Twelve

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Quante lacrime ho versato? Non lo so

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Quante lacrime ho versato? Non lo so

Quanti sono stati gli incubi che mi hanno accompagnato tutta la notte, per ogni notte da quella sera? Non so nemmeno questo.

Quella sera...

Quando lui mi ha preso fra le sue braccia è mi ha portata a casa, in silenzio, senza chiedere e senza dire. Ero crollata in un sonno tormentato già in auto, ma ho come l'impressione che lui non sia limitato solo a portarmi in stanza, ogni volta che rivivevo quella scena qualcosa mi faceva calmare, e sono quasi sicura fosse lui, che lui avesse vegliato su di me tutta la notte, e poi se ne fosse andato timoroso che io, presa da un impeto di rabbia l'avessi potuto cacciare.

Sono di nuovo chiusa in questa stanza, dopo che questa mattina mi ero decisa a scendere, trovando la brutta sorpresa al piano di sotto. Sono di nuovo chiusa, e il timore che la porta si possa aprire e far comparire la sua figura assale la mia mente, fotte ogni singola cellula del mio corpo e tremo, tremo perché ho bisogno delle sue braccia, delle sue mani, della sua presenza a proteggermi dal mio incubo personale.

Io, non sono più io, è come se il suo ritorno avesse cambiato la mia persona, anche se cambiare non è la parola giusta.

La parola giusta è che lui ha intrappolato Ginevra, facendo uscire me, e non so chi sia peggio delle due, tuttavia l'ansia, la paura che fino a qualche momento fa mi logoravano da dentro iniziano a svanire, facendo posto a qualcosa di molto più pericoloso... La rabbia.

Asciugo le lacrime e come se fosse una maschera il mio viso diventa inespressivo, duro. Mi cambio e apro di scatto la porta trovandomi la figura di Ethan davanti

<<Possiamo parlare?>>

Quasi non scoppio a ridergli in faccia alla sua domanda, lui tuttavia rimane fermo guardandomi in maniera terribilmente seria

<<E di cosa vorresti parlare?>> chiedo beffarda

<<Di quella sera>>

<<Quale sera Ethan?>> i lineamenti del suo viso s'intristiscono di colpo <<Non ricordo nessuna sera, io ricordo il giorno dopo, quello dopo ancora, e quello dopo ancora, ma non ricordo nessuna sera>>

<<Fammi spiegare>>

<<Non hai niente da spiegare>> alzo il tono di voce <<Ti avevo chiamato, ti avevo chiesto aiuto quella sera Ethan e anche nei giorni a seguire, mi hai voltato le spalle, così come io adesso le volto a te>>

Lo supero, senza aspettare nessuna risposta, lo supero e con lui decido di superare le mie paure, mettendomi davanti la figura di Meson che adesso mi guarda con occhi quasi sgranati. Non so nemmeno dove siano finiti Alec e Andrea ma adesso è l'ultimo dei miei pensieri, perché la malsana idea di parlare con lui si fa più forte, così gli faccio cenno di seguirmi mentre mio padre e il suo discutono di alcune faccende.

<<Hai il coraggio di parlarmi>> sogghigna

<<Tu hai il coraggio di presentarti direi che siamo due persone cazzute>>

<<Visto come hai reagito l'ultima volta non pensavo avessi la forza di rivolgermi ancora la parola>>

<<Mi hai preso alla sprovvista "l'ultima volta">>rimarco facendo le virgolette con le dita

<<Cosa vuoi esattamente?>>

<<Hai anche il coraggio di fare l'arrogante?>> sorrido <<Non mi fai paura, non conti niente per me Meson, è giusto che tu lo sappia>>

<<Bene così>>

<<Bene così>>

Non so dire bene come mi sento, però sono sollevata, è come se avessi affrontato la più grande delle paure, un muro invalicabile. Adesso sto meglio, almeno così credo. Salgo le scale che qualche secondo fa mi ero affrettata a scendere e delle voci attirano la mia attenzione, così in maniera molto silenziosa mi avvicino alle voci riconoscendone subito il timbro capendo così che si tratta di Alec e Andrea.

<<Se Jordan lo sa le rovinerà la vita>>

<<Ho un piano>>

Sono ovatte, non riesco a sentire bene, eppure hanno nominato un certo Jordan e la mia mente come un lampo collega il nome alla figura, che loro lo conoscano? 

Criminal Love 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora