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Appena i ragazzi se ne andarono, Jimin prese per mano il suo ragazzo e lo condusse in bagno.

"Adesso ci facciamo una bella doccia e ci infiliamo sotto le coperte e ti faccio molte coccole. Stasera sarò io ad occuparmi di te" disse dolcemente il moro, vedendo che l'umore di Kook era davvero sottoterra.

Quest'ultimo non ribadì per niente, si arrese all'evidenza di aver bisogno di Jimin e del suo calore. Si fece condurre in doccia, si fece coccolare e lavare senza fiatare. L'unica cosa che voleva era godere di tutto questo e lasciarsi andare...solo per stasera...solo per stasera voleva essere debole e fragile...e Jimin era l'unica persona che avrebbe vissuto questa sua fragilità.

Si misero a letto e Jimin prese fra le braccia il suo uomo, non c'era bisogno di parlare. Entrambi si stavano godendo uno l'essenza dell'altro, accarezzandosi, baciandosi e sussurrandosi parole dolci fino a quando entrambi caddero nelle braccia di morfeo.

La mattina dopo si svegliarono nelle stesse posizioni della sera precedente. L'umore di Kook era leggermente migliorato ed era pronto per il colloquio con il padre di Nam.

Si vestirono in fretta e raggiunsero i loro amici nella casa a fianco per fare colazione tutti insieme. Kook, doveva ammettere, che il trovarsi insieme a quegli scalmanati lo fece stare meglio e quando arrivò il momento di andare insieme a Nam, aveva il cuore più leggero e la grinta per affrontare di nuovo quei dolorosi ricordi.

"Mi raccomando, stai tranquillo. Io ti aspetterò a casa" gli sussurrò Jimin prima di dargli un bacio accompagnato da un meraviglioso sorriso.

Appena la macchina, che ospitava Nam e Kook, si allontanò Jimin salutò i suoi amici e si diresse a casa dove si rifugiò nella sua stanza. Si mise a scrivere cercando di concentrarsi il più possibile anche se la sua mente era altrove. Dopo vari tentativi decise di abbandonare la scrittura, prese in braccio il suo gatto e andò in soggiorno accoccolandosi insieme a lui davanti al piccolo fuoco appena acceso.

Non aveva molta voglia di stare con gli altri e non aveva nemmeno voglia di scrivere, si sentiva solo ed era estremamente in ansia per Kook. Sapeva benissimo che il suo ragazzo era in gamba e che era in buone mani, ma ancora non riusciva a capacitarsi di quanto aveva sofferto quel ragazzo.

Mentre pensava a tutto questo, gli squillò il telefono e dall'altra parte c'era proprio la persona a cui stava pensando. Rispose con trepidazione ma senza nascondere un lieve sorriso nel vedere il nome di Kook.

"Ciao amore mio, ti sto chiamando per dirti che sta andando tutto bene. Non preoccuparti, sono persone stupende, soprattutto il padre di Nam. Ti volevo avvisare che torniamo verso sera perché mi hanno invitato a pranzo e dopo ho ancora un colloquio con altre persone...volevo solo rassicurarti perché ti conosco e sono sicuro che te ne stai chiuso in casa da solo a farti mille seghe mentali"

"Non è vero...io stavo..." sussurrò Jimin colto in fragrante.

"Jimin" lo interruppe subito il corvino "Ti conosco piccolo, stai tranquillo. Guai a te se non vai a pranzo dai ragazzi, ti controllo sappilo. Ora devo andare, ci vediamo stasera e piccolo..."

"Si" rispose il moro.

"Ti amo" disse semplicemente Kook, facendo venire subito il magone a Jimin.

"Anche io, non ti puoi immaginare quanto. A stasera" concluse la telefonata il moro, che si accasciò sul divano con un sospiro liberatorio da tutta la tensione accumulata. Decise di andare a lavorare un po' al suo capitolo e poi di recarsi a pranzo dai ragazzi, anche perché era sicuro che Kook aveva già provveduto a chiamare Jin per venirlo a prendere.

Una storia da raccontareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora