Five

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Mi ero abituata alla sua assenza, mi ero forse rassegnata all'idea che lui, non sarebbe mai venuto a cercarmi, adesso che so che lui si trova qui la cosa mi rende inquieta, sono già tre volte che mi guardo le spalle, come se sapessi che mi sta seg...

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Mi ero abituata alla sua assenza, mi ero forse rassegnata all'idea che lui, non sarebbe mai venuto a cercarmi, adesso che so che lui si trova qui la cosa mi rende inquieta, sono già tre volte che mi guardo le spalle, come se sapessi che mi sta seguendo, il mio cuore non smette un solo minuto di battere come se fosse impazzito, e non mi sono mai sentita così insicura come adesso.

So perfettamente che se Ginevra dovesse mai scoprire la verità mi odierà a morte, d'altronde è sua figlia, non poteva venire diversa da com'è.

Non so da quanto cammino esattamente, l'unica cosa che so è che prima passeggiare per queste vie era una cosa che mi rilassava adesso ho un macigno all'altezza del petto che non mi permette di rilassarmi come in realtà vorrei, così mi fermo di botto e noto alla mia destra un bar completamente desolato, inevitabilmente però il mio viso sconvolto è quello che risalta ai miei occhi, non credevo potessi reagire in questo modo, ma non trovo altro modo in realtà, sapere che lui è qui mi spaventa.

Mi spaventa la verità che nascondo da sempre, mi spavento di me stessa perché non so come potrei reagire davanti a lui, mi spaventa lui perché non so come potrà reagire quando mi vedrà, sento la sua presenza ovunque, costantemente, anche adesso che i miei occhi sono persi nel riflesso di una donna sperduta. Sapevo sarebbe successo, avevo elaborato vari scenari, eppure questo non l'avevo nemmeno calcolato, che sarà stato il destino? Mi chiedo cos'abbia in serbo per me allora.

Stanca di questo monologo mi volto rapidamente per tornare a casa, ma nel farlo mi scontro con qualcosa che mi fa perdere l'equilibrio e per poco non casco per terra, ad impedirlo sono due braccia che mi afferrano saldamente

<<Mi dispiace>>

Al suono di quelle parole i miei occhi si aprono di scatto incontrando due occhi talmente profondi da farmi mancare il respiro

<<Jordan>>

<<Alyce>>

Le sue mani sono ancora incollate al mio corpo nonostante io mi sia rimessa dritta, non smette nemmeno un secondo di fissarmi negli occhi e sembra quasi incredulo, come se trovarmi lì lo avesse sorpreso.

<<Puoi lasciarmi>> ordino, e così fa, privandomi del calore delle sue mani <<Beh... devo... devo andare>> asserisco

Cerco di oltrepassare la sua figura ma lui non è della mia stessa idea poiché stringe il mio braccio facendomi fare due passi indietro

<<No>>

<<No?>>

<<No>>

<<Lasciami andare Jordan>> abbaio

<<Non vai da nessuna parte, non più>>

<<E' un ordine Jordan, lasciami>>

<<Quando mai ho preso ordini io?>> mi rimbecca inarcando un sopracciglio

Così seguito dalle sue parole mi spinge dentro quel bar desolato che aveva attirato la mia attenzione poco prima

<<Cosa vuoi da me?>> chiedo duramente

<<Hai un brutto modo di salutare delle vecchie conoscenze>>

<<Cosa pensavi?>>

<<E tu?>>

Assottiglio lo sguardo su di lui, che non perde occasione per passare in rassegna tutta la mia figura e sento le gambe tremare sotto i suoi occhi, è come se avessi ricominciato a respirare.

<<Mi hai fatta seguire Jordan?>>

<<Non sapevo nemmeno che tu abitassi qui, hai fatto perdere le tue tracce Alyce>> mi risponde ovvio

<<Non volevo che le disavventure di Istanbul mi seguissero fin qui>> lo rimbecco io

<<Ci consideri una disavventura?>>

<<Ci?>>

<<Me e nostra figlia>>

<<Che cosa vuoi esattamente?>> domando dura

<<Mi devi delle spiegazioni>>

<<Sono stata abbastanza chiara l'ultima volta>> rispondo sedendomi in una delle tante sedie di questo locale

Lui comunque non è d'accordo con me, perché si avvicina fino ad arrivare al tavolo dove mi trovo e poggia i pugni chiusi su di esso. Mi perdo nel guardare le sue braccia tese e più muscolose di quanto io mi ricordassi avvertendo un formicolio al basso ventre

<<Sei scappata, non era questo quello che mi avevi detto>>

<<Vuoi forse condannarmi perché ho preferito far crescere mia figlia->>

<<Nostra figlia, Alyce, NOSTRA>>

La mia bocca sembra sigillarsi, le mie corde vocali mi sono state strappate via, tutto ciò che avrei voluto dirgli è svanito, l'unica cosa che riecheggia in questa stanza è il rumore dei nostri respiri, il mio corto il suo calmo e controllato

<<Voglio vederla>> quasi ringhia

<<Non voglio che lei sappia di te>>

<<Mi hai privato di mia figlia una volta, non capiterà di nuovo>>

<<E' mia figlia Jordan, sono io a decidere>>

I toni iniziano a scaldarsi e quella paura che cerco invano di reprimere riaffiora più potente che mai

<<Lei non deve sapere chi sei>> dico nuovamente

<<Hai paura che possa odiarti?>>

<<Smettila>> ringhio alzandomi di scatto dalla sedia pronta ad andarmene

<<Metterò sottosopra una città, la troverò e le dirò la verità, quindi ti conviene collaborare>>

Sono le ultime parole che sento prima di aprire la porta e fuggire via da quel posto con le lacrime agli occhi. Non posso permettere che lei sappia, non posso perdere mia figlia.

Criminal Love 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora