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Jimin, quella sera, se ne andò anche lui poco dopo con la scusa che era molto stanco e che l'indomani aveva il turno la mattina presto al bar, cosa che effettivamente era vera.

Quella mattina Jungkook non si presentò, come sua abitudine ormai da circa un mese, al bar per fare colazione e nemmeno nei giorni seguenti.

Jimin anziché esserne felice era infastidito e deluso da quello stupido ragazzino infantile che se l'era presa così tanto e che, a parere suo, si stava comportando come un bambino.

Nonostante il moro pensasse ciò di lui, aveva il bisogno di vederlo e di sapere che stava bene e che non era arrabbiato con lui...il motivo? Nemmeno lui lo sapeva o forse, semplicemente, non voleva ammettere a sé stesso che in fondo quel giornalista tanto curioso non gli era proprio così indifferente.

Quel pomeriggio, appena tornò a casa, contattò Tae al telefono e gli chiese se per caso poteva chiedere a Yoongi, senza destare sospetti e senza fare il suo nome, se Jungkook stava bene.

I due ragazzi, dalla serata al pub, si erano tenuti in contatto e stavano diventando persino buoni amici, nonostante il carattere ombroso di Yoongi, ma Tae aveva imparato in poco tempo a gestirlo e a sconvolgerlo con la sua straordinaria personalità alquanto strana ma al tempo stesso seducente e solare.

Il pomeriggio stesso, Jimin, stava sorseggiando la sua cioccolata calda davanti al fuoco sul divano avvolto in una morbida coperta leggendo un libro, quando all'improvviso il suo telefono iniziò a squillare.

Era un numero che non era nella sua rubrica e ci mise qualche secondo indeciso se rispondere o meno, ma alla fine optò per rispondere, al massimo era sempre in tempo a interrompere la comunicazione.

"Pronto"

"J-Jimin?" chiese la persona dall'altra parte con una voce insicura e intimorita.

"J-Jungkook..." dichiarò il moro, appena riconobbe la voce del ragazzo che continuava ad occupare i suoi pensieri. Il suo cuore iniziò a martellare nel petto così forte che aveva paura che Jungkook lo sentisse. Aveva mille domande nella sua testa...chi gli aveva dato il suo numero e perché lo stava chiamando? Ma forse non gli importava veramente delle risposte, era talmente preoccupato per non averlo visto in quei giorni, che anche il fatto che fosse un giornalista era passato in secondo piano. Si riprese immediatamente e attaccò il ragazzo con le domande.

"Jungkook...come stai? Perché non ti sei fatto vedere al bar in queste mattine? Sei arrabbiato con me o ti sei ammalato?"

Dall'altra parte ci fu un piccolo sospiro, seguito da una lieve risata.

"Se sapevo che ammalarmi ti avrebbe fatto preoccupare, avrei cercato un modo per farlo prima" rispose il corvino che in quel momento era davvero felice di aver avuto il numero di Jimin e che il diretto interessato si fosse anche preoccupato per lui.

"Sei stato male? E perché cavolo non me lo hai detto? Io pensavo fossi arrabbiato con me...aishhh...non importa, come stai ora?" tagliò corto.

"Sto meglio, sono ancora febbricitante, ma i ragazzi si sono presi cura di me e non potevo dirtelo semplicemente perché non avevo il tuo numero. Me lo ha dato solo oggi Yoongi perché Tae lo ha minacciato dicendogli che se non mi dava il tuo numero e non mi costringeva a chiamarti, lo avrebbe messo nel tritaverdure...testuali parole"

Jimin rimase senza parole, non sapeva se amare il suo migliore amico in quel preciso istante o massacrarlo lentamente facendolo soffrire.

"I-io...io n-non ero preoccupato così tanto" sussurrò a bassissima voce il moro. Talmente imbarazzato che davvero non sapeva più cosa dire.

"Ehi Jimin, non ti preoccupare, ho imparato a conoscere il tuo migliore amico dai racconti di Yoongi e poi ha trascorso qui da noi due serate ed è un tipo talmente strambo ma al tempo stesso affascinante che è impossibile prendersela con lui. Persino Yoongi... è la prima volta che io e Hobi lo vediamo tacere e rimanere senza parole" continuò Jungkook ridendo talmente forte, immaginandosi la sera in cui Tae aveva messo a tacere quel musone del suo amico, che fu preso da un attacco di tosse forte che lo lasciò senza respiro per un attimo.

"Kook stai bene? Accidenti...hai una tosse fortissima, sei andato dal medico?" chiese preoccupato Jimin senza più nasconderlo.

"Si, non ti preoccupare, oggi sto molto meglio. Senti Jimin...mi dispiace..." esclamò all'improvviso Jungkkok, stupendo il moro che non aveva la minima idea a cosa si riferisse.

"Per cosa?"

"Per aver invaso la tua privacy quel giorno. Mi dispiace davvero tanto, non era mia intenzione metterti a disagio. Non mi importa se non vuoi aiutarmi nella ricerca dello scrittore fantasma...non sono stupido, sono un giornalista Jimin e osservo molto le persone e ho capito che se non mi vuoi aiutare...ci sarà una motivazione plausibile a ciò, ma sai cosa? Sono un ragazzo determinato ad ottenere tutto ciò che voglio e questo obiettivo me lo ero imposto molto prima di diventare ufficialmente un giornalista, perché Su Ho è il mio scrittore preferito e volevo davvero conoscere la sua vera identità per me, ma non se devo perdere la tua amicizia..." sospirò Kook.

"C-Che c-cosa i-intendi Jungkook?" chiese balbettando e immobilizzandosi sul divano dal panico che lo stava assalendo...sentiva il cervello esplodere e il cuore martellargli nel petto talmente forte che si rese conto che stava avendo un nuovo attacco di panico...al telefono...con Jungkook...il giornalista...

"Jimin...Jimin...che succede? Cazzo...Jimin che hai...ti sento respirare forte Jimin...rispondimi...merda che ti succede? " 

Una storia da raccontareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora