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25 aprile 2018, Santa Cruz
In questo momento ho due scelte su una persona da odiare. Mio fratello Michael o il suo migliore amico Jason. Ma non odio nessuno dei due. Voglio troppo bene a Michael e amo Jason anche se è uno stronzo. Però fingere che di lui non mi importi nulla sembra funzionare. Le persone a questa festa mi stanno schiacciando ma non mi interessa della puzza di sudore e alcool che inonda la stanza. Forse non dovevo bere quegli ultimi tre shot di tequila, ma ne è valsa la pena perché non mi ricordo nemmeno che cosa mi ha detto oggi Jason. Non è vero. Lo ricordo anche se non vorrei.

Qualche ora prima, casa di Lily. Santa Cruz
«Non puoi scappare dai tuoi problemi» urlo dietro a Jason che se ne sta andando, che mi sta lasciando «Lily non posso perdere Mike.» Si passa una mano tra i capelli neri e mi fa arrabbiare ancora di più il tono addolorato con cui lo dice. Non soffre perché è lui che sta decidendo di lasciarmi. Gli do una spinta sul petto «Ti odio!» continuo a dargli pugni sul petto fin quando non mi prende i polsi per tenermi ferma, «È il mio migliore amico» prova a convincermi «Sono stata solo una scopata per te, non è così?» scuote la testa vigorosamente «No Lily. Ma non posso tradire Mike. Mi ha detto di starti lontano e io non gli ho dato retta. Non posso continuare a mentirgli. Dobbiamo finirla qui.» Mi stacco da lui. «Fottiti.» Me ne torno in camera mia sbattendo la porta e ascolto i suoi passi scendere dalle scale, sapendo che è davvero finita.

25 aprile 2018, Santa Cruz
Guardo l'ora sul telefono, è l'una e dovrei tornare a casa. Esco velocemente e capisco di non essere in grado di guidare per le mie condizioni. Sbuffo. Vorrei chiamare Michael ma lui, mamma e papà sono andati dalla nonna per il weekend mentre io sono rimasta a casa inventando un test di biologia lunedì; in realtà volevo solo stare con Jason. E lui mi ha lasciata. Nonostante il mio orgoglio lo chiamo comunque chiedendogli di venirmi a prendere. Si arrabbia tantissimo quando capisce che sono ubriaca e blatera qualcosa sul fatto che avrebbe dovuto dar ragione a Don, un suo amico che a quanto pare mi ha vista alla festa. Mi dice di restare dove sono e riattacca dopo aver chiuso la portiera della macchina. Io allora faccio come mi ha detto. Resto ferma immobile dove sono fin quando non vedo la sua auto fermarsi davanti a me. Scende e mi guarda furioso facendomi cenno di salire. «Sei proprio una stupida! Come ti è venuto in mente di venire a questa festa e ubriacarti quando non ci siamo noi con te?» sbatte una mano contro il volante per farmi capire che è arrabbiato, ma lo so già da sola. «Non sei nessuno per me» protesto assonnata. «Non sono nessuno? Sono lo stesso ragazzo che oggi trattenevi perché non volevi che ti lasciasse.» Sbuffo « Non ti importa di me. Non dire il contrario.» Apre il finestrino facendo entrare l'aria fredda nell'abitacolo, «Chiudi. Ho freddo.» Mi lancia un'occhiata ma lo fa. «Te l'ho detto, sei la sorellina del mio migliore amico e ho sbagliato a venire a letto con te. Più volte. È sbagliato.» Rido amaramente «Smettila di farmi passare per la ragazzina appiccicosa.» Sbuffa «Non lo sei» dice «È come mi hai descritta. Sei tu che mi hai baciata quel giorno e hai deciso di avere una relazione clandestina con me. Tu mi piacevi e basta.» Sembra che la sbronza sia passata. Sarà stata la bottiglietta d'acqua che ho dovuto bere appena entrata in macchina. «Ti importa solo di te stesso» mormoro «Non mi importa solo di me stesso cazzo Lily! Io ti amo anche se è sbagliato. Voglio stare con te e non posso. Ma ti amo da impazzire» urla. Basta un solo secondo, una minima distrazione e arriva la catastrofe. È imminente dopo quel secondo. «Jason attento!» ma è inutile. Lo schianto è inevitabile. La macchina finisce contro il camion. «Jason!» grido piangendo mentre sento le ossa spezzarsi. Poi mi volto e lo vedo. Gli occhi semichiusi e il sangue che gli sporca il viso. Ho la vista annebbiata, quindi non vedo se respira, ma non riuscirei a capirlo lo stesso. «Jason» sussurro prima di svenire.

