Sono ritornata a casa, con quell'idea in mente che non mi lascia nemmeno un secondo. Il telefono sembra impazzito per via delle chiamate che continuano a fare entrambi i fratelli così stufa mi limito a mandare un "sono a casa".
Mi sono fatta una doccia, un'altra, poi mi sono fatta coraggio e mi sono messa in cammino verso lo studio di papà, ed è solo dopo che mi ritrovo davanti la sua porta che tutto quel coraggio va scemando lasciando il posto all'insicurezza, tuttavia non appena sto per fare un passo indietro la porta si apre rivelando la sua figura
<<Ginevra>> dice meravigliato
<<Oh... emh... c-ciao papà>>
<<Volevo parlarmi?>>
Annuisco leggermente prima che lui m'inviti ad entrare. Mi sento piccola e indifesa, e vorrei correre fra le sue braccia come facevo quando ero una bambina, vorrei sentirmi protetta, vorrei ritornare a tre giorni fa quando parlare con lui era la cosa più semplice del mondo, adesso sembra diventato complicato anche guardarlo in faccia.
<<Ti ascolto>> mi dice monocorde
<<Papà... io...>> Cristo! Perché è così difficile parlare? <<Mi...>>
<<Ti?>>
<<Mi dispiace>> soffio sconfitta
Lui mi guarda, incrociando le braccia al petto muscoloso ancora coperto dai vestiti della giornata, il viso inespressivo e le labbra serrate in una linea dritta
<<Ginevra, tutto quello che faccio, lo faccio per te>> si ferma <<Per voi>>
<<Lo so, e che... mi serve solo del tempo per accettare la cosa>>
I miei occhi sono fissi a terra, trovo il coraggio di alzarli quando vedo le punte delle sue scarpe vicino alle mie e solo allora ritrovo gli occhi dolci di papà che mi fissano, per poi essere avvolta nel suo abbraccio
<<Non me lo perdonerei mai se ti capitasse qualcosa>>
E vorrei tanto chiedergli perché vorrei potergli dire che non mi capiterà niente, eppure da quando quell'uomo mi ha rivolto quella frase adesso inizio a capire la sua preoccupazione, ma perché si conoscono? Cosa li lega o comunque li legava, e mamma? Mamma saprà qualcosa?
<<Ascoltami>> interrompe il filo dei miei pensieri mettendomi poi le mani sulle spalle guardandomi di nuovo seriamente <<Voglio che tu stia sempre con Andrea, non devi staccarti da lui in nessun caso, nessuno chiaro?>>
Annuisco debolmente per poi riabbracciarlo prima di uscire dal suo studio più confusa di prima, credevo che parlando con mio padre avrei risolto qualcosa invece adesso il macigno sul mio petto è diventato molto più pesante, tuttavia decido di non dire altro e mi dirigo verso la mia camera sorpresa nel trovarla aperta.
<<Il fatto che io ti abbia fatto vedere la mia camera non ti da il permesso di entrarci quando vuoi>> sbotto fissando il ragazzo che a sua volta fissa le foto appese alla parete
<<Se ti saresti comportata da persona matura a quest'ora non starei qui>> mi rimbecca
<<Esci>> ordino per poi sentirlo sghignazzare
<<Non prendo ordini da te, ragazzina>>
<<Invece si Andrea, hai firmato un contratto devi fare tutto ciò che ti dico>>
Lui si avvicina maggiormente sovrastandomi con la sua altezza, tuttavia io non mi lascio intimorire e rimango ferma dove sono alzando il mento in segno di sfida
<<Bada come parli>>
<<Altrimenti?>>
Il suo braccio circonda la mia vita portando i nostri petti a scontrarsi e unirsi, per poi alzare la gamba con la mano libere, le mie mani si aggrappano alle sue spalle per evitare di cadere mentre lui lentamente mi fa inarcare la schiena.
Il corpo freme sotto le sue mani, ed è una sensazione del tutto nuova, qualcosa che non ho mai provato, nemmeno con Alec.
Ed è solo quando lo penso che mi stacco velocemente da lui sentendomi in colpa verso il fratello che è ancora troppo arrabbiato.
<<Vorrei che tu smettessi di fare questa cosa>> ordino
<<Cosa starei facendo? Oltre a cospargere il tuo corpo di brividi ovvio>> sghignazza ancora
<<Perché Alec ti ha chiamato>> chiedo in seguito come colpita da un flash improvviso
Non mi risponde, si limita solo a fissarmi il ché mi fa capire che c'è qualcosa che non vuole o non può dirmi
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Criminal Love 2
RomanceLei a Parigi intenta a dare un futuro migliore a quel bambino nel suo grembo. Lui a Istanbul, col cuore spezzato e l'anima arrabbiata.