Parte 22: Questa notte è nostra

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Nei giorni successivi riesco ad uscire dal mio stato apatico. Anche se devo ammettere che ancora vengo attanagliata dall'angoscia se non lo vedo per troppo tempo, e quando succede, come quando va a casa dei miei o viene a vedere Hope, cerco di apprezzare ogni minuto che passiamo insieme, senza pensare che è solo per poco. Lui sembra avere una straordinaria capacità di autocontrollo. Solo in alcuni occasioni mi è apparso di vederlo traballare sulle sue intenzioni, in quei momenti avrei potuto approfittarne e farlo cedere al mio volere, ma sapevo che non sarebbe stato giusto. Lo rivoglio, ma senza cadere in subdoli giochetti.

Tredici giorni. Quanto ancora dovrò aspettare? Gli ho dimostrato che posso reagire, che posso affrontare il dolore, ma a quanto pare non è abbastanza. Cosa devo fare di più?

Le notti sono interminabili e agitate, e si alternano tra incubi e visioni erotiche di noi, nudi, sudati e intrecciati sul letto. Quando passo la notte con quelle fantasie faccio di tutto per non vederlo, perché rischierei di rovinare gli sforzi che stiamo facendo, e di sicuro non ho intenzione di prolungare questa agonia.

Oggi è uno di quei momenti. Ieri sono andata a letto esausta, e il sonno mi ha catapultato in un incubo dove ero legata e imbavagliata. Non riuscivo a urlare o a muovermi, ma poi, qualcosa mi ha fatto bloccare. Una carezza. Una mano calda che saliva lungo la coscia e la voce di Can che mi chiamava. Non riuscivo a vederlo, a toccarlo, ma la sua voce profonda è riuscita a calmarmi e accendermi di desiderio. Ero completamente nuda e lui aveva libero accesso a ogni parte del mio corpo. Mi sono svegliata sconvolta e palpitante tra le gambe.

Faccio una doccia per aiutarmi a far passare l'eccitazione, ma il ricordo delle sue mani, della sua bocca, della sua voce, è ancora troppo forte e ci vuole più tempo delle altre volte per farmela passare. Ormai sono arrivata al limite e sapere che oggi sono obbligata a vederlo mi spaventa.
Sì, perché oggi è il compleanno di Simon e oltre il pranzo in famiglia, stasera lo festeggiamo al the Sawmill.

"Sarà un estenuante tortura"

L'intera famiglia è riunita a casa dei miei. Mi sono tenuta il più possibile impegnata per non trovarmi in nessun modo vicina a lui, ma quando siamo tutti a tavola non posso evitarlo. Mi sento di nuovo quella ragazzina che si sentiva lo stomaco pieno di farfalle ed ero cosi imbarazzata che avevo perfino paura di guardarlo.

"Ma ora sei una donna!"
"Giusto!"

Con la mano gli sfiorò il braccio, «Mi passi il vino, per favore?»

Can mi guarda per un secondo, poi si allunga per prendere la bottiglia. Sorride lascivo, «Posso versartelo io?»

Lo guardo sbattendo le palpebre e annuisco.

Sono così disperata che anche il modo in cui riempie il calice lo trovo sexy.

«Grazie» mormoro.

Mi fa l'occhiolino «Di niente»

Guardo la tavola e ogni cosa che potrei sfruttare per farmela passare. Pane, sale, pepe, acqua...
Mi mordo il labbro nervosa.
Mi muovo di scatto facendo cadere la forchetta.
"OPS! Che sbadata!"
Mi chino sotto il tavolo per prenderla. Nel sollevarmi, appoggio la mano sulla sua coscia muscolosa. La sua gamba si indurisce e quando alzo gli occhi su si lui, trovo i suoi che mi guardano famelici.
Sorrido maliziosa sostenendo il suo sguardo, ma sono io la prima a distoglierlo volendo fare un po' la preziosa. Nella mezz'ora seguente non faccio molto a parte sfiorarli il ginocchio con il mio, il braccio, la mano. Lui dice sempre che conosce il mio corpo, ma conosco anche io il suo, e il modo in cui mi parla, il modo in cui mi guarda, che mi sorride, mi fa percepire il suo desiderio che è pari al mio.
Attendo il momento che sento il suo sguardo addosso, mi accarezzo il collo fino alla curva della spalla con leggerezza, lo sento inspirare tra i denti mentre segue il mio movimento. Allaccio di nuovo i nostri occhi e questa volta, nessuno dei due lo distoglie.

Io voglio te,  Tu vuoi me?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora