi chiede. Faccio un leggero cenno d'assenso con la testa, in realtà mi viene da vomitare. Finisco e vado in camera a prendere il telefono. Compongo il numero di Nick e vado a sedermi sul divano accarezzando la testa di Prada. «Ehi» risponde felice «Nick, come stai?» dice che sta bene e vorrei essergli vicina in questo momento. «Com'è Mosca?» gli racconto un po' di tutto e di quanto sia simpatica Chantal e lui mi dice che tra quattro giorni andrà a casa e che non vede l'ora. «Sei sicura che vada bene che anche Andrew stia con me?»

«Certo, come sta?»
«Bene. Dovresti chiamarlo, ha iniziato ad andare a correre all'alba, e Andrew ama dormire.»

Sospiro. Andrew non si sveglierebbe all'alba nemmeno se stesse cadendo a pezzi il mondo. Va a correre, e lui corre solo agli allenamenti. «Non lo farò. Come sta Bryce?» sospira «Bene. Stella è con lui quindi sta bene.» Guardo la vetrina dalla quale manca la bottiglia che ho bevuto la settimana scorsa e mi viene voglia di aprirne un'altra. Non lo faccio. Prendo un bicchiere e mi verso un po' di scotch continuando ad ascoltare la predica di Nick sul fatto che dovrei chiamarli. «Sei stato tu a dirmi di venire qui e dimenticarli.» Gli ricordo svuotando il bicchiere e riempiendolo per la seconda volta, «Non era incluso il fatto che ti mancassero. Tu vuoi dimenticarti del tuo dolore, ma non puoi farlo chiamandomi e chiedendomi come sta il ragazzo per cui te ne sei andata.» Mi passo la mano sul viso e finisco di bere. Mi obbligo a rimettere la bottiglia dove l'ho presa, «Chiamami quando vuoi, ma non ti dirò più come sta Andrew o Bryce o Stella, perché anche io ci parlo pochissimo e se vuoi saperlo devi parlare con loro.» Odio dovergli dare ragione «Stanno arrivando i miei. Ti voglio bene, vai a dormire» mi augura la buonanotte e riattacca. Torno in bagno e rilavo i denti per poi raggiungere Cam che sta già dormendo. Mi ritrovo a piangere silenziosamente nel letto e l'unica cosa che spero è che Cameron non si svegli e non faccia domande. Non voglio rischiare quindi, in punta di piedi, scappo sul terrazzo in cucina e respiro a pieni polmoni l'aria fresca che mi fa rabbrividire leggermente e mi asciugo le lacrime con i palmi delle mani. Non vorrei stare così, vorrei solo scordarmi di ogni cosa anche se farà male. Da domani ci proverò sul serio.

Il primo passo è stato mangiare dei biscotti a colazione. Ieri non ho potuto fare nulla perché c'era Cameron che ha voluto passare tutta la giornata fuori. Ora lui è al lavoro e io mi sto spogliando in bagno. Mi immergo nell'idromassaggio e metto un po' di musica per rilassarmi. Libero la mente e il mio dolore sembra scomparire mentre la tensione dentro di me si allevia. Esco dalla vasca un'ora dopo e mi metto un vestito giallo che dovrebbe far sembrare che io stia bene. Metto un paio di sandali con la zeppa e poi esco. Pranzo in un ristorante dove un piatto di pasta costa trenta dollari e, dopo aver pagato, faccio una passeggiata in un parco poco distante da casa. Guardo i bambini giocare e correre che forse mi risollevano il morale con la loro felicità contagiosa. Mi manca l'innocenza che avevo da bambina, quando non avevo problemi se non andare a fare merenda da Georgia, non sapevo cosa fosse la morte o quanto potesse essere doloroso l'amore e cose simili. Vorrei poter tornare indietro nel tempo e riavere Georgia più di ogni altra cosa al mondo.

Spazio autrice

Ciao a tutti amici, come state? Spero che abbiate passato un bel Natale. Manca così poco alla fine di questa storia e non vedo l'ora che possiate leggerla per intero. Colgo l'occasione (ancora una volta) per ricordarvi che dal 1 febbraio sarà disponibile sul mio profilo la mia nuova storia. Vi ricordo anche che questa settimana posterò un capitolo in più (giovedì). Ora vi lascio visto che devo andare a fare inglese. Ciao!

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