Eighteen.3

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Sento la mia testa scoppiare, la vista è offuscata ed ho male ovunque

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Sento la mia testa scoppiare, la vista è offuscata ed ho male ovunque.

Quando apro gli occhi non riesco a vedere granché, e non appena cerco di muovermi capisco di aver mani e piedi legati da una sedia. Aggrotto le sopracciglia chiedendomi dove sono, ma non riesco a riconoscere questo posto, come un lampo le immagini della sera precedente m'investono come un treno in corsa, Nicholas il locale e la mezza discussione con Alec ritornano a galla, e poi c'è quel suono, uno sparo.

Ricordo di essermi bloccata non appena l'ho sentito e contrariamente a ciò che Alec mi chiedeva o mi ordinava di fare io mi sono introdotta di nuovo dentro al locale cercando mio zio, dopodiché non riesco più a ricordare nulla.

Una strana sensazione mi attanaglia lo stomaco, inizio a sentirmi in ansia e la domanda che più preme nella mia testa è: Adesso cosa succederà?

<<Stai tranquilla>>

Una voce, fin troppo familiare, invade l'aria circostante e non appena mi giro verso destra vedo la figura imponente di Meson appoggiata al muro, avvolta dall'oscurità.

<<Che cosa significa tutto questo?>> gli chiedo

Si stacca dalla parete ma non si avvicina, mi gira intorno e mi guarda <<Mi dispiace così tanto>> mi dice e non appena mi è davanti si abbassa facendo allineare i nostri sguardi <<Spero che tu non me ne voglia davvero>>

Il tono gelido della sua voce mi fa accapponare la pelle, non riesco a parlare, i suoi occhi rimangono fissi nei miei e non riesco nemmeno a leggerci qualcosa dentro, qualcosa cui mi vorrei aggrappare, qualcosa che mi faccia sperare che questa situazione, qualsiasi essa sia, finisca presto e finisca bene.

Poi, il pensiero a mio zio si fa vivo e lui sembra capirlo perché con un cenno della testa mi indica qualcosa alla mia sinistra, e mi giro lentamente, spaventata da ciò che i miei occhi potranno vedere.

<<Nicholas>> sussurro impaurita quando lo vedo appeso alla parete, al suo fianco altre due figure e quando ne riconosco i tatuaggi i miei occhi si sgranano e tornano a puntare Meson <<Perché?>> ringhio

<<Era... Necessario>>

<<Necessario>> gli faccio eco <<Per cosa?>>

Comunque, lui non mi da una risposta, si limita a sbuffare e si solleva dalla sua posizione.

Continuo a guardare mio zio, Alec e Andrea appesi a quella parete e mi inizio a chiedere se questo sia o meno un incubo <<Perché Meson>> chiedo di nuovo facendolo voltare

<<Perché tu sei figlia di chi ci ha tolto tanto, forse tutto>>

Un'altra voce più roca riecheggia dentro la stanza, e la figura di un uomo si manifesta come il peggiore dei demoni.

E' grande, avrà si e no una sessantina d'anni, è poco più basso di Meson, indossa un completo elegante, le mani cacciate in tasca e il volto rugato minaccioso.

<<Chi sei?>> gli chiedo

<<Oh... Mi duole che tua madre non ti abbia mai raccontato di me>>

<<Jhon>>

La voce di mio zio Nicholas si frappone fra me e l'uomo che ho davanti, seppur strozzata dal dolore riesco a percepirne la rabbia, il rancore.

Jhon, guarda mio zio e sorride <<Nicholas, come sei cresciuto>>

<<Sei un fottuto bastardo>>

Jhon a quell'imprecazione alza una mano ed un colpo viene assestato nel viso di Nicholas, grido per la paura ma l'uomo non si scompone <<Perché>> chiedo ancora fra le lacrime, e quando lui mi guarda un senso di nausea sale in gola

<<Perché piccola Ginevra tua madre e tuo padre mi hanno tolto tutto>>

<<E pensi che tutto questo serva a riprendertelo?>>

<<No. Ma io ne ho bisogno>>

<<Perché>>

<<Perché è tempo che Alyce e Jordan soffrano, e l'unico modo per farli soffrire, cara, è farti del male>> 

Criminal Love 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora