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Non mi aspettavo una confessione a cuore aperto, nemmeno che mi rivelasse i suoi segreti credendomi sua amica, ma non mi aspettavo nemmeno la sua risposta che anche se mi duole ammetterlo mi ha lasciato l'amaro in bocca. Quando sono scesa dopo circa venti minuti lui non era più in casa, così ho deciso di recarmi in palestra per scaricare la tensione, ed è per questo che adesso la mia pelle è impregnata di sudore, i muscoli bruciano ma continuo a tirare pugni al sacco da boxe. Conosco Alec da due anni, pensavo di conoscerlo bene eppure adesso sento dei dubbi assalirmi che non mi permettono di vedere le cose come vorrei ed è bastato un giorno, un ragazzo sconosciuto e due occhi nuovi che mi hanno trafitto da lato a lato. Non sono mai stata così avventata, eppure non capisco perché io non l'abbia fermato e gli abbia permesso di imprimere sulla mia pelle qualcosa fatto da LUI.
<<Ginevra ci sei?>>
Una voce mi riscuote dai miei pensieri e quando vedo la mia migliore amica fissarmi come se avessi tre teste capisco di essere andata di nuovo troppo oltre i miei limiti.
<<Scusami Chanel, non... io...>>
<<Ti sei persa di nuovo eh>>
<<Già...>> ammetto fermando poi il sacco
<<Pensi di nuovo a->>
<<NO!>> ringhio per poi sfilarmi i guantoni
E vorrei parlarle di quello che ho in testa, vorrei farlo, eppure ogni volta non ci riesco, è come se il mio subconscio mi avvertisse di qualcosa, ma ne ignoro il motivo.
<<C'è tua madre>>
Annuisco semplicemente seguendo la direzione che mi aveva indicato poco prima, e quando la vedo sulla soglia della porta d'ingresso turbata in volto, tutto ciò che è successo questa mattina crolla e le corro subito incontro
<<Mamma stai bene?>>
<<Si... si sto bene>> mi dice scrutandomi attentamente, allora capisco che in realtà c'è molto di più sotto
<<Mamma->>
<<E' tardi Ginevra andiamo a casa ti accompagno io>>
E così facciamo, prendo le mie cose e mi dirigo verso l'auto che ci porta poi a casa. Quando arrivo un buon odore invade le mie narici, e quasi in maniera istintiva i miei occhi vagano da destra a sinistra cercando due spalle larghe e gli occhi profondi, quando però capisco che di lui non c'è traccia salgo in camera mia spogliandomi di tutto, e vorrei anche dei miei pensieri, dedicandomi poi a una doccia bollente.
Non so esattamente quanto tempo rimango sotto la doccia, l'unica cosa che so è che il suono incessante del mio cellulare mi costringe ad uscirne.
"Usciamo"
Rispondo con un semplice "ok" preparandomi in seguito, quando dopo un'altra mezz'ora abbondante scendo mia madre e mio padre seguiti da mio fratello Erik sono già seduti a tavola
<<Come mai sei vestita?>> mi chiede mio padre
<<Esco>>
Non abbiamo mai cenato in questo stato, di solito le nostre cene erano risate e chiacchiericci adesso ci siamo solo limitati a questo
<<Ovviamente Andrea verrà con te>>
<<Verrà Alec con me>>
<<Io non ho assunto lui>>
<<Non vedo perché la cosa mi dovrebbe interessare papà>>
La sua mano si schianta sul tavolo facendo sussultare tutti, eccetto me, ed è come se mi avesse ferita al cuore, perché vedere i suoi occhi cupi fa più male di mille lame.
<<Lo faccio per proteggerti>>
<<Lo fai per controllarmi>>
Da cupi, stretti in due fessure si allargano assumendo un'espressione meravigliata
<<Ti ho sempre lasciata libera>>
<<Cos'è cambiato>>
<<E' cambiato che adesso sei più grande>>
<<Comunque continui a trattarmi da bambina>>
<<Ora basta Ginevra -alza la voce- fatti andare bene questa cosa, te l'ho già detto non lo ripeterò un'altra volta>>
Detto questo lui esce chiudendosi la porta alle spalle e in quello che doveva essere un'ambiente caldo e familiare cala il gelo seguito da un tacito silenzio
<<Lo fa per te>> sibila mia madre <<Non capisci che se ti succede qualcosa non se lo potrebbe mai perdonare?>> conclude uscendo anche lei seguita da mio fratello.