Nineteen.3

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E' andato via subito dopo aver riversato su di me quella che sapevo essere una minaccia e una promessa messe insieme

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E' andato via subito dopo aver riversato su di me quella che sapevo essere una minaccia e una promessa messe insieme.

Mi sono lasciata andare ai singhiozzi e alle lacrime.

E prego, perché è l'ultima e l'unica cosa che mi rimane.

Mi sento sfinita e non riesco ad oppormi nemmeno quando sento due braccia sollevarmi di peso e mettermi sul letto. La mia vista è offuscata dalle lacrime, gli occhi sono gonfi eppure contro il calore di questo corpo riesco a sospirare di sollievo.

Non è Jhon, riconoscerei la sua puzza fra mille, no lui è Mason.

Sento come il suo cuore batte frenetico contro la cassa toracica, lo sento come mi stringe e so per certo che la sensazione di bagnato che ho sulla guancia non è dovuto alle mie lacrime ma alle sue.

E vorrei potermi girare verso il suo viso, vorrei poterlo accarezzare anche se non se lo merita.

Vorrei potergli dire così tante cose che non merita, perché lui non merita nulla è questa la verità, non merita la permanenza nella mia vita e merita ancor meno quel posto dentro il mio cuore.

E non so se è davvero per la mancanza di forze che gli permetto di stringermi, che gli permetto di piangere su di me, che permetto alle sue labbra toccare la tempia, le guance, gli occhi, il collo. Tutto ciò che sono sicura di sapere è che questo calore mi serve, mi serve per tenermi in vita, mi serve per sperare che ci sia una fine migliore scritta per me.

<<Mi dispiace così tanto bambina mia>> sussurra piano contro di me <<Per tutto, per essere stato un uomo di merda, per averti fatto qualcosa che non riuscirai mai a perdonarmi e nemmeno lo voglio il tuo perdono, perché non me lo merito>>

Mason pv.

E lo penso veramente di non meritarmi il suo perdono, perché nella sua vita io ho ricoperto il ruolo sbagliato.

Non do la colpa alla droga che mi circolava nel sangue quella sera, non do la colpa nemmeno a quella puttana che me l'aveva data.

E' colpa mia, è colpa mia se lei ha sofferto, è colpa mia se lei mi ha odiato ed è colpa mia se lei adesso è qui.

Non ho scusanti è questa la verità, non ho giustificazioni che rendano i miei gesti legittimi.

Non ho saputo dire di no a mio nonno, non ho saputo frenare la sua voglia di vendetta ingiustificata.

Ero arrabbiato, ma nemmeno questa è una giustificazione.

Quando ho visto la storia che si ripeteva fra lei Alek e Andrea, quando ho visto il modo in cui quei due la guardavano non ho saputo ragionare con lucidità.

Volevo proteggerla dalla stessa fine che aveva fatto Elodye, volevo evitare che lei finisse com'è finita mia sorella.

E tutto ciò che invece ho fatto è stato metterla in pericolo.

Ed è per questo che adesso riverso su di lei le mie lacrime, è per questo motivo che io adesso mi sto piegando a lei, cercando un perdono che non merito.

<<Avrei voluto proteggerti, espiare la mia colpa cercando di tenerti lontana dal pericolo, volevo evitare che tu cadessi giù dal burrone così com'è caduta Elodye, ma ti ci ho spinta io stesso e adesso non so come venire a riprenderti>> le dico ancora <<Ma non ci sarà mai redenzione per me Ginevra, perché ciò che ti ho fatto non potrà mai trovare perdono, e la mia anima è condannata alle fiamme eterne dell'inferno>>

<<Ti... perd..o..no>>

Scuoto la testa, perché io non lo voglio il suo perdono non così facilmente.

Sapevo perfettamente che quella sera a casa sua non era sincera, le leggevo in faccia il moto di disgusto che provava nei miei confronti, lei non voleva perdonarmi e non voleva che io entrassi di nuovo a far parte della sua vita.

Con Ethan è stato più facile per lei, perché lui non si è macchiato di un peccato così grave come me.

L'unica colpa di mio fratello è stata quella di sparire dalla sua vita da un momento all'altro, solo per seguirmi, solo per cercare di salvarmi.

<<Chi... chi è Elodye>>

Mi fa sorridere la consapevolezza che lei abbia davvero ascoltato le mie parole, ma non è questo il momento per dirle la verità, non con lei così debole.

Così non le rispondo, le do un bacio fra i capelli e le intimo di dormire assicurandole che sarò qui non appena riaprirà gli occhi, e così fa.

Si addormenta, stretta tra le mie braccia perché non ha altra scelta.

<<Ti porterò fuori da qui Ginevra, anche se dovessi lottare contro mio nonno stesso>>

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