Mi risveglio in un letto di ospedale con i miei genitori e mio fratello intorno. Michael è sulla poltrona con delle occhiaie spaventose mentre i miei e sono in piedi con un caffè tra le mani. «Lily.» Mike mi prende la mano accennando un sorriso. Mi guardo intorno. «Che è successo?» domando debolmente. «Avete fatto un incidente. La vostra auto è andata contro un camion» mi spiega mamma «Quanto è passato?» chiedo «Quattro giorni. Ti hanno operata all'occhio e alla gamba.» Annuisco piano ancora indolenzita. «Dov'è Jason?» domando a mio fratello. Gli sfugge una lacrima e capisco. Capisco che sono io la responsabile. «No. No. No. Non può essere morto!» Mi dimeno staccando alcuni tubi, la macchina dei battiti cardiaci impazzisce. Entra un'infermiera che mi dà dei sedativi. Mi addormento tra le lacrime. Jason è morto e non sapeva che lo amavo, che lo amavo tantissimo. È morto perché io sono stata stupida e sono voluta andare ad una festa dove ho bevuto troppo quando non c'era nessuno a venirmi a prendere. È morto perché si è preoccupato per me, non perché sono la sorella del suo migliore amico, ma perché sono la ragazza che ama. Dovrei usare il passato ma fa troppo male. Si è distratto quel secondo per dirmi che mi amava. Quel secondo che è bastato ad ucciderlo. Quel secondo che ha ucciso dentro anche me perché non sono riuscita a dirgli che anche io lo amavo. Lo amo ancora a dire il vero. Non smetterò di amarlo. È morto a causa mia e non me lo perdonerò mai. Ho ucciso il migliore amico di mio fratello. Ho ucciso il ragazzo che amo. Ho ucciso Jason.

Torno a casa tre giorni dopo e Michael mi dice che lui è morto sul colpo, che quando i paramedici lo hanno recuperato era morto e non c'era nulla da fare. Se avessi guardato meglio avrei capito che non respirava e avrei capito prima che non ce l'avrebbe fatta. Mi ha detto che il camionista sta bene e che non gli faranno nulla perché siamo stati noi ad invadere l'altra corsia ma non succederà niente. Racconto a Mike della storia tra me e Jason. Non si arrabbia ma mi scuso ugualmente. «Lo sapevo già. Vedevo che eravate innamorati ma non sapevo di chi, dovevo pensare che steste insieme. Mi dispiace di avervi impedito di frequentarvi. Se non lo avessi fatto non sarebbe successo niente di tutto questo e Jason sarebbe ancora qui.» Lo abbraccio debolmente, «Se io non fossi andata a quella festa schifosa non sarebbe successo.» Michael spinge la sedia a rotelle in mezzo al prato dove tra pochi minuti comincerà il funerale. Mi chiedono di parlare e lo faccio. «Amavo Jason. Non gliel'ho detto e da quando mi sono svegliata prego che lo sapesse perché non me lo perdonerei mai. Lui è morto per colpa mia. Sono andata ad una festa ad ubriacarmi e lui è venuto a prendermi. È morto urlando che mi amava perché voleva che lo capissi. Ha distolto un secondo lo sguardo ed è morto. Ci vuole davvero così poco? A quanto pare si, ma i tempi tra me e lui sono sempre stati molto ridotti. Ci siamo innamorati così in fretta anche se era sbagliato. Ma è ok. Credo. Forse un giorno penserò a lui come al mio primo amore con cui mi sono lasciata e non come quello che è stato, magari farà meno male. Ora spero che mi perdoni per il mio essere così stupida. Per aver pensato che non gli importasse nulla di me. Perché lo amo. Lo amo anche se adesso non glielo potrò dire mai più» termino il mio discorso e torno al mio posto guardando la bara di legno scuro. Non glielo potrò dire più ma spero che lui sappia che l'ho amato tantissimo e che resterà per sempre nel mio cuore.

Spazio autrice
Ciao a tutti cari lettori, come state? Capitolo che spessa il cuore, devo ammetterlo. Annuncio che manca davvero poco alla fine di questa storia (esattamente 7 capitoli), quindi ne approfitto per dirvi che, una volta completata, "Sky" verrà messa in revisione esattamente come ho fatto per "L'amore è complicato". Vi ricordo che ho creato un profilo su instagram su cui potete seguirmi per restare sempre aggiornati e dove mi chiamo giuliascrive4. Spero davvero che il capitolo vi sia piaciuto e che vi abbia emozionato quanto ha emozionato me. Ci vediamo lunedì!

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