"Cristo Jimin...f-fermiamoci...a-aspetta piccolo" riuscì a bloccarlo con molta fatica il corvino, prendendolo per le spalle e staccandolo dal suo corpo.
"Oh, scusami...mi dispiace" rispose immediatamente Jimin, alzandosi subito dalle gambe di Kook e fissandolo con imbarazzo e preoccupazione, ma con un velo di astio "Non pensavo ti stesse così dispiacendo da fermarmi, ma se non volevi giocare, potevi fermare il gioco all'inizio"
"Ehi, calmati tigre. Jimin vieni qui, non te ne andare via. Fermati idiota..." lo rincorse in cucina bloccandogli il polso spingendolo bruscamente verso la parete.
"Mi dispiace" sospirò il corvino, capendo solo ora che aver fermato quel momento era stato l'errore più grosso che poteva fare, soprattutto vedendo l'espressione afflitta del moro che non riusciva nemmeno a guardarlo negli occhi.
Gli prese il mento e gli sollevò il viso in modo da poterlo guardare dritto negli occhi, stava soffrendo, aveva gli occhi lucidi e l'espressione corrucciata.
"Jimin, guardami. Hai ragione, ho sbagliato a fermarti...ma...vieni sul divano che ne parliamo. Ti prego" lo supplicò.
"Non ne ho la minima intenzione, Kook. Ho capito benissimo che ti piace provocarmi e giocare con me. Volevi vedere se avessi reagito alle tue provocazioni? Beh, eccoti accontentato. Ora sai benissimo che il mio corpo ti brama, che se fosse stato per me su quel fottuto divano avremmo fatto del buon sesso. E' questo che volevi sapere?" urlò Jimin, incazzato con se stesso per essere cascato di nuovo nella trappola del viso dolce e timido che avevano la maggior parte dei ragazzi che da lui volevano solo sesso. Credeva davvero che Jungkook fosse diverso, sperava davvero che questa volta poteva finalmente lasciarsi andare, ma si era sbagliato. Di nuovo!
Strattonò il braccio di Kook che lo stava tenendo e uscì di casa, sbattendo la porta e lasciando Kook senza parole, con il viso teso e l'angoscia nel cuore.
Fu così che lo trovo Tae, quando dopo un'ora varcò la soglia di casa del moro. Sapeva già quello che era successo perché Jimin era corso a casa loro trovando conforto sia nelle braccia della loro madre che nelle coccole di Jin che quando si trattava di vedere i suoi due cuccioli piangere, non badava a spiegazioni o altro, si infuriava e malediceva chi gli aveva fatto del male. In questo caso, Jin voleva addirittura correre a prendere a sberle Kook, ma per fortuna Tae, nonostante il suo essere strambo, era la persona più coerente che c'era ed insieme alla madre avevano calmato Jin e poi si erano fatti raccontare bene cosa era successo.
"Vado da Kook. Jimin, io ti voglio un bene dell'anima, ma credo che stavolta hai davvero frainteso il comportamento di Kook e non gli hai nemmeno dato la possibilità di spiegarsi" lo rimproverò Tae appoggiato dalla madre e guardato invece male dal fratello "E tu, smettila di prendere le nostre parti senza prima aver sentito le due campane, idiota" insultò Jin scappando fuori di casa prima di essere aggredito, giustamente, da quella furia di suo fratello per averlo insultato, ma qualcuno doveva far ragionare quei due idioti.
"Ciao Kook" si avvicinò al divano, dove il corvino era seduto a gambe incrociate, tenendosi la testa fra le mani. Il suo viso era rigato da lacrime ed era tutto arrossato, sia per la febbre, sia per l'imbarazzo di avere vicino Tae, un'altra persona che lo avrebbe insultato di sicuro.
Lo sentì sedersi accanto a lui, ma non alzò la testa, anzi si nascose ancora di più.
"Kook...come stai?" chiese Tae con tono dolce.
"Ho fatto una cazzata, lo so" sospirò pesantemente, sentendo le lacrime scendere senza sforzo dalle sue guance.
"Smettila Kook, non hai fatto niente di male"
"Ma come Tae, lo hai visto Jimin? E' distrutto per colpa mia, sono stato un'idiota. Ho iniziato io, l'ho provocato e poi mi sono ritirato come un deficiente. Non posso biasimarlo se non mi vuole più vedere, sono stato davvero un coglione"
"Adesso basta, lo so benissimo cosa è successo. Jimin è corso da noi e ci ha raccontato tutto" ammise Tae, facendo arrossire Kook per l'imbarazzo "Ma sono convinto che la motivazione per la quale ti sei fermato è un'altra. Ti ho visto come lo guardi e ho parlato con Yoongi ed entrambi siamo convinti che Jimin sia diventato una persona importante per te. E'così?" gli chiese Tae, conoscendo già la risposta.
