Six

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Mi ci sarei persa in quelle labbra, mi sarei persa anche nel suo abbraccio, ma ci siamo dovuti dividere, troppo impegnati con lo studio, io all'ultimo anno delle superiori lui al primo anno di università, tuttavia non è questo ciò che mi invade la...

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Mi ci sarei persa in quelle labbra, mi sarei persa anche nel suo abbraccio, ma ci siamo dovuti dividere, troppo impegnati con lo studio, io all'ultimo anno delle superiori lui al primo anno di università, tuttavia non è questo ciò che mi invade la testa, ma le facce sconvolte e la discussione avvenuta con papà questa mattina.

Non capisco davvero cosa può succedere se ho scambiato due parole con quell'uomo, è come se ne avessero il timore, e non perché si tratta di un boss mafioso, ma perché era proprio l'uomo in sé, mi chiedo se già non lo conoscano.

Le lezioni passano più o meno molto lentamente e fra una pausa e l'altra non perdo tempo per controllare il cellulare alla ricerca di qualche messaggio di Alec o anche un messaggio di scuse di mio padre, così decido di uscire prima e andare direttamente nel suo ufficio. Ho bisogno di parlare con lui, di convincerlo a non prendere scelte avventate, e di trovare un punto d'incontro, almeno questo è quello che mi ripeto perché non appena sono davanti alla porta del suo ufficio sento il respiro venire meno.

<<Papà->>

E vorrei non essere mai venuta, vorrei non averlo visto mentre stringeva la mano al fratello di Alec come se avessero appena chiuso un accordo, passo lo sguardo tra le loro mani unite e i loro volti, da quello divertito di lui a quello serio di mio padre sento la rabbia ribollire in ogni singola vena del mio corpo, così mi chiudo la porta alle spalle facendo attenzione e sbatterla violentemente per poi incrociare le braccia sotto al seno

<<Beh?>> ruggisco <<Che sta succedendo qui?>>

<<Lui sarà la tua nuova guardia del corpo>>

<<COSA?!>>

<<Hai sentito>>

<<No>>

<<No?>>

<<No>>

I suoi occhi dapprima freddi, diventano sempre più cupi arrivando a colorarsi completamente di nero e non l'avevo mai visto così.

<<Sono tuo padre Ginevra, non hai diritto di obiezione>>

<<Pensi che io stia alle tue regole?>>

<<Penso che tu adesso debba stare zitta e farti andare bene la mia decisione>>

Prendo un respiro profondo serrando le labbra in una linea sottile passano poi lo sguardo su Andrea che mi guarda in silenzio gustandosi ogni mio movimento

<<Non sono una bambina da proteggere>>

<<No non lo sei, ma ti stai comportando da tale>>

<<Papà->>

<<Sono stanco di sentire le tue lamentele Ginevra Azlan, dovrai farti andare bene questa decisione, prima l'accetterai meglio sarà per tutti, adesso accompagnalo a casa nostra cosicché possa ambientarsi il prima possibile>>

Il sangue mi si gela nelle vene non appena apprendo le sue parole, così smuovo i miei passi dritti fino alla scrivania sbattendo i palmi delle mani su di essa, portando il mio viso vicino a quello di mio padre

<<Stai facendo un grosso errore papà>>

Non ammetto repliche così mi allontano di scatto e faccio cenno al ragazzo che in tutto questo tempo è rimasto in disparte a guardare di seguirmi.

Non so cosa fare, non so cosa pensare, e se da un lato credevo di aver fatto un passo avanti con Alec so che ne faremo dieci indietro non appena saprà della bella decisione di merda di mio padre.

<<Vorrei solo dirti una cosa... ANDREA>> ruggisco fermandomi di scatto prima di girarmi verso di lui che con nonchalance mi raggiunge mantenendo i suoi occhi cupi sul mio corpo

<<Sono proprio curioso di sapere cosa>>

<<Ti farò impazzire Andrea, ti farò scappare a gambe levate>> lo minaccio

<<Così mi ferisci piccola principessa, mi fai credere di non piacerti>>

<<E' così infatti>>

Il sorriso sbieco sul viso e gli occhi colmi di qualcosa che non riesco a decifrare, si avvicina ancora di più sovrastandomi con la sua altezza, portandomi a fare un passo indietro fino a sbattere la schiena al muro

<<Allora non stringere le gambe cercando di fermare l'eccitazione che ti assale mentre ti sono vicino principessa, tuo padre ha ragione prima accetti questa cosa meglio è per te>>

Rimango a bocca asciutta mentre osservo la sua figura passare le porte automatiche e uscire dal palazzo e assimilo il colpo incassandolo in pieno silenzio.

Quando esco lo trovo con la sigaretta fra le labbra e gli occhi puntati verso la strada, così mi avvicino a passo felpato aspettando la macchina che ci porterà a casa, sempre in religioso silenzio perché le sue parole mi hanno completamente spiazzata.

<<Tuo padre è davvero preoccupato per te Ginevra>> spezza il silenzio <<Sa perfettamente che con il carattere che hai ti metteresti in pericolo e nemmeno te ne renderesti conto, cerca di apprezzare il fatto che ti voglia proteggere, perché dal canto mio, ti avrei chiusa in casa>>

<<So difendermi da sola>>

<<Sarà vero, oppure no, ma la gente è pericolosa principessa più di quanto tu creda>>

Lo guardo riflettendo sulle parole che mi ha riferito, e so perfettamente che il mondo non è rose e fiori, ma è come se mi si fosse stata portata via la libertà e questo non riesco ad accettarlo veramente.

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