Era una fredda mattina di dicembre, il cielo di Busan era ricoperto da un'infinità di nuvole che coprivano completamente la poca luce del mattino era tutto ricoperto da uno strato sottile di brina, faceva molto freddo.
Le strade erano illuminate solo dai lumini di Natale che coloravano la città, in quelle fredde viuzze c'era solo un ragazzo che camminava a passo veloce verso il bar che avrebbe aperto di lì a poco. Indossava un enorme cappotto che gli arrivava alle ginocchia con una sciarpa avvolta intorno al collo, guanti e una berretta di lana nera, che nascondeva i suoi capelli scuri come la notte.
Il ragazzo infreddolito con le guanciotte tutte arrossate, amava quell'atmosfera ormai natalizia che avvolgeva la sua città, sperava solo in un'imminente nevicata...adorava la neve, amava osservarla dalle vetrate della sua stupenda baita con una bella cioccolata calda davanti al caminetto acceso. Sapeva benissimo di essere totalmente diverso dalla maggior parte dei suoi coetanei che si divertivano ad uscire e divertirsi in pub, discoteche...lui preferiva di più la solitudine della sua casa con i suoi libri e il suo gatto calico che gli teneva compagnia.
Pensando e ridendo tra sé, ricordando il suo gattino e le marachelle che combinava, arrivò davanti al piccolo bar e con le mani tremanti dal freddo riuscì a sollevare la saracinesca e ad infilare le chiavi per aprirlo. Andò subito dietro il bancone, accese il forno per infornare le brioches e si spogliò dei suoi abiti infilandosi subito un grembiule nero che gli copriva il maglioncino nero dal collo alto.
Lavorava ormai in quel bar da circa tre anni, lo apriva alle sei di mattina e stava fino alle nove, per poi recarsi all'università lì vicino. Frequentava il corso di letteratura, era in ritardo rispetto ad altri suoi coetanei che si erano laureati già da un anno, ma a lui poco importava. Aveva dovuto prendersi un anno sabbatico per accudire sua nonna, la sua unica parente che lo aveva cresciuto come un figlio, non avrebbe mai potuto abbandonata in un istituto per seguire gli studi, anche se quest'ultima si lamentava sempre con lui dicendogli di non stare dietro ad una vecchia, ma di pensare a sé stesso, lui non l'aveva fatto gli era stato vicino fino all'ultimo.
Sorrise mentre ricordava il volto di sua nonna, era mancata circa un anno prima tra le braccia del suo adorato nipote facendosi promettere che sarebbe stato felice e che avrebbe sempre inseguito i suoi sogni e che avrebbe amato sempre con il cuore e mai con la ragione. Era una donna stupenda che non lo aveva mai giudicato, ma solo amato. Sospirò pesantemente e decise di darsi una mossa a finire le ultime cose.
Il bar era avvolto da un'atmosfera natalizia, era stato addobbato dalla sua collega maniaca del Natale, era pieno di luci e all'angolo c'era persino un bellissimo albero di Natale con palline rosse ed oro, avvolto da tante lucine che brillavano a intermittenza. Ogni tavolo aveva una tovaglia rossa con un centrotavola a tema natalizio.
Erano ormai le sette e fra poco sarebbero arrivati i primi studenti, quasi tutti ormai clienti abituali che prima di recarsi in università si lasciavano coccolare da quelle calde mura e dalle fumanti tazze di cappuccino che il moro sapeva preparare alla perfezione decorandoli magnificamente. Quando Jimin era di turno la mattina, il bar era sempre più affollato, non solo perché faceva il miglior cappuccio del quartiere, ma anche perché la sua bellezza eterea attirava molte ragazze che lui ignorava spudoratamente, primo perché non aveva la minima intenzione di intraprendere una relazione e secondo lui era semplicemente gay e non lo aveva mai nascosto, ma nonostante questo riponevano sempre la speranza che cambiasse idea e si innamorasse di una di loro.
Sentì la porta aprirsi e il suo sguardo si posò sulla figura appena entrata e, spontaneamente, le sue stupende labbra si allargarono in un sorriso accogliendo quel ragazzo che da due mesi circa arrivava puntuale tutte le mattine sedendosi al bancone per prendere il suo cappuccio chiaro e la brioches alla marmellata.
"Ciao, Jimin" lo salutò il ragazzo sorridendo.
"Buongiorno, Jungkook" lo salutò "Il solito?" chiese, mentre si girò per preparargli la colazione.
"Stamattina fa più freddo del solito. Sento odore di neve nell'aria...amo la neve!" conversò il corvino mentre sorseggiava la sua bevanda. Ormai era un cliente abituale, era arrivato per caso in quel bar due mesi prima e da lì non lo aveva più abbandonato e la ragione principale era quel bellissimo ragazzo dietro il bancone che solo con il suo sorriso raggiante lo caricava per tutta la giornata.
Non erano amici, non parlavano mai di sé stessi, si salutavano, si scambiavano due parole sul tempo e basta, ma a Jungkook andava bene così per il momento bastava vedere quella figura angelica, anche se il suo desiderio più grande era scoprire tutto di lui e diventare suo amico o, perché no, qualcosa di più.
"Ciao Jimin, scappo il lavoro mi chiama. Ci vediamo domani mattina. Buona giornata" lo salutò il corvino alzandosi dallo sgabello e uscendo dal bar regalando un sorriso sincero al moro.
Jimin, invece, sapeva benissimo chi era quel ragazzo. Aveva sentito parlare spesso di lui dalle sue clienti, erano rapite dalla sua bellezza e si sa che quando le ragazze ci si mettono, possono sapere anche il numero di scarpe che porti.
Era un giornalista alle prime armi, lavorava nel giornale locale ed era un ragazzo molto curioso e, a detta delle sue clienti, era una persona determinata che non si fermava davanti a niente e nessuno per raggiungere i suoi obiettivi e scrivere i suoi articoli. Ma queste erano solo voci e supposizione che però al moro facevano paura lo stesso.
Jimin osservò la porta dalla quale era appena uscito il corvino con malinconia, gli piaceva molto quel ragazzo, avrebbe tanto voluto conoscerlo meglio...peccato che era un fottuto giornalista e lui... odiava profondamente i giornalisti.

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Una storia da raccontare
FanfictionJimin un ragazzo normale, uno scrittore di successo denominato "Lo scrittore fantasma" perchè nessuno conosce la sua identità...ama la solitudine e vive in una baita immersa nella natura. Odia profondamente i giornalisti. Jungkook un giornalista all...