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Che cosa gli fosse passato per la testa in quel momento a Jimin, nessuno lo sapeva, nemmeno lui stesso.
L'unica cosa che Jimin sapeva era che, dopo anni, si sentiva vivo e se questo dipendeva da quel ragazzo voleva solo avere l'occasione di scoprirlo, perché la sensazione di stare bene non la sentiva da molti anni ed era sicuro che quegli occhi da cerbiatto non lo avrebbero mai tradito.
Jimin prese il porridge che gli diede in mano Jin e si apprestò ad andare in salotto per far mangiare quella testa calda e per dargli la notizia che da quella notte si sarebbe trasferito da lui, in modo tale che nel giro di una settimana si sarebbe ripreso bene.
"No, assolutamente no. Tu sei completamente pazzo, mi odiavi fino ad un secondo fa e ora mi stai proponendo di venire a dormire a casa tua, di invadere i tuoi spazi e di stare con te ventiquattro ore su ventiquattro...non mi sembra una buona idea" mormorò Jungkook stranito da quell'assurda proposta che non avrebbe mai accettato.
"A me non importa se la cosa ti può sembrare strana, tu da stasera verrai con me. A costo che ti carichiamo in macchina. Tanto non puoi fare nulla, non hai nemmeno la forza di tenere sollevato il cucchiaio per mangiare il porridge" lo sfidò Jimin.
"Mi dispiace per il vostro amico, ma credetemi che ha trovato pane per i suoi denti. Se Kook è testardo, non potete nemmeno immaginare quanto lo è quel piccoletto, non fatevi mai confondere da quel viso d'angelo, se vuole qualcosa diventa un diavolo e se si incazza correte ai ripari amici miei" sussurrò Tae agli altri ragazzi che erano nascosti dietro la porta della cucina sbirciando la situazione in salotto, senza farsi vedere.
"Facciamo una scommessa, se tu riesci a mangiare da solo tutto il porridge senza aver bisogno di me, allora puoi rimanere qui. In caso contrario verrai senza fare storie a stare a casa mia finchè non guarisci completamente e questo significa finchè il medico non ci darà l'ok" propose Jimin, sfidandolo con lo sguardo.
"Ci sto, ti ringrazio molto per la tua offerta, ma io me la sono sempre cavata da solo, non sarà una leggera tosse e della stupida febbre a fermarmi" borbottò Kook sotto lo sguardo derisorio di Jimin, mentre cercava di sollevare il cucchiaio per portarselo alla bocca.
Non riusciva a capire perché faceva così tanta fatica a sollevare uno stupido cucchiaio...ci stava mettendo troppo ed aveva le lacrime agli occhi dallo sforzo sovrumano che stava facendo.
"Dammi qua, stupido" disse teneramente Jimin, prendendogli il cucchiaio dalle mani "Ascolta, non stai bene, non hai nemmeno le forze per sollevare un cucchiaio, vieni da me. Ti prego, dammi la possibilità di chiederti scusa e di aiutarti" lo supplicò.
"N-non ce n'è b-bisogno Ji-jimin. Non voglio la tua pietà, me la posso cavare e poi ci sono Yoongi e Hobi qui" asserì il corvino, rimanendoci male per la frase che aveva detto Jimin.
"Idiota, non lo faccio per pietà. Non sono proprio quel tipo di persona. Lo faccio per farmi perdonare e perché lo voglio. Dammi la possibilità di conoscerti per quello che sei veramente, dammi la possibilità di fidarmi di te" sputò Jimin tutto d'un fiato.
"Perché? Perché ti interessa tanto la mia opinione, quando mi hai evitato e ti ho pure fatto stare male. Perché?" chiese Kook, non riuscendo proprio a capire quel ragazzo che di coerenza ne aveva ben poca.
"Perché dopo anni, sei l'unica persone che è riuscita a farmi sorridere di nuovo" ammise sinceramente Jimin, fissando i suoi occhi in quelli del corvino. Il loro sguardo era talmente intenso che rimasero per alcuni minuti immobili a fissarsi, prima che Kook annuisse debolmente facendo spuntare di nuovo uno stupendo sorriso a quel ragazzo tanto complicato, ma tanto bisognoso d'amore.
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Una storia da raccontare
FanfictionJimin un ragazzo normale, uno scrittore di successo denominato "Lo scrittore fantasma" perchè nessuno conosce la sua identità...ama la solitudine e vive in una baita immersa nella natura. Odia profondamente i giornalisti. Jungkook un giornalista all...