Eighteen.1

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<<Se ti chiedono, siamo amici>>

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<<Se ti chiedono, siamo amici>>

<<Niente di sconcio Nicholas, non devo essere io a riportarti a casa, ma tu devi riportare me!>>

<<Qualche drink, e una sveltina puoi concedermele?>>

<<Dio, ma quanti anni hai?>>

<<Molti più di te ragazzina quindi porta rispetto>>

Sorrido, e quando noto che cerca di mettere su un broncio che dovrebbe farmi paura inizio a ridere di gusto. E' strano come sia nata un'intesa inaspettata, non sapevo nemmeno della sua esistenza fino ad ieri, eppure eccoci qui a ridere e scherzare davvero come due amici di vecchia data, e sono quasi sicura che nessuno mi crederebbe se dicessi che in realtà è il fratello di mia madre ed ha il doppio dei miei anni.

Nicholas è davvero un bell'uomo, i capelli ricci scendono ribelli sulla fronte, la pelle è olivastra diversa da quella di mamma che invece è quasi pallida. Gli occhi sono scuri come i miei, la barba contorna le labbra carnose, e se non fosse mio zio lo troverei attraente. Il fisico è possente, frutto di un duro allenamento sicuramente, sono quasi sicura che nessuna donna gli resiste.

<<Sono contento che Aly ti abbia lasciato libera di passare del tempo con me>> dice mentre mantiene lo sguardo rivolto verso la strada

<<Non so cos'è successo fra di voi, ma ti vuole bene e si fida di me>>

<<Non sono stati facili questi anni senza di lei>> mi dice <<Mi sono ritrovato in balia dei problemi lasciati dai miei genitori, tuoi nonni, e per un periodo l'ho persino odiata per avermi lasciato da solo>>

Lo ascolto, e noto l'amarezza che rende viva ogni parola di quel piccolo racconto, eppure ancora non riesco a biasimarla per aver fatto ciò che ha fatto.

<<Ha pensato a me quando è andata via...>> cerco di difenderla

<<Immagino non sia stato facile>>

Lo immagino anche io, e vorrei chiedergli cosa sa, eppure non lo faccio, rimango in silenzio e lascio che i miei occhi vagano oltre il finestrino dell'auto. L'aria si fa improvvisamente pesante, lui sembra essere assorto da chissà quali pensieri, ma non chiedo, non voglio intromettermi in cose che non m'interessano realmente. Non metto in dubbio che abbia sofferto, e rivangare il passato non penso che possa fargli del bene, anzi.

<<Arrivati>> prorompe facendo fermare l'auto.

Guardo il locale e tutta la gente che aspetta fuori, e se solo penso che anche io ero spensierata come loro fino a qualche tempo fa mi viene da ridere. Pensavo che la mia vita fosse perfetta, innamorata del mio migliore amico, ottimi voti a scuola, un padre e una madre amorevoli e su cui potevo contare. Ironico come tutto questo sia ben lontano dalla realtà, insomma so che posso contare su mamma e papà e posso sempre recuperare i miei voti a scuola, ma il resto? Come lo gestisco?

Mi avvio verso l'ingresso con Nicholas al mio fianco e quando noto lo sguardo sognante di tutte le donne e ragazzine mentre passiamo mi scappa un risolino.

<<Amici intesi?>> mi dice mentre ammicca qua e là promettendo con gli occhi cose che sa perfettamente di non mantenere.

<<Ricorda Nick, non sono io che devo riportarti a casa>> gli dico prima di avviarmi verso il bancone. Ordiniamo i nostri drink e brindiamo a questa nuova "amicizia".

<<Andiamo a ballare>> urla in maniera tale da sovrastare la musica, annuisco e ci facciamo strada verso la pista.

Balliamo insieme davvero per poco tempo, perché appena una mora decisamente poco vestita si avvicina il mio caro zietto mi molla al centro della pista e se ne va chissà dove a fare chissà cosa. Sorrido e continuo a muovermi a ritmo della musica e quando sento la gola secca ritorno indietro fino al bancone ordinando un altro drink, ma la strada mi viene sbarrata da un ragazzo che mi sorride malizioso lo guardo seria e cerco di aggirarlo, ma, evidentemente lui non è del mio stesso avviso perché appena sto per superarlo mi afferra il polso <<Balliamo>> mi dice all'orecchio <<No>> rispondo, e quando cerco di strattonare la presa lui si fa più vicino, fa per parlare ma i suoi occhi si spalancano non appena guarda oltre le mie spalle ma non faccio in tempo a voltarmi perché vengo trascinata lontana da quel ragazzo, lontana dalla pista e lontana dal bar. Esattamente vengo portata fuori.

<<Nicholas>> cerco di dire, ma quando mi fermo non è mio zio che mi trovo davanti

<<Nicholas? Dovrei sapere chi è?>> Dio la sua voce, è l'ultima che avrei voluto sentire eppure i brividi sono gli stessi.

<<E tu che ci fai qui?>>

<<Dovrei essere io a chiederti cosa ci fai qui, e chi è Nicholas>>

Gli occhi di Alec mi scrutano attentamente, scendono piano lungo la mia figura e i miei, fanno altrettanto. La preoccupazione che attraversa il suo viso mi fa sorridere, teme che io possa fare qualcosa di sciocco e avventato e il fatto che io abbia nominato un nome maschile ha acceso in lui tutti i campanellini d'allarme.

<<Come? Sai così tante cose di me e non sai chi è Nicholas?>> non posso fare a meno di utilizzare un tono tagliente e canzonatorio, sebbene tutto di lui mi procuri dei brividi piacevoli non riesco a sorvolare sul fatto che lui sapeva tutto e mi ha mentito per tanto tempo.

Mi guarda a lungo, non so quantificare il lasso di tempo che impiega prima di rispondere, ma quando sta per rispondere un suono agghiacciante ci fa pietrificare sul posto. 

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