"Si" ammise Kook, alzando finalmente il volto devastato e guardando negli occhi Tae "Lo amo...credo di averlo amato fin dalla prima volta che l'ho visto, ma non ho mai creduto al colpo di fulmine. Nella mia vita non ho mai avuto tempo di fermarmi a pensare all'amore, sono cresciuto da solo e ho sempre contato solo ed unicamente su me stesso. Ho sempre avuto vicino i ragazzi, ma non ho mai chiesto loro aiuto o altro, volevo essere semplicemente io un appoggio per loro. Io me la cavavo da solo. Ma quando ho visto Jimin la mia sicurezza ha iniziato a vacillare...andare in quella caffetteria era diventato un bisogno, non potevo farne a meno e se non trovavo Jimin la mattina di turno, la mia giornata diventava pessima. Tutta la mia sicurezza del sapermela cavare da solo è stata sgretolata da quel faccino che tutte le mattine mi regalava un sorriso meraviglioso...lì ho capito che la mia vita poteva dipendere da quella persona e tutto mi è crollato addosso"
"Si vede che gli vuoi un gran bene e avevamo capito che c'era qualcosa di più. Yoongi ti ha visto cambiato nell'ultimo periodo. Mi ha detto che ti ha visto più sereno, come non ti vedeva da anni"
"Ahh, parla troppo quell'idiota" sorrise Kook.
"Mi ha anche detto quello che hai fatto per Jimin" confessò Tae, vedendo l'espressione confusa di Kook che non capiva a cosa si riferisse "Mi ha detto che hai rifiutato il pezzo sullo scrittore fantasma"
"Ah, quello. Beh...si l'ho rifiutato" sospirò, appoggiandosi al divano distrutto e senza forze. Non aveva più voglia di parlare, non aveva più voglia di piangere, non aveva più voglia di ascoltare nulla...voleva solo Jimin, voleva tenerlo fra le braccia e farsi cullare da lui. Per la prima volta nella sua vita, voleva lasciarsi completamente andare tra le braccia di qualcuno, voleva affidargli la sua vita anche solo per un secondo.
"Sì, l'ho rifiutato e di conseguenza ho rifiutato una promozione, ma non me ne sono pentito. Ho capito che la situazione è delicata per Jimin, non sono scemo. Credo di aver intuito qualcosa, ma aspetterò che sia lui a parlarmene, sempre che vorrà di nuovo farlo" concluse con un tono fiacco e stanco, il magone gli stava di nuovo prendendo lo stomaco e fece una cosa che non credeva mai avrebbe fatto nella sua vita.
"Tae, mi puoi fare un favore?" lo supplicò Kook con ormai le lacrime agli occhi.
"Certo Kook, chiedi pure"
"Lo so che quello che ti sto chiedendo è molto e credimi che per me è davvero ancora più difficile chiedertelo, ma ho bisogno di lui" confessò tra le lacrime.
"Basta piangere Kook, dimmi quello che devo fare e lo farò. Smettila di autocommiserarti, non hai fatto nulla di male. Qualsiasi sia la motivazione che ti ha fermato sono sicuro che lo hai fatto solo per il suo bene" lo rassicurò Tae, massaggiandogli dolcemente la schiena.
"Tae" lo chiamò disperato, alzando la testa e guardandolo negli occhi "Portami Jimin, ho bisogno di lui, ho bisogno Di sentire le sue braccia intorno al mio corpo, ho bisogno di sentire la sua voce.
Tae che non aveva mai visto nulla di più tenero, si alzò dal divano scompigliando i capelli di quel piccolo coniglietto, tanto forte ma con un cuore dolcissimo. Gli sorrise e annuendo uscì di casa per dirigersi da quel piccolo delinquente di un mochi per compiere la sua missione. Lo avrebbe trascinato di forza se fosse stato necessario, ma era sicuro che dopo aver sentito le ultime parole che Kook aveva detto, sarebbe corso da lui.

STAI LEGGENDO
Una storia da raccontare
FanficJimin un ragazzo normale, uno scrittore di successo denominato "Lo scrittore fantasma" perchè nessuno conosce la sua identità...ama la solitudine e vive in una baita immersa nella natura. Odia profondamente i giornalisti. Jungkook un giornalista all...